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Novembre
2 Novembre 2023

TRA CON­FLIT­TI E TRA­SFOR­MA­ZIO­NI: LA CINA NEL PAS­SAG­GIO DAI TRAT­TA­TI INE­GUA­LI ALLA RIVO­LU­ZIO­NE DEL 1949

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L’Asia del XIX seco­lo era un con­ti­nen­te con un siste­ma sino­cen­tri­co, nel qua­le la Cina ave­va un ruo­lo cen­tra­le e altri pae­si, come Corea e Giap­po­ne, rico­no­sce­va­no la sua supe­rio­ri­tà a livel­lo mili­ta­re, poli­ti­co e com­mer­cia­le. La Cina intrat­te­ne­va rela­zio­ni con i pae­si vici­ni con un siste­ma basa­to sui tri­bu­ti: c’erano una serie di amba­sce­rie che si reca­va­no a Pechi­no per por­ta­re doni all’imperatore nell’ambito di ceri­mo­nie che era­no occa­sio­ni per raf­for­za­re gli scam­bi. In cam­bio que­sti pae­si rice­ve­va­no bene­vo­len­za, pro­te­zio­ne mili­ta­re e soprat­tut­to il per­mes­so di com­mer­cia­re. Que­sto siste­ma tri­bu­ta­rio era chiu­so e tut­to ciò che ne sta­va al di fuo­ri era con­si­de­ra­to il mon­do dei bar­ba­ri, tra cui le gran­di poten­ze euro­pee come Regno Uni­to e Fran­cia. La pri­ma ave­va cer­ca­to di apri­re un dia­lo­go fin dal 1793, invian­do un’ambasceria per chie­de­re l’apertura del­le rela­zio­ni com­mer­cia­li e diplo­ma­ti­che, ma la rispo­sta cine­se fu sem­pre net­ta: non abbia­mo biso­gno di rela­zio­ni con i pae­si occi­den­ta­li.

Gli ingle­si, da buo­ni colo­nia­li­sti, rea­gi­ro­no dif­fon­den­do una mer­ce che dove­va rom­pe­re il muro cine­se: l’oppio. Que­sto fu intro­dot­to a ini­zio ‘800 tra­mi­te l’India, cor­rom­pen­do mer­can­ti cine­si e fun­zio­na­ri loca­li che riu­sci­ro­no a far entra­re l’oppio da Can­ton, uno dei mag­gio­ri por­ti com­mer­cia­li dell’epoca. Così facen­do l’Inghilterra pro­vo­cò nel­l’im­pe­ro del­la dina­stia Qing del­le gra­vi con­se­guen­ze dal pun­to di vista socia­le.

La Cina cer­cò di difen­der­si con una serie di divie­ti e mag­gio­ri con­trol­li ma, al cre­sce­re del com­mer­cio ille­ga­le, deci­se di seque­stra­re tut­te le mer­ci. L’Inghilterra rispo­se con la for­za mili­ta­re, sca­te­nan­do quel­la che è cono­sciu­ta come Pri­ma guer­ra dell’oppio, scop­pia­ta nel 1839 e con­clu­sa­si nel 1842 con la vit­to­ria mili­ta­re di Lon­dra e la fir­ma del Trat­ta­to di Nan­chi­no. Il pri­mo dei cosid­det­ti trat­ta­ti ine­gua­li deter­mi­nò la fine del siste­ma tri­bu­ta­rio asia­ti­co sino­cen­tri­co. Infat­ti, il trat­ta­to pre­ve­de­va la ces­sio­ne di Hong Kong all’Inghilterra, che rima­se ingle­se fino al 1997, l’apertura di vari por­ti alle navi com­mer­cia­li stra­nie­re, paga­men­ti di inden­ni­tà di guer­ra e altre clau­so­le mol­to svan­tag­gio­se per la Cina, che, suc­ces­si­va­men­te subì l’estensione di tali dirit­ti sul pro­prio ter­ri­to­rio anche ver­so altri pae­si, come Fran­cia e Sta­ti Uni­ti.

