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Gennaio
22 Gennaio 2024

LA LEG­GE ACER­BO COME CHIA­VE DI VOL­TA NEL­LA TRAN­SI­ZIO­NE DAL REGI­ME MONAR­CHI­CO-FASCI­STA AL REGI­ME FASCI­STA-MONAR­CHI­CO

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A fron­te di una pre­ca­rie­tà siste­mi­ca facil­men­te sus­su­mi­bi­le dal­la cor­ren­te situa­zio­ne di cri­si inter­na­zio­na­le, ragio­na­re su feno­me­ni poli­ti­ci come il fasci­smo, di capi­ta­le rile­van­za nel­la sto­ria del Nove­cen­to, risul­ta anco­ra oggi par­ti­co­lar­men­te pro­fi­cuo. Lo è, fra l’altro, alla luce di una sua pre­sun­ta dif­fu­sio­ne in Euro­pa e nel mon­do sot­to nuo­ve spo­glie. Que­sta pre­sun­ta dif­fu­sio­ne riflet­te del resto un recu­pe­ro non sem­pre del tut­to moti­va­to del suo con­cet­to e gli usi tal­vol­ta vizia­ti, distor­ti e inap­pro­pria­ti che spes­so, attual­men­te, se ne fan­no.

Se per fasci­smo s’intende infat­ti una for­ma di odio socia­le, linear­men­te tra­mu­ta­bi­le in vio­len­za ver­ba­le o finan­co fisi­ca, che nasce da una serie di assun­ti ideo­lo­gi­ci tenu­ti insie­me anche in modo non sem­pre omo­ge­neo, eppu­re pro­pe­deu­ti­ci in ogni caso ad avver­sa­re le liber­tà indi­vi­dua­li e poli­ti­che come dirit­ti fon­da­men­ta­li di tut­ti, sia­mo allo­ra for­se di fron­te, in alcu­ni casi, ad una sor­ta di ripro­du­zio­ne, adat­ta­ta ai tem­pi, degli sche­mi secon­do cui ope­rò il fasci­smo. Se, d’altra par­te, si cir­co­scri­ve più infles­si­bil­men­te il fasci­smo alla real­tà tem­po­ra­le in cui esso si col­lo­cò e se ne estrag­go­no per­tan­to l’essenza e la por­ta­ta esclu­si­va­men­te in rela­zio­ne ad un suo inqua­dra­men­to sto­ri­co nel con­te­sto poli­ti­co ita­lia­no ed euro­peo di un seco­lo fa, vien da sé come non si pos­sa par­la­re al gior­no d’oggi di un suo ritor­no in car­reg­gia­ta. E que­sto a pre­scin­de­re dal­la pre­sen­za o meno di un lea­der cari­sma­ti­co con carat­te­ri­sti­che poli­ti­che ana­lo­ghe a quel­le di Beni­to Mus­so­li­ni.

Non ci sof­fer­me­re­mo comun­que ades­so sul­le sup­po­ste recen­ti esplo­sio­ni neo­fa­sci­ste, che abbia­mo sor­vo­la­to in quo­ta uni­ca­men­te al fine di chia­ri­re, tra gli altri, uno dei tan­ti moti­vi per i qua­li, a distan­za di mol­to tem­po, vale anco­ra la pena riflet­te­re a fon­do sul regi­me di Mus­so­li­ni. Ed è pro­prio quel­lo che fare­mo, ponen­do al cen­tro del­la nostra ana­li­si un aspet­to spe­ci­fi­co che esu­la in veri­tà dal­le ragio­ni che pos­so­no ren­de­re il fasci­smo anco­ra così attua­le, inscri­ven­do­si in una cor­ni­ce sto­ri­ca vero­si­mil­men­te non repli­ca­bi­le nel­la nostra epo­ca: il momen­to di cesu­ra che deter­mi­nò l’instaurazione del­la dit­ta­tu­ra a viso aper­to, di fat­to coin­ci­den­te con l’eliminazione lega­liz­za­ta del­le liber­tà indi­vi­dua­li.

