1

Settembre
1 Settembre 2022

CIA­NO E RIB­BEN­TROP: UNA SCOM­MES­SA FATA­LE

0 CommentI
172 visualizzazioni
6 min

Il 22 mag­gio 1939 il Regno d’Italia e la Ger­ma­nia nazi­sta sti­pu­la­no il pat­to d’acciaio fir­ma­to dai rispet­ti­vi Mini­stri degli Este­ri Galeaz­zo Cia­no e Joa­chim von Rib­ben­trop. Que­sto accor­do fu accol­to con gran­de entu­sia­smo dal­la stam­pa: “ami­ci­zia inde­fet­ti­bi­le fra i nostri due popo­li”. 

Scri­ve Cia­no nel suo dia­rio, a pochi gior­ni dal­la sua ese­cu­zio­ne nel gen­na­io del 1944: “La tra­ge­dia del­l’I­ta­lia ha avu­to ini­zio nel­l’a­go­sto 1939. Di mia ini­zia­ti­va, andai al Quar­tier Gene­ra­le di Hitler a Sali­sbur­go e mi tro­vai improv­vi­sa­men­te di fron­te alla fred­da e cini­ca deter­mi­na­zio­ne ger­ma­ni­ca di pro­vo­ca­re il con­flit­to. L’al­lean­za tra Ita­lia e la Ger­ma­nia era sta­ta fir­ma­ta nel mag­gio. Io mi ero oppo­sto, ado­pe­ran­do­mi in tut­ti i modi per ritar­da­re un tale pas­so, o per lo meno ren­der­lo inef­fi­ca­ce. Non c’e­ra ragio­ne, d’al­tra par­te, a mio avvi­so, di legar­si per la vita e per la mor­te al desti­no del­la Ger­ma­nia nazi­sta. Io ave­vo favo­ri­to, è vero, una poli­ti­ca di col­la­bo­ra­zio­ne, a cau­sa del­la nostra posi­zio­ne geo­gra­fi­ca, per­ché noi pos­sia­mo e dob­bia­mo dete­sta­re, ma non igno­ra­re che ottan­ta milio­ni di tede­schi gra­va­no bru­tal­men­te sul cuo­re del­l’Eu­ro­pa. La deci­sio­ne di cemen­ta­re l’al­lean­za fu pre­sa improv­vi­sa­men­te da Mus­so­li­ni, men­tre io mi tro­va­vo a Mila­no con Rib­ben­trop. Parec­chi gior­na­li ame­ri­ca­ni ave­va­no pub­bli­ca­to che la metro­po­li lom­bar­da ave­va accol­to il Mini­ste­ro degli Este­ri del Reich con pale­se osti­li­tà, e que­sta fu una pro­va del dimi­nui­to pre­sti­gio per­so­na­le di Mus­so­li­ni. Egli era in sta­to di col­le­ra. Per tele­fo­no m’or­di­nò di accet­ta­re le richie­ste tede­sche per un’al­lean­za, che io ave­vo tenu­to in sospe­so per oltre un anno e spe­ra­vo di man­da­re anco­ra per le lun­ghe. Nac­que così il “Pat­to d’ac­cia­io”. Que­sta deci­sio­ne, che dove­va poi ave­re tan­ta disa­stro­sa influen­za sul­la vita e l’av­ve­ni­re del popo­lo ita­lia­no, è dovu­ta esclu­si­va­men­te a una dispet­to­sa rea­zio­ne del dit­ta­to­re a cer­te affer­ma­zio­ni avven­ta­te e sen­za fon­da­men­to di alcu­ni gior­na­li stra­nie­ri”. 

In real­tà Mus­so­li­ni è pre­oc­cu­pa­to per­ché suc­ces­si­va­men­te al Pat­to d’Acciaio i nazi­sti gli garan­ti­sco­no che non voglio­no fare la guer­ra per il momen­to, ma lui comin­cia a non esse­re più così sicu­ro. L’Italia del 39’ è com­ple­ta­men­te pri­va di risor­se, sfian­ca­ta dal­la guer­ra d’Etiopia e dall’intervento in Spa­gna dal­la par­te di Fran­co, poi vin­ci­to­re del­la guer­ra civi­le. Nono­stan­te l’esito posi­ti­vo, le guer­re costa­no del­le cifre altis­si­me e il bilan­cio ita­lia­no ne risen­te mol­to, entra­re in una guer­ra mon­dia­le in que­sta con­di­zio­ne sareb­be dif­fi­ci­le da soste­ne­re. 

