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Luglio
9 Luglio 2022

STRA­TE­GIA DEL­LA TEN­SIO­NE: L’I­TA­LIA AGLI AME­RI­CA­NI

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Il perio­do che par­te intor­no al 1947 e arri­va fino alla fine del 1991, cono­sciu­to come “Guer­ra Fred­da” deter­mi­na le dina­mi­che non solo inter­na­zio­na­li ma anche inter­ne ai pae­si, soprat­tut­to quel­li più coin­vol­ti. L’Italia è una nazio­ne che ha un ruo­lo chia­ve dap­pri­ma nel­lo scon­tro tra fasci­smo e anti­fa­sci­smo e secon­da­ria­men­te nel­lo scon­tro tra comu­ni­smo e anti­co­mu­ni­smo. Il pro­ble­ma, è che quan­do la dit­ta­tu­ra fasci­sta è cadu­ta mol­ti per­so­nag­gi ad essa lega­ti non han­no subi­to le con­se­guen­ze che avreb­be­ro dovu­to. Piut­to­sto essi sono pas­sa­ti indo­lo­re dal regi­me alla Repub­bli­ca, sono inol­tre sta­ti ammae­stra­ti dal nuo­vo sta­to ita­lia­no e soprat­tut­to da chi su di esso pre­me­va eser­ci­tan­do una gros­sa inge­ren­za. Mi rife­ri­sco chia­ra­men­te al pre­do­mi­nio degli Sta­ti Uni­ti che dal­lo sbar­co in Sici­lia del 9 luglio 1943 han­no assun­to una posi­zio­ne di orga­niz­za­to­ri dall’alto del­la vita poli­ti­ca in Ita­lia. Gli ame­ri­ca­ni sfrut­ta­ro­no spes­so e volen­tie­ri, negli anni a veni­re, gli ex mili­tan­ti del­la dit­ta­tu­ra e del­la Repub­bli­ca socia­le ita­lia­na per sfer­ra­re attac­chi mira­ti ai nemi­ci comu­ni­sti e filo­so­vie­ti­ci. Mol­ti fasci­sti, imme­dia­ta­men­te dopo la cadu­ta del regi­me, con­si­de­ra­ro­no il fasci­smo una cau­sa anco­ra viva, un’ideologia e un insie­me di valo­ri anco­ra pie­na­men­te ade­gua­ti al mon­do attua­le. E, di con­se­guen­za, riten­go­no la scon­fit­ta solo tem­po­ra­nea, non per­ma­nen­te, e la loro con­di­zio­ne di vin­ti non defi­ni­ti­va. Que­sto, con­si­de­ran­do la col­la­bo­ra­zio­ne con i ser­vi­zi segre­ti ame­ri­ca­ni, ebbe l’effetto di crea­re una poten­te mac­chi­na da guer­ra incar­na­ta da orga­niz­za­zio­ni ter­ro­ri­sti­che. 

Seguen­do la volon­tà dei più fana­ti­ci soste­ni­to­ri del fasci­smo, varie orga­niz­za­zio­ni cer­ca­ro­no di rove­scia­re il siste­ma demo­cra­ti­co e repub­bli­ca­no ita­lia­no con dei ten­ta­ti­vi di col­po di sta­to, spes­so coa­diu­va­ti dai ser­vi­zi segre­ti ame­ri­ca­ni e ita­lia­ni e altri orga­ni del­lo Sta­to. Da qui nasce la cosid­det­ta “Stra­te­gia del­la ten­sio­ne”, un ten­ta­ti­vo da par­te del­le orga­niz­za­zio­ni neo­fa­sci­ste di crea­re, nel­la socie­tà ita­lia­na, con­fu­sio­ne, pau­ra, odio e insta­bi­li­tà. Tra gli obiet­ti­vi del­la stra­te­gia, che vede­va coin­vol­ti impor­tan­ti appa­ra­ti del­lo Sta­to ita­lia­no tra cui i ser­vi­zi segre­ti, c’era anche quel­lo di allon­ta­na­re il Par­ti­to Comu­ni­sta ita­lia­no dall’area di gover­no, essen­do l’Italia par­te di un’alleanza stret­ta con gli Sta­ti Uni­ti, era neces­sa­rio per gli ambien­ti gover­na­ti­vi ita­lia­ni evi­ta­re di inner­vo­si­re il pre­zio­so allea­to ame­ri­ca­no.

