Andranno avanti
Solo le gambe,
stai sempre in disparte!
A questa corda
Una mano è rimasta in alto
Il corpo è sott’acqua,
si infrange contro il pontile
di una passeggiata
luminosa di ricordi.
Tutto sfavilla
Su questa passerella
C’è la mia infanzia
Ci sono tre cuori
Un pacchetto di sigarette
E una lampada ad olio
Io sono la sua fiammella
Io sono la mia fiammella.
Questo sogno è mio
Ma ormai
Faccio solo incubi
Continuo a cadere
Nel buio
E guardo sempre su.
Che poi
È come guardare indietro
E sono capovolto
Occhi che brillano
Un corpo gracile
Come un ramoscello
Si gonfia
Come una quercia secolare
Ma dura sempre un attimo
E non è che chieda di più
Adesso l’ho capito,
le scintille abitano negli attimi
occasioni, coincidenze
circostanze inaspettate
posti inusuali
mitizzati dai contrasti
rosso mare
ondeggiare come nave
in vicoli lunari
crateri di vetro bagnati,
non si vede niente.
Poco.
Si sente solo il ciuf ciuf
Del traghetto che
Ci viene a salvare
Per una sera
Per l’aurora
Per un istante,
dolce
profondo
come un pozzo
che cerca la sua fine
ma è notte
e c’è ancora vino
e ritorno a quel pontile
affogo nel vino
cosciente
di avere una mano verso l’alto
per fumare.
Mi ritrovo a Nizza
Il tuo profumo si fonde
Con quello delle saponerie
Mi ritrovo su uno scalino di Montmartre
Ubriaco in un vicolo di Cordoba
e odio Berlino.
Eppure questa nostalgia
È canaglia
Eppure ad ogni soffio
C’è un amore
E un tramonto
E una canzone
Che mi porta su quel monte.
Insignificante
Eppure mi sento grande.
Da quassù
Si vede l’orizzonte
E non c’è spazio
Per respirare
Devo
Scrivere
Scrivere
Scrivere
Ma non
Sempre dell’amore
E allora dove cerco il sole?
Innamorato dell’amore
Hai già dimenticato della rivoluzione?
O è forse, un amore platonico?
Solo qualcosa di concreto
Voglio
Pastelli di colori sciolti
In un fiume di astrattezza
Irrequieta
Di deserti mai visti
Di balli tribali mai danzati
Di cime mai scalate
Di feste popolari
A cui ancora
Non sono stato invitato
E come si vede la Turchia,
da quest’isola?
Quanti pensieri
Sono passati da questa filosofia
In quanti sobborghi
Ancora perdersi
Quante distese di vitigni
Ancora assaporare
Ricordi,
come si vedeva il cielo
da quella collina?
Sapresti ancora
Orientarti con le stelle?
Corri via veloce
Tra gli anfratti di polvere
Si alza una nebbia
Fitta e spessa
Come il marmo in queste cave
Come passi di milioni di persone
Che sbattono, in Brasile.
Una musica che non smetto
Di ascoltare
Chioschi e furti
Per le strade
Ninos olvidados
Per ritrovarsi
Nel sud dell’Argentina
In un’immensa landa variegata
Chiamata Patagonia.
Ho ricordato i viaggi
Che ancora non ho vissuto
Per scordarmi
Di quella fune aggrovigliata,
un soffio nel petto
dispiega le vele
del mio animo
che si nutre
d’istanti secolari
di cuori fugaci
di angoli, di sguardi.
Cerca luce, cerca terra
serve un faro che lo abbaglia,
finisce il giorno
e lui si incaglia
in questa desolata e frenetica
nostalgia canaglia.