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Novembre
25 Novembre 2024

EDU­CA­ZIO­NE SEN­TI­MEN­TA­LE: UN DIA­LO­GO PER IL BENES­SE­RE COL­LET­TI­VO

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Il tema dell’educazione sen­ti­men­ta­le, affet­ti­va e ses­sua­le appar­tie­ne cicli­ca­men­te al dibat­ti­to pub­bli­co e poli­ti­co, negli anni diver­se sono le figu­re di stu­dio­si che han­no affron­ta­to la que­stio­ne come Hel­ler, Reich, Illouz. Le testa­te gior­na­li­sti­che e la cul­tu­ra si occu­pa­no spes­so dell’argomento ad onda­te, seguen­do i feno­me­ni di cro­na­ca, prin­ci­pal­men­te fem­mi­ni­ci­di; que­sti costi­tui­sco­no un pro­ble­ma rea­le — men­tre scri­vo,  all’inizio di novem­bre 2024, le vit­ti­me sono 77 — ma ci sono anche atteg­gia­men­ti som­mer­si che indi­ca­no lo sta­to di salu­te del­la nostra socie­tà, di cui i fem­mi­ni­ci­di rap­pre­sen­ta­no la mani­fe­sta­zio­ne ulti­ma e più gra­ve. 

Il pro­ble­ma che inve­ste la nostra col­let­ti­vi­tà è l’incapacità di rico­no­sce­re e gesti­re le emo­zio­ni pro­prie ed altrui; ciò avvie­ne in modo tra­sver­sa­le, tra la popo­la­zio­ne gio­va­ne ed adul­ta, ed è decli­na­bi­le tan­to alla que­stio­ne di gene­re quan­to ai feno­me­ni di iso­la­men­to gio­va­ni­le, alla vio­len­za tra mino­ri, ai rap­por­ti con­flit­tua­li in fami­glia, all’ansia da pre­sta­zio­ne ses­sua­le…                         .

Vi è quin­di un’urgenza, sot­to­trac­cia ma neces­sa­ria: una richie­sta di edu­ca­zio­ne sen­ti­men­ta­le. Que­sta dev’essere appli­ca­ta sia per miglio­ra­re le rela­zio­ni roman­ti­che — in cui tal­vol­ta si adot­ta­no azio­ni vio­len­te — sia per qual­sia­si tipo di rap­por­to, in quan­to dob­bia­mo impa­ra­re a vive­re tut­ti insie­me in armo­nia, non abbia­mo scel­ta. L’obiettivo non è crea­re una socie­tà idea­le ma un luo­go in cui tut­ti si occu­pi­no del­le fra­gi­li­tà dell’altro sen­za giu­di­zio.

Affin­ché ciò avven­ga biso­gna guar­da­re all’educazione sen­ti­men­ta­le come un tema com­ples­so e varie­ga­to, par­ten­do dal capi­re cosa sia­no i sen­ti­men­ti e da qua­li coor­di­na­te cul­tu­ra­li dipen­do­no i nostri com­por­ta­men­ti, tro­van­do il pun­to d’incontro tra dimen­sio­ne pub­bli­ca e pri­va­ta.

Que­sta rifles­sio­ne vuo­le far emer­ge­re qua­li sia­no i sog­get­ti coin­vol­ti in un dibat­ti­to sull’argomento ed a pren­der­ne par­te — dal mon­do del­la cul­tu­ra alle isti­tu­zio­ni — così che que­sti pos­sa­no aiu­ta­re la crea­zio­ne di una socie­tà che sa con­di­vi­de­re le emo­zio­ni — posi­ti­ve e nega­ti­ve — e che abbia gli stru­men­ti per mediar­le. 