La sta­gio­ne del ter­ro­ri­smo in Ita­lia ha ini­zio con ven­ti­due atten­ta­ti dina­mi­tar­di com­mes­si in varie loca­li­tà del cen­tro-nord fra il 15 apri­le (atten­ta­to allo stu­dio del ret­to­re dell’università di Pado­va Enri­co Opo­cher) e il 12 dicem­bre 1969 (alla Ban­ca nazio­na­le dell’Agricoltura in piaz­za Fon­ta­na a Mila­no). L’attentato di piaz­za Fon­ta­na a Mila­no, il più gra­ve tra quel­li del 1969, sca­gliò pre­po­ten­te­men­te la for­za stra­gi­sta dell’eversione di destra diret­ta­men­te con­tro la popo­la­zio­ne ita­lia­na, minac­cian­do­ne la liber­tà e la sere­ni­tà col­let­ti­va. Il magi­stra­to Gui­do Sal­vi­ni rac­con­ta così, quel pio­vo­so vener­dì di dicem­bre: «è il pome­rig­gio del 12 dicem­bre 1969. Gli uomi­ni attra­ver­sa­no la piaz­za. Cam­mi­na­no ognu­no per con­to pro­prio, come se non si cono­sces­se­ro, si sfio­ras­se­ro per caso. Gli uomi­ni avan­za­no spar­si ma in con­tat­to visi­vo tra loro. Sono mol­to gio­va­ni; nes­su­no rag­giun­ge i trent’anni. Sono vesti­ti con sobrie­tà, come qual­sia­si impie­ga­to mila­ne­se in que­gli anni. Eppu­re non sono impie­ga­ti, e nep­pu­re mila­ne­si. Tre di loro, se par­las­se­ro, avreb­be­ro un mar­ca­to accen­to vene­to. Ma non par­la­no, guar­da­no drit­to, si limi­ta­no a con­trol­la­re gli altri con la coda dell’occhio. Davan­ti alla ban­ca è posteg­gia­to un camion: ha il cas­so­ne coper­to da un telo­ne ed è tar­ga­to a Roma. È lì fer­mo, li sta aspet­tan­do. Uno degli uomi­ni lo rag­giun­ge e si spor­ge nell’abitacolo. Affer­ra qual­co­sa, poi si vol­ta ed entra in ban­ca. Un secon­do lo segue, gli altri resta­no di vedet­ta. Oltre le vetra­te dell’istituto s’intravede una pic­co­la fol­la. Den­tro quell’edificio gri­gio su cui spic­ca a let­te­re lumi­no­se la gran­de scrit­ta BAN­CA NAZIO­NA­LE DELL’AGRICOLTURA ci sono for­se un cen­ti­na­io di per­so­ne. Per tra­di­zio­ne il vener­dì il salo­ne cen­tra­le resta aper­to oltre il soli­to ora­rio per con­sen­ti­re le con­trat­ta­zio­ni del mer­ca­to agri­co­lo e del bestia­me tra pro­prie­ta­ri e fit­ta­vo­li di casci­ne, com­mer­cian­ti di man­gi­mi e di mac­chi­ne agri­co­le che ven­go­no dal­la bas­sa pada­na o dal lodi­gia­no. Han­no i vol­ti segna­ti dal lavo­ro all’aperto, sigla­no gli ulti­mi accor­di con for­ti stret­te di mano. C’è bru­sio e fumo di siga­ret­ta. Nes­su­no si accor­ge di cosa sta suc­ce­den­do. Fuo­ri, il camion ingra­na la pri­ma e si avvia ver­so lar­go dei Ber­sa­glie­ri. Gli uomi­ni sgom­bra­no la piaz­za. Alcu­ni di loro si allon­ta­na­no a pie­di, altri sal­go­no su un’auto posteg­gia­ta lun­go il mar­cia­pie­de. C’è qual­cu­no al volan­te, il moto­re è già acce­so. Una cine­pre­sa, cela­ta esat­ta­men­te di fron­te alla ban­ca, fil­ma tut­ta la sce­na. Poi, in piaz­za Fon­ta­na, è il tuo­no, il mare­mo­to, l’inferno. Sono le 16:37 e alla Ban­ca nazio­na­le dell’agricoltura qual­co­sa sot­to il gran­de tavo­lo cen­tra­le esplo­de, sca­glia in aria come una mario­net­ta chi vi è sedu­to, nel pavi­men­to sca­va un cra­te­re. Si sgre­to­la­no tut­te le vetra­te del salo­ne a cupo­la, alto una quin­di­ci­na di metri. Pez­zi di lastre di mar­mo, sedie, fram­men­ti di mobi­le diven­ta­no pro­iet­ti­li che col­pi­sco­no le per­so­ne sca­ra­ven­ta­te a ter­ra dal­lo spo­sta­men­to d’aria. Anche l’atrio del­la ban­ca e il mar­cia­pie­de sul­la piaz­za sono tin­ti di ros­so».