L’Impero Man­ce­se cer­cò di non appli­ca­re le dispo­si­zio­ni pre­vi­ste dai trat­ta­ti ine­gua­li, il com­mer­cio d’oppio non diven­ne lega­le ma la pro­du­zio­ne aumen­tò vista la gran­de richie­sta inter­na ed ini­ziò a esse­re pro­dot­to anche in Cina, in par­ti­co­la­re al sud. Inol­tre, l’Impero non per­mi­se l’effettivo acces­so degli stra­nie­ri ai por­ti e alle cit­tà. Ciò pro­vo­cò una rea­zio­ne mol­to dura da par­te dell’Inghilterra e del­la Fran­cia: un inter­ven­to con­giun­to, appog­gia­to dagli ame­ri­ca­ni e che por­tò alla Secon­da guer­ra dell’oppio. Un cor­po di spe­di­zio­ne assa­lì dap­pri­ma Can­ton e Tia­n­jin e poi, nel 1860, sfon­dò a Pechi­no dove ven­ne sac­cheg­gia­to e dato alle fiam­me il Palaz­zo d’Estate, resi­den­za del­la dina­stia Qing. Furo­no fir­ma­ti due trat­ta­ti, quel­lo di Tia­n­jin e quel­lo di Pechi­no, che sta­bi­li­ro­no ulte­rio­ri con­di­zio­ni sfa­vo­re­vo­li: ven­ne­ro aper­ti altri 11 por­ti, i mer­can­ti e i mis­sio­na­ri stra­nie­ri pote­ro­no cir­co­la­re libe­ra­men­te, gli fu garan­ti­to libe­ro acces­so del­le flot­te alla rete flu­via­le cine­se e pas­sag­gio pri­vi­le­gia­to alle regio­ni inter­ne per il com­mer­cio.

Tut­to ciò pro­vo­cò effet­ti deva­stan­ti sull’economia dell’Impero Cine­se: ci fu un aumen­to del­le tas­se e il mal­con­ten­to del­la popo­la­zio­ne si fece pres­san­te per la dina­stia. Tra il 1860 e il 1895, con la poli­ti­ca del­la por­ta aper­ta, tut­te le poten­ze occi­den­ta­li ave­va­no in Cina le mede­si­me con­di­zio­ni e oppor­tu­ni­tà. Con il con­ti­nuo aumen­to del­le impo­ste inter­ne, ci fu un gros­so impo­ve­ri­men­to che rese la Cina un impe­ro allo sban­do. Davan­ti a que­sta situa­zio­ne di umi­lia­zio­ne si farà sen­ti­re sem­pre di più il mal­con­ten­to inter­no che darà il via a una serie di rivol­te, tra cui la Rivol­ta dei Boxer del 1900: con un attac­co alle infra­strut­tu­re del­le poten­ze occi­den­ta­li, l’assassinio del rap­pre­sen­tan­te diplo­ma­ti­co tede­sco e l’assedio al quar­tie­re del­le rap­pre­sen­tan­ze diplo­ma­ti­che. Le poten­ze occi­den­ta­li orga­niz­za­ro­no un inter­ven­to inter­na­zio­na­le con­giun­to, al qua­le par­te­ci­pò anche l’Italia: anco­ra una vol­ta la Cina dovet­te subi­re un trat­ta­to sfa­vo­re­vo­le, il Pro­to­col­lo dei Boxer. Tra le nume­ro­se clau­so­le vi furo­no il paga­men­to di nuo­ve inden­ni­tà di guer­ra, l’insediamento di trup­pe stra­nie­re a Pechi­no e l’inserimento dell’imperatrice Cixi nel­la lista dei cri­mi­na­li di guer­ra.

Tra il 1906 e il 1907 ini­zia­ro­no una serie di atti­vi­tà e insur­re­zio­ni con­tro la dina­stia man­ce­se, che mira­ro­no, fal­len­do, a scac­cia­re la fami­glia impe­ria­le. Il pun­to di par­ten­za del­la rivol­ta fu la cit­tà di Wuchang, sede del­la Nuo­va Arma­ta volu­ta dell’imperatrice e coman­da­ta da Yuan Shi­kai, ma anche di alcu­ne orga­niz­za­zio­ni rivo­lu­zio­na­rie che ave­va­no con­tat­ti con la Lega Giu­ra­ta gui­da­ta da Sun Yat-Sen e fon­da­ta a Tokyo nel 1905, con lo sco­po di rove­scia­re la dina­stia man­ce­se e crea­re un nuo­vo asset­to poli­ti­co di tipo repub­bli­ca­no. Fu la nazio­na­liz­za­zio­ne del­le fer­ro­vie nel 1911 a sca­te­na­re la ribel­lio­ne che par­tì da Wuchang il 10 otto­bre e che por­tò alla cadu­ta del­la dina­stia. Wuchang si dichia­rò indi­pen­den­te dal gover­no cen­tra­le e i gior­ni seguen­ti nume­ro­se altre cit­tà segui­ro­no l’esempio e strin­se­ro rap­por­ti con la Lega. Il 1° gen­na­io 1912 ven­ne pro­cla­ma­ta la Repub­bli­ca di Cina, nel­la qua­le anco­ra per­si­ste­va la divi­sio­ne ter­ri­to­ria­le, dovu­ta cer­ta­men­te alla lun­ga serie di aggres­sio­ni mili­ta­ri da par­te del­le poten­ze occi­den­ta­li ma anche a una com­ples­sa rete di pote­ri regio­na­li gesti­ti, spes­so dispo­ti­ca­men­te, da signo­ri del­la guer­ra loca­li.