D’ispirazione in que­sto lavo­ro è il recen­te sag­gio Einau­di “Ero­ti­ca dei sen­ti­men­ti. Per una nuo­va edu­ca­zio­ne sen­ti­men­ta­le” di Mau­ra Gan­ci­ta­no — filo­so­fa, scrit­tri­ce, edi­tri­ce, cono­sciu­ta sui social, con Andrea Cola­me­di­ci, come Tlon - che si con­cen­tra sugli indi­vi­dui, sia dal pun­to di vista scien­ti­fi­co sia socio­lo­gi­co, e sul­le dif­fi­col­tà di esse­re com­pli­ci in una socie­tà che non si occu­pa di for­ni­re gli stru­men­ti per sta­re insie­me. 

Dal pun­to di vista scien­ti­fi­co, per capi­re cosa sia­no i sen­ti­men­ti ed il loro svi­lup­po è neces­sa­rio segui­re alcu­ne teo­rie del­le neu­ro­scien­ze. Gra­zie alla rifles­sio­ne di Gan­ci­ta­no, che ripren­de gli stu­di del neu­ro­scien­zia­to Anto­nio Dama­sio, pos­sia­mo imma­gi­na­re ogni esse­re uma­no come un cam­po di for­ze che agi­sco­no in una dop­pia dire­zio­ne: dall’esterno ver­so l’interno — sti­mo­li che arri­va­no da ciò che ci cir­con­da -, sia dall’interno ver­so l’esterno — biso­gni che si avver­to­no sen­za un moti­vo estrin­se­co. È come se fos­si­mo un pri­sma costi­tui­to da emo­zio­ni e pen­sie­ro che tro­va­no la loro sin­te­si nel sen­ti­men­to; que­sto a sua vol­ta, attra­ver­so le nostre “map­pe sen­so­ria­li” (Gan­ci­ta­no 2024, 36), media tra il sen­so che arri­va dal­la real­tà e la nostra inter­pre­ta­zio­ne.

“Il sen­ti­men­to è quin­di uno sta­to men­ta­le, una meta­rap­pre­sen­ta­zio­ne che non cam­bia neces­sa­ria­men­te il mon­do intor­no a noi, a meno che non deci­dia­mo di agi­re in qual­che modo” (Gan­ci­ta­no 2024, 37).

Il sen­ti­men­to riguar­da quin­di una varia­zio­ne del nostro sta­to psi­co­fi­si­co e le nostre capa­ci­tà di ela­bo­ra­zio­ne tra­mi­te il pen­sie­ro.

Il nostro cor­po risen­te fisi­ca­men­te le con­se­guen­ze del­le emo­zio­ni, basti pen­sa­re a quan­do si sono pro­va­te sen­sa­zio­ni for­ti come il dolo­re per una per­di­ta, ansia, gelo­sia, rab­bia, tri­stez­za, ammi­ra­zio­ne, inna­mo­ra­men­to, delu­sio­ne; il cor­po le avver­te e ci invia dei segna­li come pian­to, ros­so­re del viso, dif­fi­col­tà dige­sti­ve, vomi­to, distur­bi del son­no, mal di testa. A ciò è col­le­ga­bi­le la mani­fe­sta­zio­ne del­le emo­zio­ni che dipen­de stret­ta­men­te dagli ste­reo­ti­pi com­por­ta­men­ta­li che, come socie­tà, abbia­mo scel­to di dar­ci e che quin­di con­di­zio­na­no il modo in cui vivia­mo la nostra emo­ti­vi­tà. Que­sto riguar­da soprat­tut­to alcu­ni tipi di emo­zio­ni che Anto­nio Dama­sio defi­ni­sce “socia­li” (Gan­ci­ta­no 2024, 24) come la ver­go­gna, sen­so di col­pa, gelo­sia, ammi­ra­zio­ne, gra­ti­tu­di­ne, che sono por­ta­to­ri di ste­reo­ti­pi for­ni­ti dal­la cul­tu­ra in cui cre­scia­mo. Gan­ci­ta­no scri­ve:

Ogni cul­tu­ra è costi­tui­ta da sto­rie, signi­fi­ca­ti, valo­ri cul­tu­ra­li, emo­zio­ni socia­li, e dun­que ste­reo­ti­pi. Allo­ra ciò che dovrem­mo desi­de­ra­re non è la spa­ri­zio­ne degli ste­reo­ti­pi — per­ché sareb­be impos­si­bi­le — ma la capa­ci­tà di distin­gue­re tra quel­li uti­li e quel­li oppres­si­vi” (Gan­ci­ta­no 2024, 30).