La sera del 12 dicem­bre l’Ufficio poli­ti­co del­la que­stu­ra di Mila­no fer­mò Giu­sep­pe Pinel­li, anar­chi­co dei grup­pi mila­ne­si. Ven­ne trat­te­nu­to ille­gal­men­te per qua­si tre gior­ni; suc­ces­si­va­men­te, alla mez­za­not­te del 15 dicem­bre Pinel­li si sfra­cel­lò al suo­lo pre­ci­pi­tan­do da una fine­stra del quar­to pia­no, quel­la dell’ufficio del com­mis­sa­rio Lui­gi Cala­bre­si. L’accaduto ven­ne fat­to pas­sa­re per un sui­ci­dio, anche se anco­ra oggi si nutro­no mol­ti dub­bi sul­la real­tà di que­sta ver­sio­ne: la stes­sa sera par­lò il que­sto­re Mar­cel­lo Gui­da affer­man­do che Pinel­li si tro­va­va in una posi­zio­ne com­pro­mes­sa e che il suo era sta­to un gesto dispe­ra­to. È par­ti­co­la­re come, asse­dia­to dai cro­ni­sti, il que­sto­re Gui­da esplo­se: “Vi giu­ro che non l’abbiamo ucci­so noi!”. Fu pro­prio il com­mis­sa­rio Cala­bre­si che ven­ne indi­vi­dua­to come pre­sun­to col­pe­vo­le. Egli ven­ne ucci­so il 17 mag­gio 1972 davan­ti alla pro­pria abi­ta­zio­ne per mano di un com­man­do di due uomi­ni con alcu­ni col­pi di arma da fuo­co. Gli anar­chi­ci ven­ne­ro arre­sta­ti dal­la magi­stra­tu­ra del­la capi­ta­le sul­la base di pro­ve che non si rive­la­ro­no affat­to uni­vo­che e incon­te­sta­bi­li, al con­tra­rio di quel­le rac­col­te dal­la magi­stra­tu­ra di Tre­vi­so a cari­co di Fran­co Fre­da, Gio­van­ni Ven­tu­ra e Mar­co Poz­zan, mili­tan­ti vene­ti dell’organizzazione neo­fa­sci­sta Ordi­ne Nuo­vo. 