Sun Yat-Sen fu ini­zial­men­te Pre­si­den­te del­la Repub­bli­ca, tut­ta­via, con l’obiettivo di abbat­te­re defi­ni­ti­va­men­te la dina­stia man­ce­se, cedet­te il pote­re a un uomo vici­no alla casa impe­ria­le, Yuan Shi­kai. Egli ras­si­cu­rò Yat-Sen sull’abdicazione dell’imperatore Pu Yi e così si aprì la stra­da per accen­tra­re il pote­re nel­le sue mani. Nel frat­tem­po, i rivo­lu­zio­na­ri del­la Lega Giu­ra­ta l’avevano tra­sfor­ma­ta nel Kuo­min­tang, il Par­ti­to Nazio­na­li­sta. Nel dicem­bre del 1912 ci furo­no le pri­me ele­zio­ni repub­bli­ca­ne, uno dei rari momen­ti di demo­cra­zia nel­la sto­ria cine­se. Il Par­ti­to Nazio­na­li­sta si assi­cu­rò la vit­to­ria con il 45% dei voti, ma men­tre il rivo­lu­zio­na­rio e mem­bro fon­da­to­re del­la Lega Giu­ra­ta Song Jiao­ren era in viag­gio, ver­so Pechi­no per for­ma­re il nuo­vo gover­no, fu assas­si­na­to. Così tra il 1913 e il 1914, Shi­kai pro­se­guì il pro­ces­so di cen­tra­liz­za­zio­ne del pote­re arri­van­do a scio­glie­re le assem­blee rap­pre­sen­ta­ti­ve e a dichia­ra­re fuo­ri leg­ge il Kuo­min­tang. Si pro­cla­mò “gran­de impe­ra­to­re costi­tu­zio­na­le” pro­fes­san­do la volon­tà di met­te­re fine ai disor­di­ni inter­ni al pae­se.

Quan­do nel 1916 Yuan Shi­kai morì, il mon­do si tro­va­va nel pie­no del­la Gran­de Guer­ra e la Cina stes­sa non fu esen­te dall’inutile stra­ge. Infat­ti, appro­fit­tan­do anche del vuo­to di pote­re e del­la divi­sio­ne inter­na in Cina, non­ché del­la pro­pria supe­rio­ri­tà mili­ta­re, l’impero giap­po­ne­se si con­cen­trò sul­la poli­ti­ca di espan­sio­ni­smo ver­so la neo­na­ta Repub­bli­ca, che dovet­te subi­re l’umiliazione del­le famo­se 21 doman­de. Si trat­ta di un arti­co­la­to elen­co di richie­ste, divi­so in cin­que grup­pi, di cui l’ultimo con­te­ne­va quel­le più seve­re e umi­lian­ti. Il Giap­po­ne pre­ten­de­va di allar­ga­re i dirit­ti e i pri­vi­le­gi in varie regio­ni, inse­ri­re con­si­glie­ri nip­po­ni­ci nei set­to­ri poli­ti­ci, mili­ta­ri e finan­zia­ri tra­sfor­man­do, de fac­to ma non de jure, la Cina in un pro­tet­to­ra­to. Il 7 mag­gio, det­to Gior­no dell’Umiliazione Nazio­na­le, la Cina fu costret­ta ad accet­ta­re par­te del­le richie­ste (quin­to grup­po esclu­so) veden­do minac­cia­ta la pro­pria sovra­ni­tà. Fra i poli­ti­ci cine­si, nel frat­tem­po, si svi­lup­pò una dura bat­ta­glia tra favo­re­vo­li e con­tra­ri all’intervento nel­la guer­ra mon­dia­le, che si con­clu­se con la dichia­ra­zio­ne for­ma­le di guer­ra con­tro la Ger­ma­nia, nell’aprile del 1917, gra­zie anche ad un sostan­zio­so pre­sti­to giap­po­ne­se.

