7

Luglio
7 Luglio 2022

SAFA­RI CINE­SE IN ANGO­LA

0 CommentI
68 visualizzazioni
17 min

La Cina fece la sua gran­de ricom­par­sa in Ango­la subi­to dopo la fine del­la guer­ra civi­le nel 2002 . L’Angola si tro­va­va in un dispe­ra­to biso­gno di sup­por­to per intra­pren­de­re il suo mas­sic­cio pia­no di rico­stru­zio­ne nazio­na­le dopo più di trent’anni di con­flit­ti inter­ni, i qua­li ave­va­no distrut­to il pae­se sot­to tut­ti i pun­ti di vista. La fine del­la guer­ra civi­le deva­stò il pae­se e can­cel­lò le aspi­ra­zio­ni di mol­ti cit­ta­di­ni che ave­va­no sogna­to un futu­ro diver­so dopo la libe­ra­zio­ne dal gio­go por­to­ghe­se. Il gover­no gui­da­to da dos San­tos deci­se, allo­ra, di acco­glie­re di buon gra­do le pro­po­ste di aiu­ti eco­no­mi­ci pro­ve­nien­ti dal­la più gran­de nazio­ne in via di svi­lup­po, ovve­ro la Cina. Ma per­ché dele­ga­re pro­prio que­sto com­pi­to di rico­stru­zio­ne nazio­na­le alla Cina? Per­ché affi­da­re que­sto pia­no di ricom­po­si­zio­ne nazio­na­le ad un pae­se che duran­te la guer­ra civi­le ave­va com­bat­tu­to con­tro il movi­men­to di cui il gover­no in cari­ca era l’erede? Per­ché non affi­dar­si a qual­che poten­zao cci­den­ta­le? E soprat­tut­to, la Cina cosa ci avreb­be gua­da­gna­to?

La Cina neces­si­ta di risor­se natu­ra­li e l’Angola vuo­le svi­lup­par­si, il pae­se è ric­chis­si­mo di petro­lio e Pechi­no ha gran­di dispo­ni­bi­li­tà di capi­ta­li, la volon­tà e le cono­scen­ze per favo­rir­ne lo svi­lup­po. Inol­tre, i cine­si offro­no finan­zia­men­ti a con­di­zio­ni miglio­ri, con bas­sis­si­mi tas­si d’interesse e un tem­po più lun­go per rien­tra­re con i paga­men­ti. Inol­tre, le più gran­di ban­che sta­ta­li cine­si stan­no facen­do sem­pre più uso di un accor­do cono­sciu­to come “Ango­la Mode”, appar­so per la pri­ma vol­ta in un report del­la Ban­ca Mon­dia­le del 2008. L’Angola Mode è un pat­to tra le par­ti, secon­do il qua­le il pae­se che rice­ve pre­sti­ti per pro­get­ti infra­strut­tu­ra­li è obbli­ga­to a rien­tra­re dal finan­zia­men­to sot­to for­ma di risor­se natu­ra­li. Petro­lio incam­bio di pon­ti e auto­stra­de. La Cina è attual­men­te il secon­do con­su­ma­to­re mon­dia­le di petro­lio dopo gli Sta­ti Uni­ti, con 14 milio­ni di bari­li al gior­no e più del­la metà del suo petro­lio grez­zo è impor­ta­to. A livel­lo dome­sti­co la Cina non pro­du­ce abba­stan­za petro­lio dal 1993, e da quel momen­to in poi il pae­se è diven­ta­to un impor­ta­to­re net­to di petro­lio, e ha incre­men­ta­to sem­pre di più la sua dipen­den­za dal greg­gio este­ro. Per la Cina il Medio Orien­te rima­ne il ter­ri­to­rio più impor­tan­te per le con­si­sten­ti quan­ti­tà di petro­lio impor­ta­to, ma la stra­te­gia del­la diver­si­fi­ca­zio­ne ha ridot­to la dipen­den­za da que­sta regio­ne e haspin­to il PCC e le sue ban­che d’investimento a rivol­ger­si ver­so l’Africa. Si sti­ma, infat­ti, che un ter­zo del petro­lio cine­se impor­ta­to pro­ven­ga dall’Africa, in par­ti­co­la­re dall’Angola, dal Sudan, dal Con­go, dal­la Gui­nea Equa­to­ria­le e dal­la Nige­ria. L’Angola è diven­ta­ta una del­le riser­ve di petro­lio più gran­di del pia­ne­ta, quan­do duran­te gli anni Cin­quan­ta ven­ne­ro effet­tua­te esplo­ra­zio­ni su tut­to il sot­to­suo­lo del pae­se, e si sco­pri­ro­no gran­di gia­ci­men­ti di petro­lio. Duran­te que­sta deca­de le esplo­ra­zio­ni in ter­ra­fer­ma ven­ne­ro effet­tua­te nel­la zona di Kwan­za Basin, men­tre l’espansione del set­to­re petro­li­fe­ro si ebbe duran­te gli anni Ses­san­ta quan­do la Cabin­da Gul­fOil Com­pa­ny, ora Che­vron­Te­xa­co, sco­prì impor­tan­ti riser­ve in mare aper­to.