Gli ste­reo­ti­pi com­por­ta­men­ta­li sono mec­ca­ni­smi costrui­ti dal­la socie­tà — ovve­ro­sia noi stes­si —  e con cui riu­scia­mo a vive­re alcu­ne cir­co­stan­ze: ripren­den­do l’esempio del­la filo­so­fa, in una situa­zio­ne di imba­raz­zo sia­mo por­ta­ti alla risa­ta per­ché nel­la nostra cul­tu­ra abbia­mo scel­to que­sto come diver­si­vo alla ver­go­gna. Gli ste­reo­ti­pi codi­fi­ca­no i com­por­ta­men­ti e sono ras­si­cu­ran­ti fin­chè non diven­ta­no una trap­po­la per qual­cu­no che ini­zia a man­da­re segna­li di males­se­re nel­la col­let­ti­vi­tà.

Dun­que, seb­be­ne il nostro cor­po rea­gi­sca in modo istin­ti­vo agli sti­mo­li, nega­ti­vi o posi­ti­vi, il modo che abbia­mo di per­se­gui­re i sen­ti­men­ti e le emo­zio­ni non ha dei con­no­ta­ti fisio­lo­gi­ci ma è sog­get­to alla cul­tu­ra di rife­ri­men­to che tro­va i pro­pri modi per descri­ve­re l’emotività in un deter­mi­na­to con­te­sto sto­ri­co e geo­gra­fi­co.  

Da que­sto pun­to di vista, le costru­zio­ni socia­li non dovreb­be­ro mai esse­re defi­ni­ti­ve ma sog­get­te alla tra­sfor­ma­zio­ne; il pro­ble­ma però nasce pro­prio in que­sto prin­ci­pio, sem­pre più teo­ri­co e poco per­se­gui­to. Gli ste­reo­ti­pi — posi­ti­vi e nega­ti­vi —  for­ni­sco­no dei model­li sem­pli­ci a cui aspi­ra­re e si impon­go­no nel­la socie­tà attra­ver­so diver­si ambi­ti del­la cul­tu­ra, come la let­te­ra­tu­ra, a cui affi­dia­mo il com­pi­to di edu­car­ci. 

Mi tro­vo con­cor­de con l’idea di Gan­ci­ta­no che ritie­ne la let­te­ra­tu­ra — in par­ti­co­la­re la let­tu­ra dei clas­si­ci — pri­va di una fun­zio­ne edu­ca­ti­va intrin­se­ca, anzi sia­mo spes­so affa­sci­na­ti da sto­rie e per­so­nag­gi che non sono model­li da segui­re; ciò acca­de per­ché la let­te­ra­tu­ra inve­ce descri­ve l’umano in ogni sua for­ma sen­za altra pre­te­sa. Come sostie­ne Cal­vi­no, un clas­si­co è per­ce­pi­to come pila­stro del­la let­te­ra­tu­ra in quan­to “pro­vo­ca un inces­san­te pul­vi­sco­lo di discor­si cri­ti­ci su di sé, ma con­ti­nua­men­te se li scrol­la di dos­so” (Cal­vi­no 1981, 59); dun­que la loro for­za non è for­nir­ci arche­ti­pi da segui­re ma esse­re degli spec­chi con cui ci si con­fron­ta e tal­vol­ta ci si rico­no­sce. Seb­be­ne con le nostre inter­pre­ta­zio­ni attri­buia­mo un valo­re ai clas­si­ci, que­sto non è mai asso­lu­to ma risen­te del­le con­di­zio­ni sto­ri­che e socio­cul­tu­ra­li in cui è let­to. 