La Pri­ma guer­ra mon­dia­le ave­va quin­di visto il Giap­po­ne pun­ta­re con arro­gan­za a tra­sfor­ma­re la Cina in un pro­tet­to­ra­to, con la con­se­guen­za di far sor­ge­re un movi­men­to nazio­na­li­sta, ani­ma­to da stu­den­ti e intel­let­tua­li, che emer­se con for­za nel­la pri­ma­ve­ra del 1919. Meglio cono­sciu­to come movi­men­to del Quat­tro mag­gio 1919, esso nac­que per con­te­sta­re la pace di Ver­sail­les che ave­va sta­bi­li­to, sopra la testa di una Cina divi­sa, di man­te­ne­re l’ex con­ces­sio­ne tede­sca del­lo Shan­dong sot­to il con­trol­lo giap­po­ne­se anzi­ché resti­tuir­la alla Cina.

In que­sta situa­zio­ne si fece sen­ti­re l’influenza dell’Unione Sovie­ti­ca e nel 1921 ven­ne fon­da­to a Shan­gai il Par­ti­to Comu­ni­sta Cine­se (PCC). Mol­ti gio­va­ni vide­ro il par­ti­to come un pun­to di rife­ri­men­to, in quan­to il mar­xi­smo era visto come la teo­ria giu­sta per la lot­ta del pae­se. Così si sal­da­ro­no due com­po­nen­ti: la pri­ma era quel­la nazio­na­li­sti­ca gui­da­ta da Sun Yat-Sen il qua­le, a capo del Kuo­min­tang, for­mò a Can­ton un gover­no che si con­trap­po­ne­va al gover­no dei Giap­po­ne­si, con sede a Pechi­no. La secon­da era appun­to quel­la del Par­ti­to Comu­ni­sta, del qua­le fu tra i 12 fon­da­to­ri lo stes­so Mao Zedong, all’epoca non anco­ra un con­sa­pe­vo­le mar­xi­sta.

Que­ste due real­tà cer­ca­ro­no ini­zial­men­te di tro­va­re dei pun­ti in comu­ne, per avvia­re una pro­fi­cua col­la­bo­ra­zio­ne in otti­ca anti-impe­ria­li­sta. Fu tut­ta­via bre­ve la dura­ta del cosid­det­to pri­mo fron­te uni­to tra que­sti due par­ti­ti, che tra il 1924 e il 1925 lavo­ra­ro­no a stret­to con­tat­to. Nel 1925 Sun Yat-Sen morì, ciò fece riaf­fio­ra­re tut­te le diver­gen­ze inter­ne al fron­te e que­sta espe­rien­za si rive­lò fal­li­men­ta­re. Negli anni suc­ces­si­vi i comu­ni­sti por­ta­ro­no avan­ti le gran­di agi­ta­zio­ni ope­ra­ie scop­pia­te a Shan­gai, Can­ton e in altre loca­li­tà, e sosten­ne­ro movi­men­ti con­ta­di­ni diret­ti con­tro i gran­di pro­prie­ta­ri ter­rie­ri. Il nuo­vo capo del Par­ti­to Nazio­na­li­sta, Chiang Kai-shek, avviò a par­ti­re dal 1927 una san­gui­no­sa repres­sio­ne nei con­fron­ti dei comu­ni­sti e costi­tuì a Nan­chi­no un gover­no, appog­gian­do­si sia sul­le poten­ze stra­nie­re sia sui signo­ri del­la guer­ra. Dopo la scon­fit­ta del 1927 il Par­ti­to Comu­ni­sta, inve­ce, si riti­rò nel­le cam­pa­gne dove i pochi mili­tan­ti anco­ra soprav­vis­su­ti si dedi­ca­ro­no all’elaborazione di una nuo­va stra­te­gia.