Dopo il cen­te­na­rio, l’anno scor­so, del­la mar­cia su Roma – che decre­tò di fat­to l’avvento di Mus­so­li­ni al pote­re – il 2023 è inve­ce il cen­te­na­rio del­la pro­mul­ga­zio­ne del­la leg­ge Acer­bo, la qua­le rap­pre­sen­tò un momen­to altret­tan­to fon­da­men­ta­le, pur meno noto se si tra­scen­de il pia­no acca­de­mi­co, nell’ambito del pro­ces­so di affer­ma­zio­ne del regi­me fasci­sta. Con la mar­cia su Roma, Mus­so­li­ni for­zò la mano del re Vit­to­rio Ema­nue­le III, costrin­gen­do­lo, for­se per sue insi­cu­rez­ze, for­se per­ché effet­ti­va­men­te incal­za­to dagli even­ti, ad affi­dar­gli l’incarico di for­ma­re un nuo­vo gover­no. L’ascesa di Mus­so­li­ni era sta­ta natu­ral­men­te favo­ri­ta dall’atteggiamento del­la clas­se diri­gen­te libe­ra­le, che ave­va ten­ta­to di ser­vir­si dei fasci­sti come scu­do con­tro il peri­co­lo dell’avanzata social-comu­ni­sta in Ita­lia. Gio­van­ni Gio­lit­ti pro­po­se addi­rit­tu­ra un’alleanza elet­to­ra­le con i fasci­sti, la qua­le por­tò qua­si qua­ran­ta di loro in par­la­men­to. La mar­cia su Roma era per­ciò l’atto inau­gu­ra­le di un perio­do cru­cia­le nel­la sto­ria poli­ti­ca nazio­na­le e inter­na­zio­na­le del XX seco­lo, non suf­fi­cien­te però a deter­mi­na­re il pas­sag­gio ad una vera e pro­pria dit­ta­tu­ra che alcu­ni intel­let­tua­li con­tem­po­ra­nei acco­mu­ne­ran­no negli anni ’30 a sta­li­ni­smo e nazi­smo per via del­le evi­den­ti simi­la­ri­tà con essi, non dif­fi­cil­men­te rin­ve­ni­bi­li nel­le moda­li­tà median­te cui tut­ti e tre i regi­mi con­du­ce­va­no la lot­ta poli­ti­ca.

Così, una vol­ta a capo dell’esecutivo, Mus­so­li­ni ela­bo­rò e appli­cò una stra­te­gia vol­ta al raf­for­za­men­to del pro­prio pote­re, del­la qua­le la leg­ge elet­to­ra­le del 18 novem­bre 1923 costi­tui­va una del­le colon­ne por­tan­ti. La leg­ge Acer­bo – che pren­de­va natu­ral­men­te il nome del suo prin­ci­pa­le redat­to­re, Gia­co­mo Acer­bo – fun­se infat­ti da apri­pi­sta di una nuo­va e ine­di­ta sta­gio­ne poli­ti­ca in Ita­lia: quel­la defi­ni­bi­le in ter­mi­ni sto­rio­gra­fi­ci come regi­me fasci­sta-monar­chi­co, for­mal­men­te avvia­ta con le leg­gi fasci­stis­si­me degli anni 1925–1926, che, in con­co­mi­tan­za con lo scio­gli­men­to dei par­ti­ti, abo­li­va­no defi­ni­ti­va­men­te qual­sia­si tipo di liber­tà indi­vi­dua­le. Ma cer­chia­mo ora di capi­re, a gran­di linee, in cosa si dif­fe­ren­zia­va, nel­la sostan­za, tale fase poli­ti­ca rispet­to a quel­la pre­ce­den­te, ovve­ro­sia quel­la del regi­me monar­chi­co-fasci­sta, inter­cor­sa, volen­do­ne rigo­ro­sa­men­te indi­ca­re un ini­zio e una fine, fra la mar­cia su Roma e l’emanazione del­le leg­gi fasci­stis­si­me (1922–1925). E, in rela­zio­ne a ciò, andia­mo quin­di a vede­re più pre­ci­sa­men­te in che modo si può col­lo­ca­re la leg­ge Acer­bo nel­la tran­si­zio­ne da un perio­do all’altro sul­la base del­le sue gra­vis­si­me riper­cus­sio­ni poli­ti­co-isti­tu­zio­na­li.