Nell’ambito dell’educazione sen­ti­men­ta­le due tra i clas­si­ci più rile­van­ti sono Edu­ca­zio­ne sen­ti­men­ta­le di Gusta­ve Flau­bert (1864) e Loli­ta di Vla­di­mir Nabo­kov (1955):  Fré­dé­ric Moreau di Flau­bert ci edu­ca per­ché pro­po­ne l’umano come un gro­vi­glio di desi­de­ri e sba­gli, men­tre Hum­bert Hum­bert di Nabo­kov eser­ci­ta una peda­go­gia più com­ples­sa sui let­to­ri per­ché l’autore ci cir­cui­sce con i suoi pen­sie­ri e, solo quan­do chiu­dia­mo il libro, riu­scia­mo a pren­de­re le distan­ze da lui. Guar­dan­do agli ulti­mi anni, i gene­ri di suc­ces­so in fase ado­le­scen­zia­le sono il roman­ce ed il dark roman­ce, che pre­ve­do­no tra­me sem­pre simi­li con l’uomo giu­sto, ma con pro­ble­mi di gestio­ne del­le emo­zio­ni — spes­so rab­bia -, che vie­ne addol­ci­to dall’amore del­la pro­ta­go­ni­sta.  

Tali lavo­ri let­te­ra­ri sono impor­tan­ti da valu­ta­re nell’ambito dell’educazione sen­ti­men­ta­le per­ché, anche attra­ver­so le sto­rie di fan­ta­sia, si for­ma l’educazione emo­ti­va leg­gen­do di rela­zio­ni non sem­pre desi­de­ra­bi­li. Que­sti auto­ri descri­vo­no con­di­zio­ni uma­ne che non desi­de­ria­mo incar­na­re per­ché, costruen­do la nostra cul­tu­ra, abbia­mo scel­to qua­li sia­no i com­por­ta­men­ti rite­nu­ti leci­ti e quin­di qua­li sen­ti­men­ti sia­no cor­ret­ti per vive­re insie­me in una rela­zio­ne: non si vuo­le esse­re Hum­bert Hum­bert per­chè è un pedo­fi­lo e nem­me­no Fré­dé­ric Moreau per­chè è un imma­tu­ro per­ma­nen­te.      

La for­ma­zio­ne alle rela­zio­ni non è solo emo­ti­va ma anche ses­sua­le: la por­no­gra­fia è lo stru­men­to di rife­ri­men­to di mol­ti gio­va­ni che su inter­net cer­ca­no spie­ga­zio­ni. Spes­so gli ado­le­scen­ti che si approc­cia­no alla por­no­gra­fia sono man­can­ti di mez­zi che gli per­met­ta­no di com­pren­de­re cosa que­sta rap­pres­sen­ti, ovve­ro la mani­fe­sta­zio­ne di fan­ta­sie. 

Il tema non è nega­re la por­no­gra­fia — impos­si­bi­le ed inu­ti­le — ma capi­re che ragaz­zi e ragaz­ze dovreb­be­ro poter ave­re altri meto­di o figu­re a cui rife­rir­si per cono­sce­re la pro­pria ses­sua­li­tà, così da evi­ta­re di usa­re com­por­ta­men­ti ina­dat­ti, cre­den­do­li inve­ce oppor­tu­ni. Infat­ti, Gan­ci­ta­no ricor­da i pro­ble­mi che diver­se piat­ta­for­me del set­to­re han­no come la pub­bli­ca­zio­ne di mate­ria­le non con­sen­sua­le, raz­zi­smo, mar­gi­na­liz­za­zio­ne del­le diver­si­tà e l’incentivo alla cul­tu­ra del­lo stu­pro.            Inol­tre, chi frui­sce di con­te­nu­ti por­no­gra­fi­ci, e li pren­de come esem­pio, può ave­re degli atteg­gia­men­ti noci­vi anche con sé stesso/a: infat­ti può acca­de­re che non si rie­sca ad emu­la­re quei model­li e che così soprag­giun­go­no sen­sa­zio­ni di ina­de­gua­tez­za o ansia da pre­sta­zio­ne nei rap­por­ti. 