Mao Zedong, dopo aver assun­to la lea­der­ship del Par­ti­to Comu­ni­sta Cine­se, ha intro­dot­to una ver­sio­ne adat­ta­ta del mar­xi­smo cono­sciu­ta come “mar­xi­smo in for­ma cine­se”. Ha rico­no­sciu­to che la for­za trai­nan­te del­la rivo­lu­zio­ne cine­se risie­de­va nel­le aree rura­li, non nel­le cit­tà come soste­nu­to dal­le teo­rie euro­pee e leni­ni­ste. Nel 1931, si è tenu­to il pri­mo Con­gres­so dei Soviet a Rui­jin, nel­la pro­vin­cia di Jian­g­xi, che ha por­ta­to alla crea­zio­ne del­la Repub­bli­ca Sovie­ti­ca Cine­se. Mao è sta­to elet­to pre­si­den­te di que­sta repub­bli­ca, che è sta­ta carat­te­riz­za­ta come una “dit­ta­tu­ra demo­cra­ti­ca del pro­le­ta­ria­to e dei con­ta­di­ni”, anche se il pro­le­ta­ria­to com­pren­de­va prin­ci­pal­men­te arti­gia­ni e lavo­ra­to­ri agri­co­li. Due aspet­ti fon­da­men­ta­li di que­sta repub­bli­ca inclu­do­no la rifor­ma agra­ria, che pre­ve­de­va la requi­si­zio­ne del­le ter­re dei pro­prie­ta­ri ter­rie­ri sen­za com­pen­sa­zio­ne e la loro distri­bu­zio­ne ai con­ta­di­ni, e la leg­ge sul matri­mo­nio, vol­ta a eman­ci­pa­re le don­ne, abo­li­re i matri­mo­ni com­bi­na­ti e sem­pli­fi­ca­re il divor­zio. Que­ste poli­ti­che mira­va­no a risol­ve­re pro­ble­mi socia­li ed eco­no­mi­ci nel­l’a­rea di Jian­g­xi, dove la distri­bu­zio­ne del­le ter­re era estre­ma­men­te disu­gua­le e le don­ne ave­va­no biso­gno di mag­gio­re auto­no­mia nei loro matri­mo­ni.

Quan­do nel 1934 le trup­pe nazio­na­li­sti­che attac­ca­ro­no i comu­ni­sti nel Jian­g­xi, que­sti furo­no costret­ti ad abban­do­na­re il ter­ri­to­rio. Ebbe così luo­go la Lun­ga Mar­cia, un tra­git­to di 10.000 km che por­tò i comu­ni­sti a tra­sfe­rir­si a Yan’an, dove Mao orga­niz­zò nuo­va­men­te uno Sta­to da lui diret­to. Dei 90.000 cir­ca che era­no par­ti­ti per il Nord-Ove­st del pae­se, solo 7.000 arri­va­ro­no a desti­na­zio­ne. Quan­do il Giap­po­ne inva­se la Cina nel 1937, Kuo­min­tang e PCC tor­na­ro­no al fron­te comu­ne per com­bat­te­re il nemi­co. I nazio­na­li­sti subi­ro­no gra­vis­si­me per­di­te data la supe­rio­ri­tà dell’invasore nip­po­ni­co, anche per­ché lo affron­ta­ro­no fron­tal­men­te. D’altro can­to i comu­ni­sti, con­sa­pe­vo­li del­la loro impre­pa­ra­zio­ne mili­ta­re in un con­flit­to con­ven­zio­na­le, con­dus­se­ro una siste­ma­ti­ca azio­ne di guer­ri­glia nel­le cam­pa­gne con il soste­gno dei con­ta­di­ni.

Dal 1935 al 1944 i comu­ni­sti sta­bi­li­ro­no quin­di a Yan’an la loro base di pote­re, spe­ri­men­tan­do poli­ti­che e for­me di gover­no, di pro­pa­gan­da e mobi­li­ta­zio­ne che sareb­be­ro poi sta­te appli­ca­te in tut­to il pae­se, e che for­ni­ro­no un’esperienza ammi­ni­stra­ti­va cui poter fare rife­ri­men­to una vol­ta cata­pul­ta­ti al ver­ti­ce del pote­re di tut­ta la Cina riu­ni­fi­ca­ta. Qui si pose­ro le basi di un’etica, una cul­tu­ra e una let­te­ra­tu­ra socia­li­ste, e si spe­ri­men­tò la “linea di mas­sa”, basa­ta sul­la mobi­li­ta­zio­ne, sul­la cri­ti­ca e sull’autocritica, stru­men­ti che Mao impor­rà a più ripre­se negli anni suc­ces­si­vi, fino alla Rivo­lu­zio­ne cul­tu­ra­le, per chia­ma­re il pae­se a sfor­zi pro­dut­ti­vi o per com­bat­te­re i suoi nemi­ci in seno al par­ti­to.