Il fasci­smo, per­lo­me­no nei suoi linea­men­ti orga­niz­za­ti­vi e ammi­ni­stra­ti­vi, fu pro­ba­bil­men­te, nell’intero arco del suo decor­so sto­ri­co, una dit­ta­tu­ra imper­fet­ta, soprat­tut­to in ragio­ne di un cer­to mar­gi­ne di auto­no­mia garan­ti­to alla Coro­na, al Papa e allo stes­so eser­ci­to. A tale pro­po­si­to, in par­ti­co­la­re duran­te il regi­me monar­chi­co-fasci­sta, Vit­to­rio Ema­nue­le III con­ti­nua­va a rive­sti­re una fun­zio­ne abba­stan­za pro­mi­nen­te a livel­lo isti­tu­zio­na­le. Ed effet­ti­va­men­te, anche a segui­to del­la svol­ta tota­li­ta­ria, l’autorità for­ma­le del monar­ca, a cui comun­que nel­la sostan­za era sot­trat­to sem­pre più spa­zio di mano­vra, non ven­ne mai del tut­to meno in ottem­pe­ran­za alle garan­zie del­lo Sta­tu­to alber­ti­no, sosti­tui­to sol­tan­to all’indomani del­la Secon­da guer­ra mon­dia­le dal­la Costi­tu­zio­ne ita­lia­na del 1948.

La com­po­nen­te più mode­ra­ta del fasci­smo, che inclu­de­va per­so­na­li­tà  come Giu­sep­pe Bot­tai e Lui­gi Feder­zo­ni, con­ti­nuò infat­ti a guar­da­re con fidu­cia alla Monar­chia per­si­no dopo la spal­la­ta fina­le alle isti­tu­zio­ni libe­ra­li. Mus­so­li­ni dovet­te dun­que pre­oc­cu­par­si fin da subi­to di rimo­du­la­re il fun­zio­na­men­to del­la mac­chi­na sta­ta­le in con­si­de­ra­zio­ne del fat­to che una con­si­sten­te por­zio­ne di pote­re gli deri­va­va pro­prio dall’appoggio del­le for­ze monar­chi­che, uni­te in bloc­co a quel­le fasci­ste.

Al riguar­do, il mag­gio­re obiet­ti­vo del­la leg­ge Acer­bo era for­se, alme­no ini­zial­men­te, quel­lo di sal­da­re in seno al Par­la­men­to quest’alleanza di pote­re fra monar­chi­ci e fasci­sti. Come è sto­rio­gra­fi­ca­men­te noto, le con­se­guen­ze poli­ti­che di tale leg­ge furo­no in ogni caso mol­to più signi­fi­ca­ti­ve, poi­ché spia­na­ro­no la stra­da a Mus­so­li­ni per rin­for­zar­si e occlu­de­re ogni spi­ra­glio di resi­sten­za. È lapa­lis­sia­no con­sta­ta­re che il suc­ces­so rag­giun­to dai fasci­sti alle ele­zio­ni dell’aprile 1924 rispec­chia­va un’applicazione siste­ma­ti­ca di meto­di inti­mi­da­to­ri e ves­sa­to­ri, fina­liz­za­ta a con­ver­ti­re coat­ti­va­men­te al regi­me colo­ro i qua­li anco­ra nutri­va­no for­ti riser­ve ver­so di esso.
A pre­scin­de­re però dagli stru­men­ti coer­ci­ti­vi uti­liz­za­ti, il cosid­det­to “listo­ne” sfio­rò il ses­san­ta­cin­que per cen­to dei con­sen­si, supe­ran­do di gran lun­ga la soglia di atti­va­zio­ne (ven­ti­cin­que per cen­to) del pre­mio di mag­gio­ran­za pre­vi­sto dal­la leg­ge Acer­bo, la cui appro­va­zio­ne, come ha giu­sta­men­te nota­to Sab­ba­tuc­ci (1989, 57), può esse­re con­si­de­ra­ta “fra i casi clas­si­ci di sui­ci­dio di un’assemblea rap­pre­sen­ta­ti­va”.  Il suo testo reci­ta­va infat­ti che “la lista vin­ci­tri­ce che aves­se con­se­gui­to il 25% dei voti vali­di avreb­be otte­nu­to 2/3 dei 535 seg­gi” (http://dati.camera.it/ocd/sistemaElettorale.rdf/se5).