La let­te­ra­tu­ra e  la por­no­gra­fia sono frui­te mag­gior­men­te in modo pri­va­to e que­sta moda­li­tà non gene­ra un con­fron­to tra per­so­ne, inve­ce è fon­da­men­ta­le par­la­re del­le emo­zio­ni e del­le curio­si­tà susci­ta­te da que­ste. Il dibat­ti­to non mi aspet­to che sia costrui­to dagli ado­le­scen­ti ma dagli adul­ti in gra­do di acco­glie­re loro dub­bi e curio­si­tà.

Infat­ti, l’educazione sen­ti­men­ta­le è un per­cor­so flui­do che si deve costrui­re con la col­la­bo­ra­zio­ne di scuo­la, fami­glia ed isti­tu­zio­ni. Ciò non avvie­ne anche se ragaz­zi e ragaz­ze chie­do­no che si par­li di edu­ca­zio­ne ses­suo-affet­ti­va, come dimo­stra il son­dag­gio “A Luci Acce­se”, ripor­ta­to da Gan­ci­ta­no, dell’Osservatorio — Gio­va­ni e ses­sua­li­tà — del 2023 di Durex in col­la­bo­ra­zio­ne con Skuola.net.

Nel cam­pio­ne pre­so in esa­me il 45,3% si infor­ma su inter­net, alcu­ni per imba­raz­zo, altri per­ché non san­no a chi rivol­ger­si; solo il 9,3% inter­pel­la i geni­to­ri, il 5,9% il medi­co, il 12% gli ami­ci. Il dato for­se più signi­fi­ca­ti­vo è che il 93,7% degli inter­vi­sta­ti ritie­ne che l’educazione ses­suo-affet­ti­va dovreb­be esse­re una mate­ria sco­la­sti­ca.   

Al con­tra­rio, gli adul­ti sem­bra­no ave­re una gran­de pau­ra di affron­ta­re que­sti temi e le fami­glie spes­so non han­no le capa­ci­tà per far­lo; così la peda­go­gia emo­ti­va con­ti­nua ad avve­ni­re in modo casua­le, man­can­do di figu­re che accom­pa­gni­no nel­la sco­per­ta fisi­ca ed emo­zio­na­le di sé.

Secon­do Gan­ci­ta­no, la for­ma di edu­ca­zio­ne sen­ti­men­ta­le comu­ne a mol­te gene­ra­zio­ni è frut­to acci­den­ta­le di even­ti e que­sto non ha spes­so esi­ti inno­cui.

Que­sto com­por­ta la repres­sio­ne del­le pul­sio­ni che gene­ra­no per­so­na­li­tà e com­por­ta­men­ti pro­ble­ma­ti­ci e visi­bi­li soprat­tut­to quan­do si entra in rela­zio­ne con altre per­so­ne. 

Quel­lo che cam­bia i rap­por­ti tra le per­so­ne è il modo in cui si rie­sce a gesti­re le pro­prie emo­zio­ni e quel­le altrui; dun­que non si può par­la­re solo di una dimen­sio­ne pri­va­ta ma anche pub­bli­ca. Tut­ti noi pro­via­mo dei sen­ti­men­ti for­ti nel­le rela­zio­ni, come la rab­bia o la gelo­sia, ma chi non è in gra­do di gestir­li, attua com­por­ta­men­ti vio­len­ti — ver­ba­li e fisi­ci — al fine di affer­ma­re la pro­pria volon­tà a disca­pi­to dell’altro. Inve­ce, ave­re la pos­si­bi­li­tà di par­la­re aper­ta­men­te del­le pro­prie dif­fi­col­tà e dell’incapacità a gesti­re la reci­pro­ci­tà nel­le rela­zio­ni, sareb­be auspi­ca­bi­le come meto­do comu­ni­ta­rio in una socie­tà che si fa cari­co del­la salu­te men­ta­le ed emo­ti­va del sin­go­lo e quin­di di tut­ti.