Fu Pino Rau­ti, nel 1956, a fon­da­re il Cen­tro Stu­di Ordi­ne Nuo­vo; l’associazione poli­ti­co-cul­tu­ra di estre­ma destra che det­te vita all’organizzazione Ordi­ne Nuo­vo nel dicem­bre del 69’, in segui­to alla scis­sio­ne da par­te di alcu­ni mili­tan­ti gui­da­ti da Cle­men­te Gra­zia­ni, con­tra­ri al rien­tro del­l’as­so­cia­zio­ne insie­me al fon­da­to­re Rau­ti nei ran­ghi del Movi­men­to Socia­le Ita­lia­no. Rau­ti ven­ne suc­ces­si­va­men­te incri­mi­na­to per gli atten­ta­ti del 1969, ma scar­ce­ra­to dopo pochi gior­ni. La vira­ta deci­si­va ver­so la “pista nera” ven­ne dal­la testi­mo­nian­za di Gui­do Loren­zon, inse­gnan­te di fran­ce­se, tre­vi­gia­no e demo­cri­stia­no, che al pm Pie­tro Calo­ge­ro rac­con­tò del­le con­fi­den­ze dell’amico Gio­van­ni Ven­tu­ra, il qua­le ave­va men­zio­na­to la sua appar­te­nen­za a un’organizzazione para­mi­li­ta­re rical­can­te il pro­gram­ma del­la Repub­bli­ca di Salò, che si pro­po­ne­va di abbat­te­re lo sta­to median­te un pia­no di atten­ta­ti in col­le­ga­men­to e con la coper­tu­ra dei ser­vi­zi segre­ti. A pro­po­si­to del pri­mo signi­fi­ca­ti­vo epi­so­dio di quel­la stra­te­gia che si sareb­be pro­trat­ta per tut­ti gli anni 70’, la stra­ge di Piaz­za Fon­ta­na e tut­ti gli atten­ta­ti del 1969, ci sono docu­men­ti e fon­ti testi­mo­nia­li con fon­da­to valo­re pro­ba­to­rio, che con­sen­to­no di affer­ma­re che le inda­gi­ni sul­la pista nera furo­no gra­ve­men­te dan­neg­gia­te e osta­co­la­te da uffi­cia­li e fun­zio­na­ri degli appa­ra­ti di sicu­rez­za del­lo sta­to. Le ille­ga­li­tà furo­no varie, tra le più signi­fi­ca­ti­ve si ricor­da­no: le con­dot­te ostru­zio­ni­sti­che del­la poli­zia di Sta­to, che impe­di­ro­no alla magi­stra­tu­ra di Tre­vi­so di inter­cet­ta­re le com­pro­met­ten­ti dichia­ra­zio­ni di Ven­tu­ra a Loren­zon in meri­to alla pro­pria com­pli­ci­tà negli atten­ta­ti sui tre­ni, e alla magi­stra­tu­ra mila­ne­se di indi­vi­dua­re la per­so­na che ha com­pra­to la bom­ba rima­sta ine­splo­sa alla Ban­ca com­mer­cia­le ita­lia­na di Mila­no. Que­ste con­dot­te furo­no ispi­ra­te dal­le scel­te dell’Ufficio affa­ri riser­va­ti del mini­ste­ro dell’interno, il qua­le ha sem­pre cer­ca­to di mani­po­la­re le inda­gi­ni al fine di allon­ta­na­re gli uffi­ci dipen­den­ti dal per­se­gui­re una “ine­si­sten­te” pista nera e pro­se­gui­re sul­la via che por­ta­va agli anar­chi­ci del cir­co­lo 22 mar­zo. 