Le con­di­zio­ni impo­ste dal Fon­do Mone­ta­rio Inter­na­zio­na­le e dal­le poten­ze occi­den­ta­li non ven­ne­ro accol­te posi­ti­va­men­te dall’allora Pre­si­den­te dos San­tos e dal suo entou­ra­ge, argo­men­tan­do che né la rico­stru­zio­ne nazio­na­le avreb­be potu­to atten­de­re, né le con­di­zio­ni di milio­ni di ango­la­ni. Il gover­no ango­la­no con­di­vi­de­va que­sta debor­dan­te reto­ri­ca del­la win-win coo­pe­ra­tion di aspi­ra­zio­ne cine­se, la qua­le face­va brec­cia in vari sen­ti­men­ti ben radi­ca­ti a livel­lo teo­ri­co fra l’entourage al pote­re in quel momen­to in Ango­la. Tra que­ste con­sa­pe­vo­lez­ze c’erano una comu­ne agen­da per lo svi­lup­po eco­no­mi­co, la con­di­vi­sio­ne di una serie di valo­ri, come il rifiu­to del­la demo­cra­zia, e una comu­ne ana­li­si del­la situa­zio­ne geo­po­li­ti­ca mon­dia­le, ispi­ra­ta dai prin­ci­pi a suo tem­po discus­si alla Con­fe­ren­za di Ban­dung del 1955. Que­ste per­ce­zio­ni comu­ni costi­tui­ro­no basi più che soli­de per intra­pren­de­re una pro­fi­cua coo­pe­ra­zio­ne in aree cru­cia­li come il com­mer­cio e gli inve­sti­men­ti, i pro­get­ti infra­strut­tu­ra­li e la can­cel­la­zio­ne del debi­to. In que­sto modo, nel giro di pochi anni la Cina diven­tò il part­ner com­mer­cia­le per­fet­to per l’Angola. Le com­pa­gnie cine­si sono dispo­ste a lavo­ra­re in con­di­zio­ni estre­me, cosa che per le com­pa­gnie occi­den­ta­li o corea­ne sareb­be impos­si­bi­le, sia per i loro costi fis­si mag­gio­ri rispet­to alle azien­de cine­si e sia per quan­to riguar­da il reclu­ta­men­to di per­so­na­le lavo­ra­ti­vo, dispo­sto a lavo­ra­re in que­sto con­te­sto. Le com­pa­gnie edi­li cine­si, inve­ce, per esem­pio, pre­sen­ta­no mol­ti van­tag­gi, tra cui l’abbondanza di mano­do­pe­ra alta­men­te moti­va­ta, a bas­so prez­zo e con l’abilità di adat­tar­si ad ambien­ti diver­si con bas­si costi di mac­chi­na­ri, attrez­za­tu­ra e mate­ria­li tut­ti pro­ve­nien­ti dal­la Cina.