A quel pun­to, a nul­la ser­vì la denun­cia dei bro­gli elet­to­ra­li del depu­ta­to socia­li­sta Gia­co­mo Mat­teot­ti, di lì a poco (10 giu­gno 1924) bru­tal­men­te assas­si­na­to dagli squa­dri­sti. Mus­so­li­ni si assun­se la respon­sa­bi­li­tà dell’omicidio Mat­teot­ti in un discor­so alla Came­ra del gen­na­io 1925, coglien­do il momen­to che gli sem­bra­va più pro­pi­zio. L’emanazione del­le leg­gi fasci­stis­si­me sof­fo­cò infi­ne ogni bar­lu­me di spe­ran­za per i pochis­si­mi che anco­ra non si era­no pie­ga­ti alle volon­tà di Mus­so­li­ni, mol­ti dei qua­li furo­no costret­ti all’esilio. Era l’inizio del regi­me fasci­sta-monar­chi­co, del­la dit­ta­tu­ra a viso aper­to. La fun­zio­ne regia diven­ta­va pra­ti­ca­men­te irri­so­ria, tenu­ta in pie­di sola­men­te da una car­ta costi­tu­zio­na­le che nel­la sostan­za per­de­va tut­ta la sua effi­ca­cia. Per i cit­ta­di­ni, l’unica scel­ta era l’adesione incon­di­zio­na­ta al regi­me; nes­su­na liber­tà, nem­me­no mini­ma, nem­me­no nel­la for­ma. Uno di quei casi in cui la for­ma anda­va per­fet­ta­men­te a coin­ci­de­re con la sostan­za. Ne è pro­va, tra i tan­ti esem­pi, il fat­to che le ele­zio­ni suc­ces­si­ve, quel­le del 1929 e del 1934, furo­no dei veri e pro­pri ple­bi­sci­ti. A dif­fe­ren­za del­le ele­zio­ni del 1924, duran­te le qua­li – nono­stan­te il cli­ma di vio­len­za in cui si era­no svol­te – si era ten­ta­to (in par­te) di sal­va­re per­lo­me­no l’apparenza, sta­vol­ta era con­sen­ti­to agli elet­to­ri sola­men­te di appro­va­re o riget­ta­re la lista dei can­di­da­ti che veni­va pre­sen­ta­ta loro. Era un auten­ti­co Sta­to di poli­zia e ovvia­men­te le moda­li­tà attra­ver­so cui gli aven­ti dirit­to di voto veni­va­no accom­pa­gna­ti alle urne era­no pres­so­ché ana­lo­ghe a quel­le del­le ele­zio­ni del 1924, se non peg­gio­ri, con un ancor più siste­ma­ti­co uso del man­ga­nel­lo come cogen­te stru­men­to di addo­me­sti­ca­zio­ne degli ormai pochi dis­si­den­ti rima­sti.

