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Dicembre
12 Dicembre 2024

NOSTALGIA CANAGLIA

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Andranno avanti

Solo le gambe,

stai sempre in disparte!

A questa corda

Una mano è rimasta in alto

Il corpo è sott’acqua,

si infrange contro il pontile 

di una passeggiata

luminosa di ricordi.

Tutto sfavilla

Su questa passerella

C’è la mia infanzia

Ci sono tre cuori

Un pacchetto di sigarette 

E una lampada ad olio

Io sono la sua fiammella

Io sono la mia fiammella. 

Questo sogno è mio 

Ma ormai

Faccio solo incubi

Continuo a cadere

Nel buio 

E guardo sempre su.

Che poi

È come guardare indietro

E sono capovolto

Occhi che brillano

Un corpo gracile

Come un ramoscello 

Si gonfia 

Come una quercia secolare

Ma dura sempre un attimo

E non è che chieda di più

Adesso l’ho capito,

le scintille abitano negli attimi 

occasioni, coincidenze 

circostanze inaspettate 

posti inusuali 

mitizzati dai contrasti

rosso mare

ondeggiare come nave

in vicoli lunari 

crateri di vetro bagnati,

non si vede niente. 

Poco.

Si sente solo il ciuf ciuf 

Del traghetto che

Ci viene a salvare 

Per una sera 

Per l’aurora

Per un istante, 

dolce

profondo

come un pozzo

che cerca la sua fine

ma è notte

e c’è ancora vino

e ritorno a quel pontile 

affogo nel vino

cosciente

di avere una mano verso l’alto 

per fumare. 

Mi ritrovo a Nizza 

Il tuo profumo si fonde

Con quello delle saponerie 

Mi ritrovo su uno scalino di Montmartre

Ubriaco in un vicolo di Cordoba

e odio Berlino.

Eppure questa nostalgia 

È canaglia

Eppure ad ogni soffio

C’è un amore

E un tramonto

E una canzone

Che mi porta su quel monte.

Insignificante

Eppure mi sento grande. 

Da quassù

Si vede l’orizzonte 

E non c’è spazio 

Per respirare

Devo

Scrivere

Scrivere

Scrivere

Ma non 

Sempre dell’amore

E allora dove cerco il sole?

Innamorato dell’amore 

Hai già dimenticato della rivoluzione?

O è forse, un amore platonico? 

Solo qualcosa di concreto

Voglio

Pastelli di colori sciolti 

In un fiume di astrattezza

Irrequieta 

Di deserti mai visti

Di balli tribali mai danzati 

Di cime mai scalate

Di feste popolari 

A cui ancora

Non sono stato invitato 

E come si vede la Turchia,

da quest’isola? 

Quanti pensieri 

Sono passati da questa filosofia 

In quanti sobborghi 

Ancora perdersi

Quante distese di vitigni 

Ancora assaporare 

Ricordi, 

come si vedeva il cielo

da quella collina? 

Sapresti ancora 

Orientarti con le stelle?

Corri via veloce 

Tra gli anfratti di polvere 

Si alza una nebbia

Fitta e spessa

Come il marmo in queste cave 

Come passi di milioni di persone

Che sbattono, in Brasile. 

Una musica che non smetto

Di ascoltare 

Chioschi e furti 

Per le strade

Ninos olvidados 

Per ritrovarsi 

Nel sud dell’Argentina 

In un’immensa landa variegata

Chiamata Patagonia.

 

Ho ricordato i viaggi

Che ancora non ho vissuto

Per scordarmi 

Di quella fune aggrovigliata, 

un soffio nel petto

dispiega le vele

del mio animo

che si nutre

d’istanti secolari

di cuori fugaci 

di angoli, di sguardi. 

Cerca luce, cerca terra

serve un faro che lo abbaglia, 

finisce il giorno

e lui si incaglia

in questa desolata e frenetica 

nostalgia canaglia.  

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