Dob­bia­mo riflet­te­re su noi stes­si, costrin­gen­do­ci ad un dia­lo­go com­ples­so tra ciò che non pos­sia­mo con­trol­la­re — le emo­zio­ni — ed il nostro modo di sta­re insie­me — la cul­tu­ra. I sen­ti­men­ti arri­va­no a noi in modo invo­lon­ta­rio ma pos­sia­mo dubi­ta­re del­le idee su cui basia­mo la nostra comu­ni­tà. Un esem­pio può esse­re il fat­to che per alcu­ni, in cop­pia, non si deb­ba­no ave­re altri con­tat­ti se non con il/la part­ner, e che nel­le rela­zio­ni amo­ro­se si deb­ba qua­si vive­re in sim­bio­si. 

Oltre alla socie­tà, tra colo­ro che devo­no costrui­re un dia­lo­go in meri­to all’educazione emo­ti­va sono le isti­tu­zio­ni, nel­lo spe­ci­fi­co i luo­ghi dell’istruzione. La scuo­la non è più il luo­go del dibat­ti­to e del con­fron­to tra docen­ti e stu­den­ti, o for­se non lo è mai sta­to del tut­to.

Come ci ricor­da Gan­ci­ta­no, nel 1934, Simo­ne De Beau­voir si dovet­te difen­de­re per aver det­to ad una sua alun­na che per le don­ne esi­sto­no altre atti­vi­tà di cui occu­par­si, non solo dei figli; que­sto sca­te­nò le lamen­te­le dei geni­to­ri. L’evento vie­ne para­go­na­to dall’autrice a quan­to acca­du­to di recen­te in Ita­lia: lo scor­so 11 set­tem­bre l’onorevole leghi­sta, Ros­sa­no Sas­so, ha pre­sen­ta­to una mozio­ne in Com­mis­sio­ne Cul­tu­ra, Scien­za ed Istru­zio­ne, in cui evi­den­zia il pro­ble­ma che nel­le scuo­le di pri­mo e secon­do gra­do ven­ga inse­gna­ta ‘l’ideologia gen­der’, rite­nu­ta non edu­ca­ti­va ed estra­nea alla for­ma­zio­ne ses­sua­le ed affet­ti­va. Così chie­de­va al gover­no di dota­re gli inse­gnan­ti e le scuo­le degli stru­men­ti ade­gua­ti ad un dibat­ti­to neu­tro. Seb­be­ne que­sti esem­pi sia­no lon­ta­ni nel tem­po, ciò che non cam­bia è la cen­su­ra al cor­po docen­te da par­te di geni­to­ri ed isti­tu­zio­ni. La scuo­la, e gli orga­ni isti­tu­zio­na­li a lei lega­ti, dovreb­be­ro ave­re il com­pi­to di instau­ra­re un dibat­ti­to cri­ti­co e sti­mo­la­re i più pic­co­li a cono­scer­si e con­fron­tar­si in un luo­go in cui pos­sa­no sen­tir­si accol­ti. Qua­lo­ra que­sto avven­ga non ci sareb­be ideo­lo­gia, ma un dia­lo­go su chi si vuo­le esse­re e cosa si vuo­le per sé, gra­zie a degli adul­ti che pos­sa­no gui­da­re il con­fron­to.   

Diver­se sono sta­te le pro­po­ste di leg­ge da par­te di vari grup­pi poli­ti­ci per intro­dur­re, in modo strut­tu­ra­le, l’educazione affet­ti­va nel­le scuo­le; pur­trop­po o non sono sta­te appro­va­te o sono sta­te delu­den­ti.  