Potrem­mo dire nel com­ples­so che quan­do si par­la di fasci­smo – non cer­to in ambi­to sto­rio­gra­fi­co, ma a livel­lo di opi­nio­ne pub­bli­ca – esi­ste una gene­ra­le ten­den­za a met­te­re a fuo­co con mag­gio­re faci­li­tà even­ti qua­li, ad esem­pio, la mar­cia su Roma o le leg­gi raz­zia­li, di cui chia­ra­men­te tut­ti avran­no sen­ti­to par­la­re. Si trat­ta, atten­zio­ne, di even­ti di asso­lu­ta rile­van­za sto­ri­ca, che per­tan­to è oppor­tu­no ricor­da­re come tali. Non biso­gna però dimen­ti­car­si di altri, i qua­li, sia pure for­se di mino­re impat­to emo­ti­vo, risul­ta­no altret­tan­to impor­tan­ti per riper­cor­re­re l’iter evo­lu­ti­vo di un movi­men­to che si fece poi par­ti­to e regi­me, segnan­do la sto­ria d’Italia, d’Europa e del mon­do inte­ro.  La leg­ge Acer­bo fu il pri­mo ten­ta­ti­vo pro­ce­du­ra­le di raf­for­za­re il pote­re poli­ti­co di Mus­so­li­ni dall’interno del­la stes­sa inte­la­ia­tu­ra isti­tu­zio­na­le del­lo Sta­to, get­tan­do le basi di un più soli­do con­trol­lo par­la­men­ta­re dal qua­le dipe­se­ro suc­ces­si­va­men­te i desti­ni del­la Nazio­ne. Sen­za le impli­ca­zio­ni poli­ti­che del­le ele­zio­ni del 1924, rego­la­te per l’appunto da tale leg­ge, non sareb­be sta­to for­se pos­si­bi­le por­re in esse­re le leg­gi fasci­stis­si­me. Non ci è ovvia­men­te dato saper­lo; ma se fos­se venu­to meno il pun­to di inne­sco, rin­ve­ni­bi­le nel­la leg­ge Acer­bo, di un irre­ver­si­bi­le mec­ca­ni­smo di invo­lu­zio­ne auto­ri­ta­ria che ven­ne di fat­to for­ma­liz­za­to con la legi­sla­zio­ne liber­ti­ci­da degli anni 1925–1926, isti­tu­ti­va del regi­me fasci­sta-monar­chi­co, la sto­ria avreb­be potu­to ave­re un altro segui­to. In que­sto sen­so la leg­ge elet­to­ra­le del 1923 rap­pre­sen­tò il tram­po­li­no di lan­cio del­la dit­ta­tu­ra a viso aper­to e, dun­que, “un momen­to chia­ve. For­se addi­rit­tu­ra il momen­to chia­ve: più del­la mar­cia su Roma – il cui esi­to lascia­va anco­ra ampi mar­gi­ni per un ritor­no alla nor­ma­li­tà sta­tu­ta­ria – e più del­la cri­si Mat­teot­ti” (Sab­ba­tuc­ci 1989, 57) .
È per­tan­to neces­sa­rio ricor­dar­la per evi­ta­re, impa­ran­do dal pas­sa­to, di incor­re­re in nuo­vi erro­ri tali da com­pro­met­te­re le liber­tà essen­zia­li degli indi­vi­dui e age­vo­la­re la dif­fu­sio­ne incon­trol­la­ta di movi­men­ti neo­fa­sci­sti. Essi uti­liz­za­no attual­men­te una reto­ri­ca chia­ra­men­te osti­le nei con­fron­ti degli avver­sa­ri poli­ti­ci e del­le diver­si­tà cul­tu­ra­li, non han­no però for­tu­na­ta­men­te anco­ra tro­va­to nel­le libe­ral demo­cra­zie (e spe­ria­mo che non le tro­vi­no) le con­di­zio­ni per isti­tu­zio­na­liz­zar­si come accad­de per il fasci­smo di Mus­so­li­ni negli anni Ven­ti. Il neo­fa­sci­smo ha quin­di recu­pe­ra­to buo­na par­te del­la dia­let­ti­ca del movi­men­to di Mus­so­li­ni non riu­scen­do però a mutuar­ne i meto­di, in pri­mis uno squa­dri­smo che agi­va in modo siste­ma­ti­co e dif­fu­so in tut­ta la Peni­so­la, per le diver­se carat­te­ri­sti­che socia­li e poli­ti­che dell’attuale con­te­sto sto­ri­co.

Biblio­gra­fia

Halé­vy E., L’era del­le Tiran­nie, intro­du­zio­ne di G. Qua­glia­riel­lo, trad. it. di A. Pocec­co, Roma, Idea­zio­ne 1998.

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Lepre A., Petrac­co­ne C., Sto­ria d’Italia. Dall’Unità a oggi. Bolo­gna, Il Muli­no, 2008.

Sab­ba­tuc­ci G., Il ‘sui­ci­dio’ del­la clas­se diri­gen­te libe­ra­le. La leg­ge Acer­bo 1923–1924. Ita­lia Con­tem­po­ra­nea, 174, pp. 57–80, 1989.

Sal­ve­mi­ni G., Ope­re VI, Scrit­ti sul Fasci­smo, Mila­no, Fel­tri­nel­li, vol. I a cura di R. Viva­rel­li, 1966; vol. II a cura di N. Vale­ri e A. Mero­la, 1966; vol. III a cura di R. Viva­rel­li, 1974.

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