Segui­ro­no, negli anni suc­ces­si­vi, una serie di atten­ta­ti: fu di nuo­vo Mila­no tea­tro di un attac­co ter­ro­ri­sti­co: il 17 mag­gio 1973, in via Fate­be­ne­fra­tel­li, nei pres­si del­la que­stu­ra mila­ne­se. A un anno dal­la mor­te del com­mis­sa­rio Cala­bre­si, duran­te l’inaugurazione di un busto com­me­mo­ra­ti­vo in sua memo­ria, il sedi­cen­te anar­chi­co Gian­fran­co Ber­to­li, get­ta una bom­ba “ana­nas” di fab­bri­ca­zio­ne israe­lia­na, ucci­den­do quat­tro per­so­ne e feren­do­ne qua­ran­ta­cin­que. Affer­mò che avreb­be volu­to col­pi­re l’allora pre­si­den­te del Con­si­glio Maria­no Rumor, al fine di ven­di­ca­re Pinel­li, mor­to nei gior­ni seguen­ti gli even­ti di piaz­za Fon­ta­na. Chia­ra­men­te Ber­to­li fu mani­po­la­to al fine di insce­na­re una sua appar­te­nen­za ad ambien­ti anar­chi­ci e disto­glie­re l’attenzione degli inqui­ren­ti da quel­lo che era in real­tà il man­dan­te dell’operazione: era sta­to adde­stra­to e arma­to dagli stes­si ordi­no­vi­sti vene­ti ai qua­li è ricon­du­ci­bi­le l’organizzazione del­la stra­ge di piaz­za Fon­ta­na e gli atten­ta­ti del 1969. Duran­te le inda­gi­ni si sco­prì che Ber­to­li fu, tra il 1966 ed il 1971, infor­ma­to­re del SIFAR pri­ma e agen­te infil­tra­to agli ordi­ni del SID poi, oltre che iscrit­to anche al PCI. Occor­re sof­fer­mar­si sul­la com­pli­ci­tà e inge­ren­za ame­ri­ca­na in que­gli anni, che si mani­fe­stò con diver­se for­me e non solo in Ita­lia, ben­sì in tan­ti Sta­ti “sovra­ni” del mon­do. 

Gli inter­ro­ga­ti, duran­te i pro­ces­si seguen­ti le varie stra­gi, si rife­ri­va­no a un’organizzazione segre­ta ope­ran­te a livel­lo sovra­na­zio­na­le e con­ce­pi­ta per com­bat­te­re il comu­ni­smo. I ser­vi­zi segre­ti ita­lia­ni e ame­ri­ca­ni, a par­ti­re dal 1948 cir­ca, lavo­ra­ro­no costan­te­men­te per que­sto sco­po. Le orga­niz­za­zio­ni neo­fa­sci­ste han­no dun­que avu­to una spin­ta inter­na­zio­na­le che sug­ge­ri­va di agi­re, for­ni­va le abi­li­tà e la mate­ria pri­ma per far­lo e tro­va­va nel­la moti­va­zio­ne fasci­sta dei nazio­na­li­sti ita­lia­ni un appi­glio per spin­ger­li all’azione. Gli Sta­ti Uni­ti favo­ri­ro­no la crea­zio­ne e sosten­ne­ro l’esistenza di reti di grup­pi ever­si­vi capa­ci di sfrut­ta­re le tec­ni­che impa­ra­te negli ambien­ti dedi­ca­ti alla divul­ga­zio­ne di esse. Si costi­tui­ro­no così, a par­ti­re dal 1952, nume­ro­se Stay-behind nets (strut­tu­re di dife­sa arre­tra­ta), oltre che in Inghil­ter­ra e Fran­cia, in Dani­mar­ca, Olan­da, Nor­ve­gia, Bel­gio, Lus­sem­bur­go, Gre­cia e Tur­chia, coor­di­na­te da un orga­ni­smo deno­mi­na­to Clan­de­sti­ne Plan­ning Com­mit­tee (Comi­ta­to per la pia­ni­fi­ca­zio­ne di ope­ra­zio­ni clan­de­sti­ne) appo­si­ta­men­te crea­to da una diret­ti­va del gene­ra­le ame­ri­ca­no Dwight Eise­n­ho­wer, coman­dan­te supre­mo del­le for­ze NATO in Euro­pa, e com­po­sto da ele­men­ti dei ser­vi­zi segre­ti di Sta­ti Uni­ti, Inghil­ter­ra, Fran­cia. Nel 1959 entrò anche l’Italia, san­cen­do la fine di un per­cor­so che por­tò alla nasci­ta nel nostro pae­se di una rete Stay-behind deno­mi­na­ta Gla­dio; essa nac­que nell’ambito di un pro­ces­so che si era svi­lup­pa­to attra­ver­so alcu­ni pas­sag­gi inter­cor­si con i Ser­vi­zi segre­ti ame­ri­ca­ni. I prin­ci­pa­li pas­sag­gi furo­no l’accordo segre­to del 1952 diret­to alla costi­tu­zio­ne del­la base logi­sti­ca Gla­dio, effet­tua­to tra SIFAR (il ser­vi­zio segre­to mili­ta­re ita­lia­no) e la CIA. Que­sto por­tò alla costi­tu­zio­ne di un cen­tro di adde­stra­men­to per i mili­tan­ti di Gla­dio, deno­mi­na­to CAG (Cen­tro adde­stra­men­to gua­sta­to­ri) nell’area di capo Mar­rar­giu, in Sar­de­gna vici­no ad Alghe­ro. 