La pri­ma mos­sa del PCC per aggiu­di­car­si il favo­re del gover­no ango­la­no con­tro le impo­si­zio­ni del Fon­do Mone­ta­rio Inter­na­zio­na­le si pre­sen­tò nell’ottobre del 2004, quan­do la com­pa­gnia petro­li­fe­ra india­na Oil and Natu­ral Gas Cor­po­ra­tion, di pro­prie­tà sta­ta­le, si sta­va pre­pa­ran­do a chiu­de­re un enor­me con­trat­to per un valo­re di cir­ca $620 milio­ni, per l’acquisto del 50% del­la con­ces­sio­ne per lo sfrut­ta­men­to del­la piat­ta­for­ma petro­li­fe­ra deno­mi­na­ta Block 18. I cine­si fiu­ta­ro­no l’affare, fece­ro la clas­si­ca offer­ta dell’ultimo minu­to, e vin­se­ro la gara. Il fat­to è che deci­si­va per la deli­be­ra in extre­mis del gover­no ango­la­no fu la volon­tà del gover­no cine­se di ero­ga­re un pre­sti­to da $2 miliar­di al gover­no ango­la­no, libe­ran­do­lo di fat­to dal­la sua dipen­den­za con il Fon­do Mone­ta­rio Inter­na­zio­na­le. Le nego­zia­zio­ni tra la Cina e l’Angola si fece­ro sem­pre più strin­gen­ti a par­ti­re dal 2004, quan­do la Chi­na Exim Bank e la Chi­na Con­struc­tion Bank (CCB) for­ni­ro­no un pre­sti­to dal­va­lo­re di $145 milio­ni per finan­zia­re un pri­mo gran­de pro­get­to di rico­stru­zio­ne nazio­na­le. Il pre­sti­to finan­ziò 444 chi­lo­me­tri di linea fer­ro­via­ria attra­ver­so Luan­da e l’espansione del siste­ma elet­tri­co nel­la capi­ta­le, a Luban­go, a Nami­be e a Tom­b­wa. La Chi­na Exim Bank è una del­le tre strut­tu­re finan­zia­re prin­ci­pa­li in Ango­la, isti­tui­ta per attua­re le poli­ti­che sta­ta­li in mate­ria di indu­stria, di com­mer­cio este­ro e di IDE in pae­si in via di svi­lup­po. La ban­ca è sta­ta isti­tui­ta nel 1994 ed è con­trol­la­ta dal Con­si­glio di Sta­to cine­se. Que­sta ban­ca di Sta­to vie­ne con­si­de­ra­ta uno dei più impor­tan­ti isti­tu­ti finan­zia­ri al mon­do ed è diven­ta­ta la più gran­de fon­te di pre­sti­ti e finan­zia­men­ti per l’Africa sor­pas­san­do addi­rit­tu­ra la Ban­ca Mon­dia­le.

Tra il 2009 e il 2010 la Exim Bank e la Chi­na Deve­lo­p­ment Bank offri­ro­no pre­sti­ti per un valo­re di $110miliardi ai gover­ni dei pae­si in via di svi­lup­po, supe­ran­do la Ban­ca Mon­dia­le, che per una simi­le cifra ave­va impie­ga­to due anni tra il 2008 e il 2010. Se com­pa­ra­ta con le ana­lo­ghe isti­tu­zio­ni finan­zia­rie occi­den­ta­li la Exim Bank van­ta riser­ve finan­zia­rie tren­ta vol­te più gran­di di quel­le del­le sue più vici­ne riva­li. Un’altra linea di cre­di­to tra Cina e Ango­la è rap­pre­sen­ta­ta dal­la Chi­na Inter­na­tio­nal Fund Ltd (CIF),una com­pa­gnia con sede a Hong Kong, isti­tui­ta nel 2003 e in stret­to con­tat­to con il Gabi­ne­te de Recon­strução Nacio­nal per quan­to riguar­da l’erogazione di pre­sti­ti tra Cina e Ango­la. Infat­ti, il GRN è sta­to crea­to, pro­prio, con l’intento di rice­ve­re e gesti­re le linee di cre­di­to pro­ve­nien­ti dal­la Chi­na Inter­na­tio­nal Fund Ltd. Secon­do il Mini­stro del­le finan­ze ango­la­no i pre­sti­ti del­la CIF, dal2005 al 2007, han­no rag­giun­to i $2,9 miliar­di. Que­sti fon­di sono sta­ti desti­na­ti pre­va­len­te­men­te ai vari pro­get­ti di rico­stru­zio­ne di stra­de e linee fer­ro­via­rie, per la costru­zio­ne di una rete fogna­ria a Luan­da e per un nuo­vo aero­por­to nel­la capi­ta­le. Il ter­zo cana­le di sov­ven­zio­ne pro­vie­ne dal­la Chi­na Deve­lo­p­ment Bank (CDB), la qua­le ha mostra­to gran­de inte­res­se per gli inve­sti­men­ti nel set­to­re agri­co­lo ango­la­no. Dal 2002 al 2009, la ban­ca ha inve­sti­to la cifra di $1 miliar­do nell’agricoltura e il capo del CEO, Chen Yuan, ha dichia­ra­to che l’impiego di capi­ta­le sarà aumen­ta­to se rite­nu­to neces­sa­rio.

