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Agosto
1 Agosto 2022

L’UO­MO È L’AR­CO, DIO L’AR­CIE­RE

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Da pic­co­lo dice­vo un sac­co di bugie, non che ades­so abbia smes­so, ma al tem­po era qua­si un gioco,il mio gio­co. Vole­vo rac­con­ta­re del­le sto­rie che sba­lor­dis­se­ro, la quo­ti­dia­ni­tà mi ave­va stu­fa­to, era­no­io­sa e pri­va di pepe. Il pro­ble­ma è che a un cer­to pun­to non riu­sci­vo più a distin­gue­re la real­tà­dal­la fin­zio­ne, il rea­le dal non rea­le. Mio padre, allo­ra, mi ripe­te­va sem­pre che “le bugie han­no legam­be corte”.Questa fra­se mi ritor­na in men­te, mar­tel­lan­te, quan­do mi affac­cio al tema del­la spi­ri­tua­li­tà. Oggi,dove in Occi­den­te i cen­tri di medi­ta­zio­ne si riem­pio­no e le chie­se si svuo­ta­no. Al gri­do di “Dio èmor­to” come scri­ve Nie­tzsche, il dio per­so­na­le, quel­lo a tu per tu, che ci con­for­ta­va, è sem­pre piùun’eccezione tra le nuo­ve gene­ra­zio­ni in Ita­lia. Esse­re cri­stia­no è uno stig­ma che ti por­ti die­tro, non più un van­to. L’uomo reli­gio­so lega­to a Dio, al cie­lo e soste­nu­to daes­so, sem­bra esse­re appe­so a un filo.

Qual­co­sa sta cam­bian­do.

Le reli­gio­ni non sono più chiu­se tra loro, l’Occidente non può più igno­ra­re l’Islam o l’Induismo, e vice­ver­sa. Il pro­ces­so è ini­zia­to e pare irre­ver­si­bi­le. Quan­do ho avu­to modo di approc­ciar­mi con l’Islam ho risco­per­to l’amore incon­di­zio­na­to per Dio, l’unico, l’assoluto, il Padro­ne del dì del Giu­di­zio. “Non c’è altro dio che Dio”, Lā ilā­ha illā Allāh. Ogni gior­no che pas­sa que­sta fra­se sie­span­de e si con­trae nel­la men­te di ogni fede­le musul­ma­no. Que­sto è il prin­ci­pio fon­da­men­ta­le: Dio è Allah, Dio dei musul­ma­ni, e il Cora­no è la sua paro­la. In que­sta epo­ca di caos e igno­ran­za, dove gli uomi­ni osser­va­no il mon­do da uno spec­chio appan­na­to, tro­va­re per­so­ne che attra­ver­so la fede reli­gio­sa rie­sca­no a rag­giun­ge­re un equi­li­brio, una pace inte­rio­re, è qual­co­sa di estre­ma­men­te affa­sci­nan­te. Ai nostri occhi la figu­ra del cre­den­te ha per­so la sua aura e la sua sag­gez­za è diven­ta­ta mera fol­lia. In tut­to ciò, Dio con­ti­nua a ride­re mol­to, men­tre l’uomo, che pure è fat­to a sua imma­gi­ne, pian­ge anco­ra.

Esse­re cre­den­ti e pra­ti­can­ti non pos­so­no esse­re due con­di­zio­ni scis­se tra loro, i musul­ma­ni sono più diret­ti: o sei pra­ti­can­te o smet­ti di esse­re musul­ma­no. La dire­zio­ne è una sola: den­tro. In Euro­pa, inve­ce, con­ti­nuia­mo a defi­nir­ci cri­stia­ni sen­za esser­lo più, qua­si come se fos­se un one­re ora­mai ossi­da­to nel­la nostra psi­che. Per l’Islam non esi­ste ester­no, non è un’opzione con­tem­pla­ta: “Dio ècon voi ovun­que voi sia­te” dice il Cora­no (57,4), o anco­ra “Ovun­que vi vol­gia­te ivi è il vol­to di Dio” Cora­no (2,115). Que­sta è la sua gran­dez­za e anche la sua tra­ge­dia.

Le rivo­lu­zio­ni scien­ti­fi­che e i pro­gres­si socia­li non scal­fi­sco­no la coraz­za del musul­ma­no. La sua colon­na ver­te­bra­le è sor­ret­ta dal Cora­no, nel­la Al-Fātiḥa, la pri­ma sūra, quel­la che Mao­met­to chia­ma “madre del Cora­no”, in set­te ver­si è rias­sun­ta l’essenza del­la fede isla­mi­ca. Per­ché qual­cu­no dovreb­be anda­re a cer­ca­re altro? Tut­to ciò è resi­sti­to al tem­po e resi­ste­rà anche alla glo­ba­liz­za­zio­ne, assi­cu­ra­no i fede­li. La capar­bie­tà dei musul­ma­ni rispet­to alle altre reli­gio­ni mono­tei­ste può esse­re esem­pli­fi­ca­ta nel pri­mo atto di disob­be­dien­za dell’essere uma­no: il pec­ca­to ori­gi­na­le.