Nel 1974 in Por­to­gal­lo ven­ne fat­ta una sco­per­ta impor­tan­te; i mili­ta­ri che rove­scia­ro­no il regi­me di Sala­zar tro­va­ro­no una base logi­sti­ca che cre­det­te­ro appar­te­ne­re alla poli­zia poli­ti­ca del­la dit­ta­tu­ra. In real­tà, l’archivio è di un’agenzia di stam­pa, che le è però in qual­che modo col­le­ga­ta, l’Aginter Press. Nell’archivio ven­go­no tro­va­ti mate­ria­li e micro­film riguar­dan­ti le atti­vi­tà svol­te in mol­ti Pae­si dall’agenzia, insie­me a un’officina per la pro­du­zio­ne di docu­men­ti fal­si con tan­to di visti e tim­bri. È subi­to chia­ro che non si trat­ta solo di una strut­tu­ra di intel­li­gen­ce lega­ta a ser­vi­zi segre­ti occi­den­ta­li, fra cui la CIA, ma anche di un cen­tro di reclu­ta­men­to e adde­stra­men­to per atten­ta­ti e sabo­tag­gi secon­do i det­ta­mi del­la dot­tri­na del­la guer­ra non orto­dos­sa al comu­ni­smo. Men­tre veni­va deli­nea­to in ambi­to NATO il siste­ma di dife­sa del comu­ni­smo appe­na descrit­to, facen­te rife­ri­men­to a un’agenzia ope­ra­ti­va nel cuo­re dell’Europa che potes­se gesti­re la dife­sa arre­tra­ta dei Pae­si dell’Occidente da pos­si­bi­li attac­chi comu­ni­sti, i poli­ti­ci ame­ri­ca­ni riflet­te­va­no sul fat­to che tale siste­ma potes­se non esse­re suf­fi­cien­te. In pae­si come l’Italia e la Fran­cia, dove la for­za ideo­lo­gi­ca del comu­ni­smo era par­ti­co­lar­men­te ele­va­ta, occor­re­va aumen­ta­re le for­ze di dife­sa. Biso­gna­va orga­niz­za­re, accan­to alle strut­tu­re Stay-behind, distin­te strut­tu­re che, in via pre­ven­ti­va e all’interno dei sin­go­li Sta­ti, potes­se­ro per­ma­nen­te­men­te con­tra­sta­re la for­za espan­si­va del comu­ni­smo facen­do ricor­so, oltre che a misu­re eco­no­mi­che e poli­ti­che, a misu­re aven­ti “impli­ca­zio­ni di carat­te­re mili­ta­re”, come azio­ni di guer­ri­glia, sov­ver­sio­ne e altre ope­ra­zio­ni coper­te, in gran par­te con­tem­pla­te, nel­le diret­ti­ve del supre­mo orga­ni­smo di sicu­rez­za e di poli­ti­ca este­ra sta­tu­ni­ten­se, il Natio­nal Secu­ri­ty Coun­cil. Il pia­no che fu pro­po­sto è con­te­nu­to infat­ti in un memo­ran­dum top secret del 14 mag­gio 1952 del Coman­do degli Sta­ti mag­gio­ri riu­ni­ti (Joint