12

Dicembre
12 Dicembre 2024

NOSTAL­GIA CANA­GLIA

0 CommentI
111 visualizzazioni
3 min

Andran­no avan­ti

Solo le gam­be,

stai sem­pre in dispar­te!

A que­sta cor­da

Una mano è rima­sta in alto

Il cor­po è sott’acqua,

si infran­ge con­tro il pon­ti­le 

di una pas­seg­gia­ta

lumi­no­sa di ricor­di.

Tut­to sfa­vil­la

Su que­sta pas­se­rel­la

C’è la mia infan­zia

Ci sono tre cuo­ri

Un pac­chet­to di siga­ret­te 

E una lam­pa­da ad olio

Io sono la sua fiam­mel­la

Io sono la mia fiam­mel­la. 

Que­sto sogno è mio 

Ma ormai

Fac­cio solo incu­bi

Con­ti­nuo a cade­re

Nel buio 

E guar­do sem­pre su.

Che poi

È come guar­da­re indie­tro

E sono capo­vol­to

Occhi che bril­la­no

Un cor­po gra­ci­le

Come un ramo­scel­lo 

Si gon­fia 

Come una quer­cia seco­la­re

Ma dura sem­pre un atti­mo

E non è che chie­da di più

Ades­so l’ho capi­to,

le scin­til­le abi­ta­no negli atti­mi 

occa­sio­ni, coin­ci­den­ze 

cir­co­stan­ze ina­spet­ta­te 

posti inu­sua­li 

mitiz­za­ti dai con­tra­sti

ros­so mare

ondeg­gia­re come nave

in vico­li luna­ri 

cra­te­ri di vetro bagna­ti,

non si vede nien­te. 

Poco.

Si sen­te solo il ciuf ciuf 

Del tra­ghet­to che

Ci vie­ne a sal­va­re 

Per una sera 

Per l’aurora

Per un istan­te, 

dol­ce

pro­fon­do

come un poz­zo

che cer­ca la sua fine

ma è not­te

e c’è anco­ra vino

e ritor­no a quel pon­ti­le 

affo­go nel vino

coscien­te

di ave­re una mano ver­so l’alto 

per fuma­re. 

Mi ritro­vo a Niz­za 

Il tuo pro­fu­mo si fon­de

Con quel­lo del­le sapo­ne­rie 

Mi ritro­vo su uno sca­li­no di Mont­mar­tre

Ubria­co in un vico­lo di Cor­do­ba

e odio Ber­li­no.

Eppu­re que­sta nostal­gia 

È cana­glia

Eppu­re ad ogni sof­fio

C’è un amo­re

E un tra­mon­to

E una can­zo­ne

Che mi por­ta su quel mon­te.

Insi­gni­fi­can­te

Eppu­re mi sen­to gran­de. 

Da quas­sù

Si vede l’orizzonte 

E non c’è spa­zio 

Per respi­ra­re

Devo

Scri­ve­re

Scri­ve­re

Scri­ve­re

Ma non 

Sem­pre dell’amore

E allo­ra dove cer­co il sole?

Inna­mo­ra­to dell’amore 

Hai già dimen­ti­ca­to del­la rivo­lu­zio­ne?

O è for­se, un amo­re pla­to­ni­co? 

Solo qual­co­sa di con­cre­to

Voglio

Pastel­li di colo­ri sciol­ti 

In un fiu­me di astrat­tez­za

Irre­quie­ta 

Di deser­ti mai visti

Di bal­li tri­ba­li mai dan­za­ti 

Di cime mai sca­la­te

Di feste popo­la­ri 

A cui anco­ra

Non sono sta­to invi­ta­to 

E come si vede la Tur­chia,

da quest’isola? 

Quan­ti pen­sie­ri 

Sono pas­sa­ti da que­sta filo­so­fia 

In quan­ti sob­bor­ghi 

Anco­ra per­der­si

Quan­te diste­se di viti­gni 

Anco­ra assa­po­ra­re 

Ricor­di, 

come si vede­va il cie­lo

da quel­la col­li­na? 

Sapre­sti anco­ra 

Orien­tar­ti con le stel­le?

Cor­ri via velo­ce 

Tra gli anfrat­ti di pol­ve­re 

Si alza una neb­bia

Fit­ta e spes­sa

Come il mar­mo in que­ste cave 

Come pas­si di milio­ni di per­so­ne

Che sbat­to­no, in Bra­si­le. 

Una musi­ca che non smet­to

Di ascol­ta­re 

Chio­schi e fur­ti 

Per le stra­de

Ninos olvi­da­dos 

Per ritro­var­si 

Nel sud dell’Argentina 

In un’immensa lan­da varie­ga­ta

Chia­ma­ta Pata­go­nia.

 

Ho ricor­da­to i viag­gi

Che anco­ra non ho vis­su­to

Per scor­dar­mi 

Di quel­la fune aggro­vi­glia­ta, 

un sof­fio nel pet­to

dispie­ga le vele

del mio ani­mo

che si nutre

d’istanti seco­la­ri

di cuo­ri fuga­ci 

di ango­li, di sguar­di. 

Cer­ca luce, cer­ca ter­ra

ser­ve un faro che lo abba­glia, 

fini­sce il gior­no

e lui si inca­glia

in que­sta deso­la­ta e fre­ne­ti­ca 

nostal­gia cana­glia.  

Con­di­vi­di:
I commenti sono chiusi