Nel­la Gene­si Dio, dopo aver col­lo­ca­to Ada­mo ed Eva nel giar­di­no dell’Eden, impo­ne loro di nutrir­si dei frut­ti di tut­ti gli albe­ri pre­sen­ti, tran­ne che dei frut­ti dell’albero del­la cono­scen­za. Nel Cora­no, inve­ce, Dio non proi­bi­sce al pri­mo uomo e alla pri­ma don­na di man­gia­re il frut­to dell’albero, la famo­sa mela, proi­bi­sce loro di avvi­ci­nar­si all’albero. La dif­fe­ren­za è note­vo­le e con­sta­ta­bi­le dopo mil­le­quat­tro­cen­to anni. La fra­se di Dio ad Ada­mo ed Eva: “Non avvi­ci­na­te­vi a quest’albero” Cora­no (2,34), è lon­ta­nis­si­ma dal­le dispu­te fra sun­ni­ti e scii­ti, sull’introduzione del velo o l’istruzione per le don­ne, essa sim­bo­leg­gia la fidu­cia che l’uomo deve ripor­re in Dio, chi­cre­de di esse­re supe­rio­re, o anche ugua­le a lui, non vede le cose come sono.

Con­ver­san­do con un mio ami­co musul­ma­no sul­la mor­te di Dio in Occi­den­te mi rispo­se: “Chi non ha pro­va­to la mise­ria non può capi­re nien­te, l’uomo si acco­sta a Dio attra­ver­so le sven­tu­re”. Que­sta fra­se rac­chiu­de sicu­ra­men­te una spie­ga­zio­ne del­la per­di­ta di fede nel dio antro­po­mor­fo del­la nostra socie­tà. Con l’Il­lu­mi­ni­smo, e le gran­di sco­per­te scien­ti­fi­che del­l’Ot­to­cen­to, l’es­se­re uma­no occi­den­ta­le si è rin­chiu­so nel­le sue ana­li­si razio­na­li e quan­ti­ta­ti­ve. Que­sta bra­mo­sia del­la veri­tà ha sfer­ra­to un col­po mor­ta­le al misti­ci­smo che da sem­pre ha con­trad­di­stin­to la nostra sto­ria e che dava– paro­lac­cia — un sen­so alla vita. Un pen­sie­ro fis­so che tene­va insie­me il cie­lo e la ter­ra, il cor­po e lamen­te, il pas­sa­to e il futu­ro.

L’occidentale, però, così impre­gna­to di razio­na­li­tà, dovreb­be rico­no­sce­re che se qual­co­sa rie­sce a soprav­vi­ve­re per seco­li non può esse­re un cumu­lo di idio­zie: solo la veri­tà resi­ste. Le bugie han­no legam­be cor­te. Il nazi­smo è dura­to dodi­ci anni, il comu­ni­smo set­tan­ta. L’Islam resi­ste damil­le­quat­tro­cen­to anni e non è fini­ta qua, anco­ra com­muo­ve.

In un momen­to sto­ri­co come que­sto, in cui ogni cer­tez­za sem­bra esser­si per­sa, l’essere uma­no haper­so la sua bus­so­la. La com­pas­sio­ne e l’amore uni­ver­sa­le che ha mos­so i più gran­di pen­sa­to­ri del­la sto­ria come Gesù e Mao­met­to è sop­pian­ta­to dall’individualismo sfre­na­to del­la socie­tà dei con­su­mi. La pre­sen­za di Dio era radio­sa, feli­ce e tran­quil­liz­zan­te. Lo sfon­do del­la vita, di soli­to scial­bo, acqui­sta­va colo­re, sapo­re e luce. L’Islam inse­gna che l’universo è fini­to, crea­to, ha un ini­zio e una­fi­ne. Ciò che stia­mo facen­do nei con­fron­ti del­la Natu­ra mi spin­ge a pen­sa­re che sia così. Per l’Islam
tut­te le cose crea­te, le mon­ta­gne, le pie­tre, le onde del mare, gli uccel­li, i pesci, gli inset­ti, sonoas­sor­te nel­la con­tem­pla­zio­ne di Dio: “Non c’è cosa alcu­na che non can­ti le sue lodi” dice il Corano(17,44). Tut­te le crea­tu­re lo glo­ri­fi­ca­no, ecco per­ché per i musul­ma­ni sono così pre­gni di rispet­to.

Di Dio si par­la, da qual­che mil­len­nio, in mol­ti modi, ma ad oggi ripor­re tut­to que­sto in uno sca­to­lo­ne in sof­fit­ta e aspet­ta­re che la pol­ve­re e il tem­po ne con­su­mi­no la sua sostan­za è fare un tor­to a noi stes­si e al nostro futu­ro. Le eti­chet­te set­ta­rie impe­di­sco­no la com­pren­sio­ne del rea­le e gene­ra­no peri­co­lo­si giu­di­zi nel­la men­te degli uomi­ni. Miliar­di di cre­den­ti sono anco­ra mos­si dal dio antro­po­mor­fo, e le loro ani­me non sem­bra­no distac­car­si da que­sta sal­vi­fi­ca con­ce­zio­ne.

Risco­pri­re alcu­ni con­cet­ti dell’Islam pri­mi­ti­vo è un’occasione per tut­ti noi per non dimen­ti­car­ci che in que­sto mon­do oltre alla scien­za, alla medi­ci­na e alla psi­coa­na­li­si, c’è altro, qual­co­sa che non si può spie­ga­re a paro­le, qual­co­sa che non è né nega­ti­vo né posi­ti­vo, che è oltre la dua­li­tà e la rela­ti­vi­tà. I signo­ri ben­pen­san­ti ribat­te­ran­no che dopo mil­len­ni di fal­si­tà abbia­mo rag­giun­to la luce, ma la luce non è il risul­ta­to del­la vista. Al dio antro­po­mor­fo i cre­den­ti si avvi­ci­na­no con la pre­ghie­ra, al dio per­so­na­le ci si avvi­ci­na tra­mi­te la medi­ta­zio­ne, è un segno dei tem­pi. Non dimen­ti­chia­mo­ci dei pri­mi, così feli­ci nel con­tem­pla­re la pro­pria vita come una sem­pli­ce pedi­na nel gran­de gio­co divi­no.

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