L’efficace analisi di Ubaldo Stecconi Le parole che non sanno più star ferme, pubblicata il 30 agosto scorso e già commentata da Luca Damiani, ipotizza in modo convincente che la generalizzata crisi di fiducia, che affligge la nostra società a vari livelli, trovi ragione d’essere anche nella progressiva ed inarrestabile sostituzione dei testi stampati con quelli digitalizzati. Questi ultimi, in virtù delle loro caratteristiche, riscrivono — infrangendo quelle preesistenti — le regole del patto millenario tra lettore e parola scritta: evoluzione sintetizzabile nell’antinomia fissità/mutevolezza, traducibile in autorevolezza/inaffidabilità.
Il digitale sta sostituendo la lettura su supporto cartaceo, e ciò incrina il rapporto di fiducia del lettore con la parola scritta, perché più fragile e fallace. La conclusione a cui approda l’autore apre uno scenario futuro certo non esaltante: la radicalizzazione della generalizzata crisi di fiducia.
Sono ampiamente documentati dalla ricerca scientifica i benefici della lettura su carta, come riportato dallo studio della fondazione Einaudi (Il valore imprescindibile di carta e penna nei processi di apprendimento), con particolare riferimento ai lettori della fascia dell’età evolutiva, per i quali l’approccio pedagogico Evidence Based ha ormai da anni resi pubblici risultati importanti sulle opportune strategie didattiche da adottare. Nonostante ciò, il processo di avvicendamento tra i due supporti — in ogni contesto, ovviamente compreso anche quello scolastico — appare inarrestabile: scrittura e lettura digitale rappresentano una realtà di cui non ci possiamo privare, per gli innegabili vantaggi a cui sono associate in termini di inclusione, sostenibilità ambientale, velocità di trasmissione, ubiquità, replicabilità, reperibilità, ipertestualità… Gli anni della pandemia, come documentato dal Libro bianco sulla lettura e i consumi culturali in Italia (2020–2021) del Centro per il libro e la lettura (Cepell), hanno ridisegnato confini e percorsi di diffusione della fruizione della lettura, stabilizzando processi già in atto.
Ma esiste una possibile via di conciliazione tra parola su carta e parola digitale? Una forma di alleanza che unisca il buono all’utile? Ci sono margini per cui l’apparente antagonismo tra i due supporti possa diventare forma di collaborazione (proseguendo nel filo di Ubaldo: che sia in grado di restaurare la fiducia)?
Lungi dall’affrontare in modo sistematico ed esaustivo una questione così complessa, mi permetto di presentare un’esperienza di conciliazione attinta dal mio mondo professionale: quello dell’istruzione e della formazione dei docenti. E procedo riformulando in questo contesto i precedenti interrogativi: esiste la possibilità che il digitale, proprio in virtù delle sue caratteristiche, rafforzi e incrementi la diffusione della parola scritta su carta?
In altre parole: può il digitale promuovere la lettura tradizionale?
La risposta potrebbe essere cercata in luoghi bellissimi, spazi fisici concreti e tangibili, che dialogano con il virtuale, e in cui analogico e digitale coesistono: le biblioteche scolastiche innovative.
Colore, luminosità, ampiezza, flessibilità, comodità sono le parole chiave di questi ambienti; ma l’elemento che forse colpisce maggiormente l’abituale frequentatore di biblioteche tradizionali è il libero e agevolato accesso ai testi: non ci sono barriere, grate o serrature tra libro e lettore. I libri sono attraenti, invitanti, a portata di mano — a differenza delle (infinitamente fascinose e preziosissime) antiche biblioteche.
Le biblioteche scolastiche innovative nascono all’interno del Piano nazionale scuola digitale: il Ministero dell’Istruzione, con un finanziamento di 10 milioni di euro, ne ha realizzate 1.000 in tutto il territorio nazionale, riqualificando ambienti preesistenti, promuovendone nuove modalità d’uso e collegandovi nuovi servizi, in cui il digitale fosse di supporto allo sviluppo delle competenze di lettura e scrittura.
