Prima di portarmi al suo rifugio Piero San Giorgio mi ha chiesto due cose: di non rivelare mai la località esatta e di non fare fotografie panoramiche. Piero anni prima aveva lasciato il suo posto da top manager per prepararsi al collasso della società, era inutile per lui conservare un posto dentro il sistema visto che a breve sarebbe crollato. Con la sua famiglia ha intrapreso una lunga ricerca del luogo dove rifugiarsi e alla fine, questo lo posso dire, lo ha trovato sulle Alpi Svizzere. Sono lì con lui a documentare questa scelta radicale, i suoi bambini giocano intorno, c’è anche un ammiratore venuto dal Canada, a cui sta facendo una dedica sul suo libro. Piero non è il solo a prepararsi al collasso della società, sono arrivato a lui attraverso Andrea Proietti, un istruttore di sopravvivenza umbro, ero stato a casa sua ed ero rimasto colpito dalla quantità di attrezzature che riempivano il suo deposito e che avrebbero dovuto garantirgli la sopravvivenza di fronte ad un vasto scenario di eventi catastrofici, in primis il collasso economico e i conflitti sociali conseguenti, secondo lui imminenti. Le scelte di Andrea e di Piero ai miei occhi sono estreme, ma non sono per niente impulsive o provvisorie, sono scelte strutturate. Ci sono altre persone in Italia a pensarla come loro? Ho capito che sarebbe stato interessante documentarle. In un bar di Milano ho preso appuntamento con Marco Crotta, un ingegnere informatico, fondatore di uno dei siti di riferimento per coloro che si preparano ad affrontare eventi catastrofici ed emergenze. Mi dice che sono più di un migliaio le persone che sul forum del suo sito discutono su come prepararsi. Prepararsi a cosa? Con questa domanda sono andato a cercare le persone da fotografare. Ho conosciuto dodici persone distribuite nel centro e nord Italia. Alcune di loro si definiscono Prepper, un termine coniato in Nord America e che deriva da “to prepare”, altri Bushcraft, coloro che fanno sopravvivenza nei boschi e altri survivalisti. C’è anche chi non accetta nessuna definizione e continua la vita di sempre ma ha lo zaino già pronto, armi, acciarino, provviste ed un rifugio che lo aspetta.
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- Piero San Giorgio has left his position as a manager in order to prepare himself and his family for the collapse of society. He bought a house in a remote area of the Swiss Alps where they will take refuge when the time is right. In their pantry they enough supplies accumulated to feed ten people for about a year. In 2011 in France he published the book “Surviving à l’effondrement économique” which has sold over 50,000 copies “I’ve travelled extensively throughout Africa and I have realised how tough life can be. Initially I used to think that the African People would one day come to be as wealthy as we are. I have begun to think that we will soon end up like them. Due to the predatory nature of global economics, finance will cause the collapse. We should also consider the effects that pollution and overpopulation will have on society.” (Piero San Giorgio) Piero San Giorgio nella legnaia. L’autodifesa, anche armata è uno dei punti essenziali per sopravvivere al caos generato dal collasso economico. Piero San Giorgio ha lasciato il suo posto da manager per prepararsi al collasso della società. Ha acquistato una casa in una località isolata nelle alpi svizzere dove si rifugerà con la sua famiglia al momento opportuno. Nella dispensa ha accumulato provviste per dieci persone per un anno. Nel 2011 ha pubblicato in Francia il libro “Survivre à l’effondrement économique” che ha venduto oltre 50.000 copie, a Ottobre 2014 è uscito in Italia con il titolo “Sopravvivere al collasso economico”.