Con lo scop­pio del­la Secon­da Guer­ra Mon­dia­le si pose fine all’isolamento del­la Cina, que­sta si tro­vò inse­ri­ta in una coa­li­zio­ne mon­dia­le di poten­ze in lot­ta con­tro il nazi­fa­sci­smo e il mili­ta­ri­smo nip­po­ni­co. Il 2 set­tem­bre 1945, il Giap­po­ne dichia­rò la resa incon­di­zio­na­ta, che pose fine sia alla Secon­da Guer­ra Mon­dia­le che a quel­la tra Cina e Giap­po­ne. Quan­do la guer­ra con il Giap­po­ne ebbe fine, Mao Zedong e i comu­ni­sti si tro­va­va­no sal­da­men­te inse­dia­ti in ampie zone del­la Cina set­ten­trio­na­le e cen­tra­le, men­tre Chiang Kai-shek e i nazio­na­li­sti con­trol­la­va­no le zone costie­re meri­dio­na­li e le gran­di cit­tà. Alla fine del­la guer­ra il Kuo­min­tang costi­tui­va il gover­no uffi­cia­le del­la Cina, rico­no­sciu­to non solo dal­le poten­ze occi­den­ta­li ma anche dall’Unione Sovie­ti­ca, la qua­le, pur appog­gian­do Mao, era con­vin­ta che Chiang Kai-Shek sareb­be sta­to in gra­do di assu­me­re, alla fine, il pie­no con­trol­lo dell’intero pae­se, in vir­tù di quel­la che appa­ri­va una for­za mili­ta­re assai supe­rio­re. La situa­zio­ne, però, andò evol­ven­do in tutt’altra dire­zio­ne. In segui­to al fal­li­men­to di trat­ta­ti­ve poco con­vin­te tra le due par­ti, nell’autunno del 1946 ebbe ini­zio la guer­ra civi­le. Essa pre­se una pie­ga in favo­re dei comu­ni­sti tra la fine del 1948 e l’inizio del 1949, quan­do, con la sor­pre­sa di ame­ri­ca­ni e sovie­ti­ci, que­sti pre­se­ro il soprav­ven­to sui nazio­na­li­sti, sba­ra­glian­do­ne le for­ze. Chiang Kai-shek e i suoi furo­no costret­ti a scap­pa­re sull’Isola di For­mo­sa, quel­la che oggi cono­scia­mo come Tai­wan o come Repub­bli­ca di Cina. Il 1° otto­bre 1949 Mao Zedong pro­cla­mò la nasci­ta del­la Repub­bli­ca popo­la­re cine­se.

I 110 anni tra il 1839 e il 1949, perio­do duran­te il qua­le la Cina ha per­so la sovra­ni­tà su una lar­ga fet­ta del suo ter­ri­to­rio in favo­re del­le poten­ze occi­den­ta­li, vie­ne con­si­de­ra­to il seco­lo del­le umi­lia­zio­ni. Per capi­re la Cina di oggi biso­gna ben con­si­de­ra­re il fat­to che il seco­lo del­le umi­lia­zio­ni è un perio­do di for­te cri­si iden­ti­ta­ria del pae­se e che par­te del­la legit­ti­mi­tà del PCC deri­va da que­sto: ha ripri­sti­na­to la sovra­ni­tà sul ter­ri­to­rio e ha por­ta­to la Cina ad un’ascesa poli­ti­ca ed eco­no­mi­ca. Non sono man­ca­te le pro­te­ste e le insur­re­zio­ni, come le mani­fe­sta­zio­ni in Piaz­za Tie­nan­men nel 1989 con­tro la repres­sio­ne media­ti­ca, la cor­ru­zio­ne nel par­ti­to e la disoc­cu­pa­zio­ne. Ciò nono­stan­te, la Repub­bli­ca popo­la­re rima­ne sal­da e nel nuo­vo seco­lo si appre­sta a sfi­da­re gli Sta­ti Uni­ti per il ruo­lo di pri­ma poten­za mon­dia­le.

 

Biblio­gra­fia:

Sal­va­do­ri M., Rivo­lu­zio­ne cine­se, Trec­ca­ni, 2006

Sama­ra­ni G., La Cina del nove­cen­to, Tori­no, Giu­lio Einau­di edi­to­re, 2004

Tom­ba L., Sto­ria del­la Repub­bli­ca popo­la­re cine­se, Mila­no, Mon­da­do­ri, 2002

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