Una nuova spinta è giunta con il PNRR, che ha già erogato fondi per la trasformazione in tutt’Italia di almeno 100.000 ambienti scolastici (quindi anche le biblioteche) in spazi di apprendimento innovativi; nel Piano Scuola 4.0 si trova riferimento esplicito alla “promozione della scrittura e della lettura con le tecnologie digitali”.
Non sono mancate le misure di accompagnamento. Nel 2021 è stata istituita una cabina di regia per il Piano nazionale per la promozione della lettura a scuola, che ha l’obiettivo di proporre linee di azione anche in merito al tema della valorizzazione delle biblioteche scolastiche, in tutte le regioni sono stati organizzati corsi per referenti scolastici, in modo da gestire le iniziative in modo coerente, ed è stata creata una rete di biblioteche scolastiche innovative https://www.bibliotecheinnovative.it/link-utili/.
Il crollo della lettura, in Italia e non solo, è un dato di fatto. Nel 2022 è pari al 39,3% la quota di persone dai 6 anni in su che hanno letto nell’ultimo anno almeno un libro per motivi non strettamente scolastici o professionali (erano il 40,8% nel 2021) fonte. Nel contesto nazionale numerose sono le iniziative di contrasto a questa tendenza, con specifico focus sui giovani lettori: ne abbiamo una interessante vetrina sul sito del Cepell.
Le nuove generazioni, che leggono di più rispetto agli adulti, amano sempre le narrazioni, ma preferiscono fruirle per immagini. L’ecosistema digitale ha creato di fatto una competizione, che sta vincendo sui numeri. All’interno di questo ecosistema, come sottolinea Ubaldo, le parole non sanno più star ferme, e questo ci rende nei loro confronti sospettosi.
Su un aspetto vorrei richiamare l’attenzione, che, tra le varie criticità connesse alla riduzione della buona pratica della lettura su carta, mi sollecita in modo particolare l’impoverimento (sia quantitativo che qualitativo) del lessico utilizzato dagli studenti. È un problema di enorme portata, perché meno parole significa minor possibilità di comprensione e interpretazione della realtà, come se venisse meno un organo sensoriale, ma anche di comprensione di sé, delle proprie emozioni e degli stati d’animo.
È impellente sperimentare vie di conciliazione tra i due mondi, che convergano verso una collaborazione, un’alleanza. È vero che tra i numerosissimi cambiamenti che il digitale, e Internet in particolare, ha portato nelle nostre vite c’è il modo in cui leggiamo: spesso frettoloso, superficiale e distratto. Di qualità inferiore. Ma le tecnologie e il web potrebbero aiutarci a leggere meglio. Possono aiutarci nel soddisfare curiosità che emergono durante la lettura, ad andare oltre e più a fondo, rispetto a quanto troviamo scritto, connettendo alle parole il nostro vissuto, i nostri stati d’animo, le nostre conoscenze. Creare nuovi percorsi, di cui lasciare traccia grazie al digitale. Oppure produrre anche qualcosa di nuovo, che sia frutto di una rielaborazione personale, che metta in gioco la nostra creatività. Infine condividere con un elevato numero di altre persone, lettori e non, invitandoli a partecipare.
Tra le molte attività realizzabili nelle biblioteche scolastiche innovative (per averne un’idea basti consultare le Linee guida dell’International Federation of Library associations and Institutions IFLA, basate sui principi contenuti nel Manifesto IFLA/Unesco), una in particolare ha attirato la mia attenzione: la lettura aumentata.
Diffusasi grazie al progetto The Living Book, all’interno del programma Erasmus+/KA2 The Living Book — Augmenting Reading for Life, questo approccio propone di migliorare l’esperienza di lettura degli studenti grazie a contenuti multimediali e digitali. In che modo?
La lettura aumentata (o arricchita), come spiegato nelle Linee guida del Forum del libro per l’edizione italiana, è profondamente diversa dal libro digitale o multimediale, dall’e‑book. In primo luogo non è un prodotto, ma un processo, un insieme di azioni che hanno l’obiettivo di renderla più piacevole e interessante, intervenendo sul “contesto” della lettura, ogni volta unico e irripetibile, che salda testo e lettore in modo sempre differente: “si basa sulla raccolta di contenuti esterni pertinenti e/o sulla produzione autonoma di contenuti (immagini, video, audio e musica, altri testi…), eventualmente remixati in modo creativo e originale, che possano essere collegati […] al contenuto dei libri o dei testi letti” https://thelivinglibrary.eu/downloads/it/Linee_Guida_The_Living_Book_IT.pdf, p. 13.