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- Tiziano “I am not a prepper, neither a survivalist nor nothing. I am preparing myself ever since I was little. I used to hunt and sleep in the woods. To me it was a game and even now, at the end of the day, it’s a game. But if something happens maybe I’ll be more ready than others … At home I always have two backpacks ready, one for me and one for my daughter, in case of earthquake”. Firenze, 2015 Tiziano nel suo laboratorio. La maschera è necessaria durante la lavorazione dei coltelli. “Non sono prepper, nè survival nè niente. Io mi preparo fin da quando ero piccolo. Cacciavo e dormivo nel bosco. Per me era un gioco, e anche adesso in fin dei conti è un gioco. Ma se succede qualcosa forse sarò più pronto di altri… In casa tengo tre zaini sempre pronti, per me, la mia compagna e mia figlia, in caso di terremoto”
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- Kit di sopravvivenza tascabile di Tiziano. “Più cose sai fare, meno cose devi mettere nello zaino”
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- Marco with his BOB (Bug Out Bag) on his shoulders. Marco is a computer engineer and founder of a website used as a reference point by Italian Preppers. In order to get ready he has studied on two main distinct scenarios: Argentina’s economic collapse in 2001 and The Siege of Sarajevo in 1994. “Our society is at risk especially from the economic side but when a system collapses it is easy that many things, one after the other, will collapse too, like a domino effect.” Milano, Italy, 2014 Milano, Marco con il suo BOB sulle spalle (Bug Out Bag), lo zaino sempre pronto che contiene il necessario per affrotare le prime ore di emergenza. Marco è ingegnere informatico, ha fondato il sito di riferimento per i preppers italiani: www.prepper.it Per prepararsi ha studiato due scenari principali: Argentina 2001 per quanto riguarda il crollo economico, e assedio di Sarajevo del 1994 per quanto riguarda scenari di conflitto
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- “Here we’re used to suffering, to get away with very little. In the city the change will be too abrupt. I believe in getting firewood, breed animals, have a vegetable garden, I believe in this that allows me independence from multinationals. And then in an existence (oppure life-support system) that allows you to produce your own food and to get a shelters without external aid.” Sibillini Mountains, 2014 Giuseppe con l’arco ed il falco con cui va a caccia, davanti ad uno dei suoi rifugi. Giuseppe forma istruttori di sopravvivenza. Dopo 20 anni passati a Roma ha deciso di tornare a Norcia dove cerca di raggiungere l’autosufficienza. Ha animali, coltiva e accumula scorte. Si allena nella caccia con l’arco e con i falchi, ha diversi rifugi nelle montagne e un container attrezzato per tutta la famiglia dove rifugiarsi in caso di necessità. “Qua siamo abituati a soffrire, a cavarcela con poco. Nelle città il cambiamento sarà troppo brusco. Credo nel farsi la legna, allevare animali, avere l’orto, credo in questo che mi permette l’indipendenza dalle multinazionali. E poi nella sopravvivenza che ti permette di procacciarti il cibo e di farti un riparo in assenza di aiuti esterni.”
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- Marco mentre costruisce un arco primitivo. Marco realizza effetti speciali per il cinema. Gestisce un canale su youtube dedicato al Buschcraft (sopravvivenza nei boschi). “Tra le tante minacce possibili, epidemie, collasso economico, e via dicendo, la peggiore in assoluto credo sia l’ignoranza, la mancanza di valori. Abbiamo completamente perso lo spirito di adattamento e di solidarieta’ dei nostri antenati. Scheggiare la pietra, costruirsi un arma, un riparo, creare il fuoco, cacciare e pescare, conoscere le piante selvatiche, non e’ un punto di arrivo ma di partenza. In caso di catastrofe questo da solo non ti garantirebbe la salvezza ma forse potrebbe aiutare la buona sorte.”
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- He has created an insulated and energy-independent container placed in the countryside of Bologna. He uses this as a lab to build and launch rockets. Stefano has been many years a volunteer in the italian public safety organisation. He has a small business and thinks that the biggest risks may be caused by natural disasters such as earthquakes and floods Bologna, 2014 Stefano è stato molti anni volontario della protezione civile. Ha una piccola azienda. Pensa che i rischi maggiori derivino da calamità naturali come terremoti e alluvioni. Possiede un container coibentato ed energeticamente indipendente che ha collocato nelle campagne di Medicina (Bologna). Utilizza il container come laboratorio per costruire e far decollare razzi. “Da piccolo ero affascinato dai cartoni animati di Miyazaki, in particolare gli scenari post-atomici di Conan, che in qualche modo mi condizionano anche oggi”