Chiefs of Staff) degli Sta­ti Uni­ti, orga­no facen­te par­te del Natio­nal Secu­ri­ty Coun­cil, al qua­le dif­fu­se le dispo­si­zio­ni di attua­zio­ne del­le diret­ti­ve assun­te con il con­cor­so degli altri mem­bri di dirit­to, tra cui il pre­si­den­te, il vice­pre­si­den­te, il Segre­ta­rio di Sta­to, il respon­sa­bi­le del­la CIA. Que­sto pia­no pre­ve­de­va un’offensiva per­ma­nen­te anti­co­mu­ni­sta chia­ma­to in codi­ce Dema­gne­ti­ze, il cui obiet­ti­vo, di “asso­lu­ta prio­ri­tà” (top prio­ri­ty objec­ti­ve), era la “ridu­zio­ne del­la for­za del Par­ti­to comu­ni­sta in Fran­cia e in Ita­lia da per­se­gui­re con ogni mez­zo”. Il ruo­lo degli Sta­ti Uni­ti e dei loro ser­vi­zi di intel­li­gen­ce è dun­que una que­stio­ne si pri­ma­ria ma anche mol­to deli­ca­ta. Sicu­ra­men­te l’influenza è sta­ta deter­mi­nan­te ed è inne­ga­bi­le, da nume­ro­se testi­mo­nian­ze risul­ta che vari ordi­no­vi­sti ebbe­ro con­tat­ti con la CIA. Car­lo Digi­lio, che fu un infor­ma­to­re dell’intelligence ame­ri­ca­na dal 1967 al 1978, negli inter­ro­ga­to­ri ha fat­to nume­ro­si rife­ri­men­ti agli incon­tri orga­niz­za­ti da estre­mi­sti di destra a cui par­te­ci­pa­ro­no anche mili­ta­ri ame­ri­ca­ni. Gli ordi­no­vi­sti rife­ri­va­no ai ser­vi­zi segre­ti dell’esercito ame­ri­ca­no (come il Coun­ter Intel­li­gen­ce Corps) ciò che avve­ni­va nel loro ambien­te; rice­vet­te­ro da essi un rego­la­re sti­pen­dio e ven­ne­ro adde­stra­ti nel­le caser­me del­la NATO in Ita­lia. Inol­tre vi furo­no varie riu­nio­ni con uffi­cia­li ita­lia­ni e ame­ri­ca­ni, anche in pros­si­mi­tà degli atten­ta­ti ter­ro­ri­sti­ci. Sco­po del­le riu­nio­ni, come scris­se la Cor­te d’assise d’appello di Mila­no, fu pro­prio «la tes­si­tu­ra di tra­me ever­si­ve nel­la comu­ne otti­ca anti­co­mu­ni­sta». Insom­ma, in Ita­lia ope­ra­ro­no diver­se agen­zie di intel­li­gen­ce ame­ri­ca­ne ed è dif­fi­ci­le distin­gue­re le respon­sa­bi­li­tà, anche per­ché ebbe­ro orien­ta­men­ti non sem­pre con­ver­gen­ti su come inter­ve­ni­re per fer­ma­re i comu­ni­sti. Di cer­to, è comun­que emer­so che gli ame­ri­ca­ni sape­va­no tut­to quel­lo che bol­li­va nel mon­do neo­fa­sci­sta e che gli for­ni­ro­no aiu­to e mate­ria­li. 