Le isti­tu­zio­ni dovreb­be­ro ave­re cura di una nuo­va edu­ca­zio­ne sen­ti­men­ta­le dato che la socie­tà ci sta man­dan­do dei segna­li di males­se­re, si veda l’aumento del­la fre­quen­za dei fem­mi­ni­ci­di in Ita­lia. È neces­sa­rio apri­re un con­fron­to sul tema cer­can­do di non intel­let­tua­liz­za­re la que­stio­ne e pro­van­do a sta­bi­li­re dei per­cor­si socia­li e tra gli inter­lo­cu­to­ri del­la poli­ti­ca deve esser­ci la fami­glia.                     Infat­ti, la fami­glia dovreb­be esse­re il pri­mo luo­go in cui far nasce­re una discus­sio­ne su noi stes­si. Spes­so i geni­to­ri non han­no gli stru­men­ti emo­ti­vi per affron­ta­re un dia­lo­go per­ché non li han­no rice­vu­ti o non li han­no cer­ca­ti e dun­que dele­ga­no que­sta respon­sa­bi­li­tà all’esperienza, al caso. Altri, inve­ce, non dan­no impor­tan­za alle emo­zio­ni dei figli gene­ran­do così un cor­to­cir­cui­to di fru­stra­zio­ne tra sé stes­si e la fami­glia. L’educazione che avvie­ne in modo casua­le per­met­te l’esistenza di com­por­ta­men­ti vio­len­ti o pre­va­ri­can­ti anche nel­le fasce di età più gio­va­ni. Un esem­pio pos­so­no esse­re le ten­den­ze social di Tik­Tok ed Insta­gram, che iro­niz­za­no o roman­ti­ciz­za­no per­so­ne — chia­ma­ti ‘males­se­ri’ — che adot­ta­no com­por­ta­men­ti limi­tan­ti spes­so riguar­do l’abbigliamento o il com­por­ta­men­to dell’altra per­so­na. Se i più gio­va­ni non han­no coscien­za del fat­to che cer­ti atteg­gia­men­ti sia­no pro­ble­ma­ti­ci, con­ti­nue­ran­no a cre­der­li oppor­tu­ni e quin­di a ripro­por­li.  

Come pos­sia­mo inse­gna­re e pro­muo­ve­re il dia­lo­go se un con­fron­to — soprat­tut­to adul­to — non esi­ste? 

L’educazione sen­ti­men­ta­le è un tema varie­ga­to, attua­re dei per­cor­si gui­da per la socie­tà non signi­fi­ca met­te­re in atto un pia­no sal­vi­fi­co e tan­to­me­no nor­ma­ti­vo. Il fat­to che pos­sa esi­ste­re una col­let­ti­vi­tà pre­pa­ra­ta sull’educazione sen­ti­men­ta­le non azze­ra la per­cen­tua­le di com­por­ta­men­ti pro­ble­ma­ti­ci per­ché non è pos­si­bi­le impe­di­re total­men­te le azio­ni ed i pen­sie­ri altrui. Per que­sto è dif­fi­ci­le crea­re del­le leg­gi e dei per­cor­si su una mate­ria in cui la dimen­sio­ne pri­va­ta vive una stret­ta pros­si­mi­tà con quel­la pub­bli­ca. Biso­gne­reb­be ave­re un dia­lo­go sul tema per la salu­te men­ta­le e rela­zio­na­le del­la nostra socie­tà.

Tro­vo oppor­tu­no chiu­de­re que­sta rifles­sio­ne con le paro­le di Gan­ci­ta­no, det­te duran­te la pre­sen­ta­zio­ne roma­na del sag­gio: 

“L’educazione sen­ti­men­ta­le non ci deve inse­gna­re ad esse­re buo­ni ma ad esse­re con­sa­pe­vo­li che potrem­mo fare del­le cose orri­bi­li e a sce­glie­re di non far­le”.  

Biblio­gra­fia:

  • Dama­sio A. Alla ricer­ca di Spi­no­za. Emo­zio­ni, sen­ti­men­ti e cer­vel­lo. Trad. I. Blum, Adel­phi. Mila­no, 2003. 
  • Flau­bert G. L’educazione sen­ti­men­ta­le.Sto­ria di un gio­va­ne. Trad. I. di Lal­la Roma­no. Einau­di, 2018.
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  • Nabo­kov V. Loli­ta. Trad. I. G. Arbo­rio Mel­la. Adel­phi. Mila­no 2018. 

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