Galeaz­zo Cia­no, Mini­stro degli Este­ri non­ché gene­ro di Mus­so­li­ni, ai pri­mi di ago­sto scri­ve sul suo dia­rio: “è venu­to il momen­to di vede­re come stan­no le cose: il gio­co è trop­po gros­so”. L’11 ago­sto Cia­no vola in Ger­ma­nia, vie­ne man­da­to da von Rib­ben­trop con l’incarico di spie­gar­li che fare una guer­ra in quel momen­to sareb­be una fol­lia. Sul­la que­stio­ne del­la Polo­nia il Mini­stro del Regno chie­de al suo pari: “vole­te Dan­zi­ca?”. von Rib­ben­trop rispon­de: “ormai non più, voglia­mo la guer­ra”. Suc­ces­si­va­men­te, duran­te il rice­vi­men­to, Cia­no si avvi­ci­na a un suo col­la­bo­ra­to­re e gli dice all’orecchio: “sia­mo alle bot­te”. 

Cia­no, pre­oc­cu­pa­to, si doman­da se i tede­schi han­no pre­so in con­si­de­ra­zio­ne il pro­ba­bi­le inter­ven­to di Inghil­ter­ra e Fran­cia e come inten­do­no affron­tar­le. Ma Rib­ben­trop è sicu­ro, non ose­ran­no inter­ve­ni­re, la Ger­ma­nia inva­de­rà la Polo­nia e avrà cam­po libe­ro. È una scom­mes­sa sul non inter­ven­to del­le poten­ze occi­den­ta­li, come nel 1914, quan­do la Ger­ma­nia del Kai­ser Gugliel­mo inva­se il Bel­gio sicu­ra di non subi­re con­se­guen­ze da par­te dell’Inghilterra. Que­sta vol­ta la scom­mes­sa la fan­no dav­ve­ro: von Rib­ben­trop pro­po­ne a Cia­no di scom­met­te­re, se l’Inghilterra e la Fran­cia fos­se­ro rima­ste fuo­ri allo­ra l’Italia avreb­be dona­to alla Ger­ma­nia un qua­dro rina­sci­men­ta­le, in caso con­tra­rio la Ger­ma­nia avreb­be rega­la­to all’Italia una col­le­zio­ne di armi anti­che tede­sche. Ma Rib­ben­trop è sicu­ro: “fare­mo la guer­ra e non diven­te­rà una guer­ra mon­dia­le, per­ché la Fran­cia e l’Inghilterra non ose­ran­no inter­ve­ni­re”. 

Cia­no tor­na a Roma ed è ormai chia­ro che i nazi­sti stan­no per inva­de­re la Polo­nia, non­ché che Hitler si aspet­ta che l’Italia fasci­sta, come dichia­ra­to nell’adunata di Ber­li­no del 1937 da Mus­so­li­ni, mar­ci con il pro­prio allea­to fino in fon­do. Ma il Fuh­rer non sa che l’Italia è pron­ta a tener­si fuo­ri per evi­ta­re cata­stro­fi immi­nen­ti data la debo­lez­za dell’esercito. Quan­do final­men­te il Duce si fa avan­ti e con­fes­sa la tota­le impre­pa­ra­zio­ne del suo pae­se i tede­schi pri­ma stor­co­no il naso, poi se lo fan­no anda­re bene a pat­to che la neu­tra­li­tà dell’Italia non ven­ga sban­die­ra­ta trop­po in giro. 

Il 1° set­tem­bre 1939 la Ger­ma­nia inva­de la Polo­nia facen­do scop­pia­re quel tre­men­do con­flit­to che per sei anni ha mostra­to le più gran­di atro­ci­tà del­la sto­ria uma­na. l’Italia vi entre­rà cir­ca un anno dopo quan­do duran­te il famo­so discor­so di Piaz­za Vene­zia del 10 giu­gno 1940, Mus­so­li­ni annun­cia che “La dichia­ra­zio­ne di guer­ra è già sta­ta con­se­gna­ta agli amba­scia­to­ri di Gran Bre­ta­gna e di Fran­cia”. Fu “l’ora del­le deci­sio­ni irre­vo­ca­bi­li” che por­tò Mus­so­li­ni e il regi­me fasci­sta alla cadu­ta.

Biblio­gra­fia:

-Ales­san­dro Bar­be­ro, Come scop­pia­no le guer­re: la secon­da guer­ra mon­dia­le, Festi­val del­la men­te, 2014

-Il tem­po, I dia­ri di Galeaz­zo Cia­no: un docu­men­to d’ac­cu­sa, 2014

Con­di­vi­di:
I commenti sono chiusi