Il 22 maggio 1939 il Regno d’Italia e la Germania nazista stipulano il patto d’acciaio firmato dai rispettivi Ministri degli Esteri Galeazzo Ciano e Joachim von Ribbentrop. Questo accordo fu accolto con grande entusiasmo dalla stampa: “amicizia indefettibile fra i nostri due popoli”.
Scrive Ciano nel suo diario, a pochi giorni dalla sua esecuzione nel gennaio del 1944: “La tragedia dell’Italia ha avuto inizio nell’agosto 1939. Di mia iniziativa, andai al Quartier Generale di Hitler a Salisburgo e mi trovai improvvisamente di fronte alla fredda e cinica determinazione germanica di provocare il conflitto. L’alleanza tra Italia e la Germania era stata firmata nel maggio. Io mi ero opposto, adoperandomi in tutti i modi per ritardare un tale passo, o per lo meno renderlo inefficace. Non c’era ragione, d’altra parte, a mio avviso, di legarsi per la vita e per la morte al destino della Germania nazista. Io avevo favorito, è vero, una politica di collaborazione, a causa della nostra posizione geografica, perché noi possiamo e dobbiamo detestare, ma non ignorare che ottanta milioni di tedeschi gravano brutalmente sul cuore dell’Europa. La decisione di cementare l’alleanza fu presa improvvisamente da Mussolini, mentre io mi trovavo a Milano con Ribbentrop. Parecchi giornali americani avevano pubblicato che la metropoli lombarda aveva accolto il Ministero degli Esteri del Reich con palese ostilità, e questa fu una prova del diminuito prestigio personale di Mussolini. Egli era in stato di collera. Per telefono m’ordinò di accettare le richieste tedesche per un’alleanza, che io avevo tenuto in sospeso per oltre un anno e speravo di mandare ancora per le lunghe. Nacque così il “Patto d’acciaio”. Questa decisione, che doveva poi avere tanta disastrosa influenza sulla vita e l’avvenire del popolo italiano, è dovuta esclusivamente a una dispettosa reazione del dittatore a certe affermazioni avventate e senza fondamento di alcuni giornali stranieri”.
In realtà Mussolini è preoccupato perché successivamente al Patto d’Acciaio i nazisti gli garantiscono che non vogliono fare la guerra per il momento, ma lui comincia a non essere più così sicuro. L’Italia del 39’ è completamente priva di risorse, sfiancata dalla guerra d’Etiopia e dall’intervento in Spagna dalla parte di Franco, poi vincitore della guerra civile. Nonostante l’esito positivo, le guerre costano delle cifre altissime e il bilancio italiano ne risente molto, entrare in una guerra mondiale in questa condizione sarebbe difficile da sostenere.
Galeazzo Ciano, Ministro degli Esteri nonché genero di Mussolini, ai primi di agosto scrive sul suo diario: “è venuto il momento di vedere come stanno le cose: il gioco è troppo grosso”. L’11 agosto Ciano vola in Germania, viene mandato da von Ribbentrop con l’incarico di spiegarli che fare una guerra in quel momento sarebbe una follia. Sulla questione della Polonia il Ministro del Regno chiede al suo pari: “volete Danzica?”. von Ribbentrop risponde: “ormai non più, vogliamo la guerra”. Successivamente, durante il ricevimento, Ciano si avvicina a un suo collaboratore e gli dice all’orecchio: “siamo alle botte”.
Ciano, preoccupato, si domanda se i tedeschi hanno preso in considerazione il probabile intervento di Inghilterra e Francia e come intendono affrontarle. Ma Ribbentrop è sicuro, non oseranno intervenire, la Germania invaderà la Polonia e avrà campo libero. È una scommessa sul non intervento delle potenze occidentali, come nel 1914, quando la Germania del Kaiser Guglielmo invase il Belgio sicura di non subire conseguenze da parte dell’Inghilterra. Questa volta la scommessa la fanno davvero: von Ribbentrop propone a Ciano di scommettere, se l’Inghilterra e la Francia fossero rimaste fuori allora l’Italia avrebbe donato alla Germania un quadro rinascimentale, in caso contrario la Germania avrebbe regalato all’Italia una collezione di armi antiche tedesche. Ma Ribbentrop è sicuro: “faremo la guerra e non diventerà una guerra mondiale, perché la Francia e l’Inghilterra non oseranno intervenire”.
Ciano torna a Roma ed è ormai chiaro che i nazisti stanno per invadere la Polonia, nonché che Hitler si aspetta che l’Italia fascista, come dichiarato nell’adunata di Berlino del 1937 da Mussolini, marci con il proprio alleato fino in fondo. Ma il Fuhrer non sa che l’Italia è pronta a tenersi fuori per evitare catastrofi imminenti data la debolezza dell’esercito. Quando finalmente il Duce si fa avanti e confessa la totale impreparazione del suo paese i tedeschi prima storcono il naso, poi se lo fanno andare bene a patto che la neutralità dell’Italia non venga sbandierata troppo in giro.
Il 1° settembre 1939 la Germania invade la Polonia facendo scoppiare quel tremendo conflitto che per sei anni ha mostrato le più grandi atrocità della storia umana. l’Italia vi entrerà circa un anno dopo quando durante il famoso discorso di Piazza Venezia del 10 giugno 1940, Mussolini annuncia che “La dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli ambasciatori di Gran Bretagna e di Francia”. Fu “l’ora delle decisioni irrevocabili” che portò Mussolini e il regime fascista alla caduta.
Bibliografia:
-Alessandro Barbero, Come scoppiano le guerre: la seconda guerra mondiale, Festival della mente, 2014
-Il tempo, I diari di Galeazzo Ciano: un documento d’accusa, 2014