“Finalmente posso andare” racconta la convivenza con la perdita di mia nonna Marisa e mia zia Luciana durante il lockdown da Covid19. Il virus non ha avuto nulla a che fare con la loro scomparsa ma è diventato l’ostacolo tra me e la mia famiglia.
Ero chiusa in casa e due parti di me se ne erano appena andate. Ho iniziato così, d’istinto, a cercare nella realtà un modo per esprimere questo vuoto.
Continuo a cercarle nei gesti, nelle case, nelle persone che mi sono vicine e nel mio archivio fotografico degli ultimi due anni. È curioso come nel buio si continui, inconsciamente, a cercare la luce. “Finalmente posso andare” è l’addio che non ho avuto la possibilità di dare.
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