A con­fer­ma del­la paro­la data, nel set­tem­bre del 2010, la CDB este­se la sua linea di cre­di­to con un ulte­rio­re pre­sti­to di $4 miliar­di, arri­van­do nel 2012 a una linea di cre­di­to com­ples­si­va dal valo­re di $9,5 miliar­di. Oltre alle già cita­te tre ban­che di inve­sti­men­to cine­si, negli anni se ne sono aggiun­te sem­pre di nuo­ve, come la Indu­strial and Com­mer­cial Bank of Chi­na (ICBC), la qua­le con i suoi azio­ni­sti fece un viag­gio in Ango­la nel 2009, pro­prio per son­da­re il ter­re­no in vista di pos­si­bi­li inve­sti­men­ti futu­ri. Inol­tre, la ICBC è la più gran­de ban­ca com­mer­cia­le del­la Cina. Il debi­to ester­no dell’Angola è infat­ti gra­dual­men­te dimi­nui­to negli anni imme­dia­ta­men­te suc­ces­si vial con­flit­to civi­le, dal 39,5% del PIL nel 2005, al 20,7% nel 2006, al 15,6% nel 2007. La cre­sci­ta del PIL nel 2008 è sta­ta di cir­ca 26,6% e allo stes­so tem­po si è regi­stra­ta una dimi­nu­zio­ne dell’inflazione. Dal 2002 l’ammontare dei pre­sti­ti e degli aiu­ti cine­si è cre­sciu­to sta­bil­men­te e i lega­mi poli­ti­ci tra Luan­da e Pechi­no si sono note­vol­men­te raf­for­za­ti. Infat­ti, la Cina ha aumen­ta­to in manie­ra signi­fi­ca­ti­va il volu­me del com­mer­cio e degli inve­sti­men­ti in Ango­la non sol­tan­to nel set­to­re del­le infra­strut­tu­re e dei tra­spor­ti ma in tut­ti i cam­pi. Un pro­ble­ma, tut­ta­via, è rap­pre­sen­ta­to dal fat­to che la mag­gior par­te degli accor­di con le socie­tà d’investimento cine­si (come la Exim Bank) inclu­do­no la clau­so­la che il 70% dei pro­get­ti deb­baes­se­re asse­gna­to esclu­si­va­men­te a socie­tà cine­si e che solo il 30% del­le com­mes­se sia asse­gna­to acom­pa­gnie loca­li. Que­sta con­di­zio­ne ha scon­cer­ta­to gli impren­di­to­ri ango­la­ni, ma non è il solo ele­men­to di pre­oc­cu­pa­zio­ne. Infat­ti, dove il gover­no ango­la­no non ha fat­to una richie­sta spe­ci­fi­ca di uti­liz­zo di lavo­ra­to­ri loca­li, le com­pa­gnie cine­si han­no impor­ta­to tut­ta la for­za lavo­ro dal pro­prio pae­se. La mag­gior par­te di que­sti lavo­ra­to­ri cine­si sono migran­ti (sen­za nes­su­na com­pe­ten­za spe­ci­fi­ca che pos­sa giu­sti­fi­ca­re il loro uti­liz­zo) che entra­no nel pae­se nell’ambito di que­ste linee di cre­di­to. Que­sta popo­la­zio­ne di lavo­ra­to­ri vive in cam­pi chiu­si, spes­so crea­ti a ridos­so degli stes­si can­tie­ri, e non han­no pra­ti­ca­men­te alcun con­tat­to con la popo­la­zio­ne loca­le.