Infatti, ogni esperienza individuale di lettura è una diversa esplorazione del testo, che mette in gioco il lettore in base ai suoi interessi individuali, le sue esperienze, conoscenze, competenze e motivazioni, e in questo il digitale può fornire uno straordinario supporto alla rielaborazione e all’espressione creativa, oltre che alla condivisione. Il progetto ha dato vita a una biblioteca europea di Living book, attiva dal 2019.
Per una veloce introduzione possiamo affidarci a Gino Roncaglia, del Dipartimento di Filosofia, comunicazione e spettacolo dell’Università degli studi di Roma Tre, tra i più attivi promotori del progetto in Italia, insieme alla Rete bibliotecaria scuole vicentine. Roncaglia propone quanto appariva nell’articolo di Ubaldo impossibile: una alleanza delle tecnologie digitali con la lettura su carta, un “invito al viaggio” (per dirla con Battiato) per scoprire come possano stimolarla e promuoverla. Le due modalità di lettura non si trovano necessariamente su fronti opposti e antagonisti. Una breve presentazione dello stesso Roncaglia si trova qui: prima parte, seconda parte e terza parte.
Ecco un elenco di alcuni esempi di attività di lettura aumentata tratto dalle Linee Guida (progetto integrato con quanto di personale ho sperimentato in laboratori con studenti e adulti), fruibili anche nella modalità del Social Reading con la creazione di gruppi di lettura:
- Disegnare mappe dei luoghi o dei movimenti dei personaggi nel romanzo, utilizzando strumenti di geolocalizzazione;
- Organizzare una timeline o cronologia degli eventi principali descritti o delle azioni di un personaggio o di un gruppo di personaggi;
- Creare codici QR per collegare contenuti online esterni o elaborati personalmente pertinenti (i codici QR possono essere stampati su post-it e inseriti nelle pagine corrispondenti del libro cartaceo);
- Progettare una nuova copertina per il libro, o per i singoli capitoli, anche animata;
- Creare una colonna sonora o una playlist coerente con le ambientazioni descritte;
- Sviluppare dei booktrailer (videoclip per pubblicizzare un libro sulla falsariga dei trailer cinematografici);
- Promuovere la scrittura creativa di tipo narrativo sul modello della FanFiction (testo amatoriale scritto dai fan prendendo come spunto le storie o i personaggi di un’opera originale) oppure poetico su modello dell’haiku (componimento di origine giapponese molto breve ed evocativo, privo di titolo, che ha l’obiettivo di suscitare nel lettore uno stato d’animo), uno per ogni personaggio;
- Creare un blog o una bacheca virtuale, in cui i lettori possano pubblicare e condividere foto (ad esempio del proprio “spazio di lettura”), immagini create con l’intelligenza artificiale di spazi o personaggi, dubbi, interpretazioni, opinioni e riflessioni.
L’elenco certamente non è esaustivo rispetto alle molteplici attività realizzabili; inoltre la continua evoluzione delle tecnologie offrirà sempre nuovi spunti e opportunità di sviluppo. È così attualmente con le app che utilizzano l’intelligenza artificiale, che non figura nelle Linee Guida del Forum del libro, redatte prima della sua diffusione su ampia scala, ma che può essere utilizzata per la lettura aumentata in modo molto efficace.
Con l’augurio e la fiducia che in questi micro contesti di azione aumenti la pratica della lettura e che possa realizzarsi una riconciliazione tra testo cartaceo e digitale, che dia un piccolo contributo alla restituzione di fiducia alla parola scritta…
E per concludere, nello spirito di condivisione e promozione della lettura su carta, invito i lettori di questo articolo a condividere un suggerimento di lettura, proponendo una foto o anche solo titolo e autore del proprio libro del cuore, inserendo un post in questa bacheca virtuale link