Vor­rei con­clu­de­re con una bre­ve con­si­de­ra­zio­ne: sicu­ra­men­te il comu­ni­smo, appli­ca­to in Urss e suc­ces­si­va­men­te in altri pae­si, è sta­to tan­to bru­ta­le e nega­ti­vo quan­to lo sono sta­ti il fasci­smo e il nazi­smo. Ma il Par­ti­to Comu­ni­sta Ita­lia­no, non ha mai inte­so per­se­gui­re quel­le logi­che, si è inse­ri­to piut­to­sto in quel­le demo­cra­ti­che ed è sta­to, fino alla fine del­la cosid­det­ta “Pri­ma Repub­bli­ca” negli anni 90’, uno dei par­ti­ti prin­ci­pa­li in Ita­lia. Cer­to, non sono sta­te solo orga­niz­za­zio­ni di estre­ma destra a ese­gui­re atten­ta­ti ed a ucci­de­re per­so­ne, ci sono sta­ti movi­men­ti di estre­ma sini­stra altret­tan­to san­gui­na­ri dei qua­li si ricor­da in par­ti­co­la­re il rapi­men­to e l’uccisione di Aldo Moro, per mano del­le Bri­ga­te Ros­se. Tut­to ciò può esse­re mate­ria di altri arti­co­li, ma quel­lo che inte­res­sa in que­sto è il ruo­lo degli Sta­ti Uni­ti, che han­no uti­liz­za­to la pro­pa­gan­da anti­co­mu­ni­sta per altri sco­pi, come del resto face­va­no nell’800’ con la reli­gio­ne. La voca­zio­ne espan­sio­ni­sti­ca degli Sta­ti Uni­ti fu costan­te­men­te accom­pa­gna­ta da sug­ge­stio­ni reli­gio­se; è la cosid­det­ta teo­po­li­ti­ca ame­ri­ca­na, di cui una del­le affer­ma­zio­ni più famo­se è quel­la del gior­na­li­sta John O’Sullivan, che nel 1845 dichia­rò: “è nostro desti­no mani­fe­sto espan­der­ci sull’intero con­ti­nen­te asse­gna­to­ci dal­la Prov­vi­den­za per il libe­ro svi­lup­po dei milio­ni che si mol­ti­pli­ca­no ogni anno”. Per quan­to riguar­da il comu­ni­smo è sta­ta usa­ta la stes­sa tat­ti­ca. Giu­sti­fi­ca­re di fron­te all’opinione pub­bli­ca cer­te azio­ni è faci­le quan­do que­sta è igno­ran­te, nel sen­so che igno­ra, la real­tà dei fat­ti. Sta­lin fu pro­pu­gna­to­re del “socia­li­smo in un solo pae­se”, idea dia­me­tral­men­te oppo­sta all’internazionalismo di Lenin che, tut­ta­via, alla nasci­ta del­la Repub­bli­ca ita­lia­na era mor­to da più di vent’anni.

Biblio­gra­fia:

-Fumian Car­lo e Ven­tro­ne Ange­lo (a cura di), Il ter­ro­ri­smo di destra e di sini­stra in Ita­lia e in Euro­pa: sto­ri­ci e magi­stra­ti a con­fron­to, Pado­va, Pado­va Uni­ver­si­ty Press, 2018. 

-Sal­vi­ni Gui­do, La male­di­zio­ne di piaz­za Fon­ta­na: l’indagine inter­rot­ta. I testi­mo­ni dimen­ti­ca­ti. La guer­ra tra i magi­stra­ti, Mila­no, Chia­re­let­te­re edi­to­re srl, 2019.

-Ven­tro­ne Ange­lo, La stra­te­gia del­la pau­ra, ever­sio­ne e stra­gi­smo nell’Italia del Nove­cen­to, Mila­no, Mon­da­do­ri, 2019.

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