La ragio­ne che ha spin­to il mana­ge­ment cine­se a uti­liz­za­re la pro­pria for­za lavo­ro è la neces­si­tà di com­ple­ta­re i pro­get­ti nel più bre­ve tem­po pos­si­bi­le e con il minor nume­ro di com­pli­ca­zio­ni. Anche gra­zie a que­sti tra­sfe­ri­men­ti for­za­ti di per­so­ne, il nume­ro di cine­si che risie­do­no in Ango­la è cre­sciu­to signi­fi­ca­ti­va­men­te nel cor­so del­le ulti­me due deca­di. Nel 2006 i cine­si sor­pas­sa­ro­no i por­to­ghe­si con cir­ca 15.000 resi­den­ti in Ango­la con visti di lavo­ro. L’anno suc­ces­si­vo i cine­si ave­va­no rag­giun­to più di 22.000 uni­tà, secon­do i dati for­ni­ti dal Mini­ste­ro degli Inter­ni dell’Angola. Tut­ta­via, secon­do altre sti­me i cine­si resi­den­ti in Ango­la sareb­be­ro mol­ti di più. Nel 2010 mol­ti pen­sa­to­ri cine­si rite­ne­va­no che il nume­ro di lavo­ra­to­ri e com­mer­cian­ti cine­si si aggi­ras­se­ro intor­no alle 100.000 per­so­ne. Nel 2013 le sta­ti­sti­che atte­sta­va­no che il nume­ro di resi­den­ti cine­si in Ango­la fos­se mag­gio­re di 260.000 abi­tan­ti, ren­den­do­la di gran lun­ga la più gran­de comu­ni­tà stra­nie­ra del pae­se. Oggi­gior­no è dif­fi­ci­le sta­bi­li­re quan­ti real­men­te sia­no i cit­ta­di­ni cine­si in Ango­la, tra i lavo­ra­to­ri che ven­go­no per lavo­ra­re a un pro­get­to spe­ci­fi­co e poi ritor­na­no in patria, e quel­li che, inve­ce, che deci­do­no di rima­ne­re. Sicu­ra­men­te i nume­ri saran­no desti­na­ti a sali­re visto il raf­for­za­men­to e la sem­pre più stret­ta col­la­bo­ra­zio­ne fra que­sti due pae­si. Nel 2011, più del 30% del petro­lio ango­la­no espor­ta­to era diret­to ver­so orien­te, per un ammon­ta­re pari al 16% del tota­le del petro­lio impor­ta­to da Pechi­no. Nel 2018, la cifra è cre­sciu­ta anco­ra in manie­ra esor­bi­tan­te, rag­giun­gen­do il 65% dell’export di greg­gio ver­so la Cina. Men­tre duran­te la pri­ma metà del 2019 l’esportazione di petro­lio ver­so la Cina è sali­ta al 68%, por­tan­do l’Angola ad esse­re attual­men­te il mag­gior part­ner com­mer­cia­le del­la Cina in Afri­ca.

Anche sot­to la pre­si­den­za di João Luo­re­nço le part­ner­ship stra­te­gi­ca tra Cina e Ango­la non sem­bra arre­star­si. Duran­te la pri­ma visi­ta, nell’ottobre del 2018, del nuo­vo pre­si­den­te Luo­ren­co a Pechi­no, accol­to dal Pri­mo Mini­stro cine­se Li Keqiang, le par­ti han­no affer­ma­to anco­ra una vol­ta di voler incre­men­ta­re la mutua assi­sten­za e la pro­mo­zio­ne di inve­sti­men­ti in nuo­vi cam­pi dell’economia ango­la­na. Inol­tre, il mini­stro Li ha inco­rag­gia­to le com­pa­gnie cine­si a inve­sti­re in Ango­la e ha sol­le­ci­ta­to il gover­no di Luo­re­nço a intra­pren­de­re misu­re mag­gio­ri in mate­ria di pro­te­zio­ne e sal­va­guar­dia dei cit­ta­di­ni cine­si pre­sen­ti in ter­ri­to­rio ango­la­no. Ulte­rio­ri det­ta­gli dell’accordo non sono sta­ti resi pub­bli­ci, ma sicu­ra­men­te la Cina ha dato il suo ben­ve­nu­to al suc­ces­so­re di dos San­tos come meglio non rie­sce a fare. Anche il nuo­vo gover­no sot­to la gui­da di Luo­ren­co ha deci­so, quin­di, di con­ti­nua­re la stra­da del suo pre­de­ces­so­re, affi­dan­do­si al dra­go­ne cine­se come mag­gior part­ner per usci­re da una cri­si che per il popo­lo ango­la­no dura ormai da trop­po tem­po. Un nuo­vo ven­to si sta abbat­ten­do sul con­ti­nen­te afri­ca­no, e come dis­se l’ex pre­si­den­te del­lo Zim­ba­b­we, Robert Muga­be: “ci sia­mo vol­ta­ti ver­so est, dove il sole sor­ge, vol­gen­do le spal­le all’ovest, dove il sole tra­mon­ta”.

Con­di­vi­di:
I commenti sono chiusi