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Ottobre
2 Ottobre 2023

LET­TE­RA­TU­RA E ARTE DI GOVER­NA­RE: INTER­VI­STA A FER­NAN­DO GEN­TI­LI­NI

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Ubal­do Stec­co­ni par­la con Fer­nan­do Gen­ti­li­ni de I demo­ni. Sto­rie di let­te­ra­tu­ra e geo­po­li­ti­ca, Baldini+Castoldi, 2023

Ubal­do – Dal­la sua pub­bli­ca­zio­ne ai pri­mi di set­tem­bre del 2023, I demo­ni ha susci­ta­to gran­de inte­res­se. Ne han­no par­la­to testa­te spe­cia­liz­za­te, gran­di quo­ti­dia­ni come la Repub­bli­ca e La Stam­pa e hai pre­sen­ta­to l’opera in giro per l’Italia: al Festi­va­let­te­ra­tu­ra di Man­to­va, a Mole­to nel Mon­fer­ra­to per Undi­ci­mi­la Ver­bi e al Cir­co­lo degli Este­ri di Roma. Vor­re­sti rac­con­ta­re ai let­to­ri di Ātman che cosa pos­so­no tro­va­re in que­sto libro così auda­ce, ibri­do e inti­mo? Qual è la sua tesi di fon­do e per­ché hai sen­ti­to la neces­si­tà di scri­ver­lo?

Fer­nan­do – Il libro par­la di un’idea mol­to sem­pli­ce, quel­la che più del­la geo­po­li­ti­ca pos­sa esse­re la let­te­ra­tu­ra a spie­ga­re le cose del mon­do. Il fat­to è che di mestie­re fac­cio il diplo­ma­ti­co, mi occu­po insom­ma di poli­ti­ca inter­na­zio­na­le. Dopo trent’anni vis­su­ti a lavo­ra­re in Afri­ca, nei Bal­ca­ni, in Medio Orien­te e in Afgha­ni­stan, oltre che a Bru­xel­les per l’Unione euro­pea, scri­ve­re que­sto libro mi è ser­vi­to a capi­re meglio che quel che suc­ce­de in giro per il mon­do, in poli­ti­ca inter­na e in poli­ti­ca inter­na­zio­na­le, non è mai una que­stio­ne di puro cal­co­lo. È vero che la geo­po­li­ti­ca spie­ga mol­te cose e ci aiu­ta a met­te­re a fuo­co cer­te dina­mi­che. La posi­zio­ne geo­gra­fi­ca di un pae­se, la sua mag­gio­re o mino­re pro­spe­ri­tà, la den­si­tà del­la popo­la­zio­ne, la pre­sen­za di mate­rie pri­me, le allean­ze inter­na­zio­na­li… sono tut­te que­stio­ni fon­da­men­ta­li, che deter­mi­na­no degli effet­ti. Eppe­rò, ed è la tesi cen­tra­le del libro, a inci­de­re sull’azione poli­ti­ca di re, regi­ne, sta­ti­sti ed auto­cra­ti, da sem­pre, ci sono anche fat­to­ri istin­ti­vi e irra­zio­na­li. I miti, le tra­di­zio­ni, i libri e la let­te­ra­tu­ra sca­te­na­no demo­ni di varia natu­ra. E sono loro i pro­ta­go­ni­sti del mio libro, sono loro a insi­nuar­si nel­le men­ti di chi gover­na. Ecco, ho scrit­to per offri­re una visio­ne alter­na­ti­va alla geo­po­li­ti­ca come moto­re del mon­do, per ragio­na­re su altri ele­men­ti…

U– Ho osser­va­to che mol­te recen­sio­ni e inter­vi­ste si con­cen­tra­no su un aspet­to de I demo­ni che defi­ni­rei di inte­res­se gior­na­li­sti­co: che cosa leg­ge­va­no i gran­di per­so­nag­gi del­la sto­ria che vi com­pa­io­no. Si trat­ta ovvia­men­te di una let­tu­ra legit­ti­ma e anzi direi che il libro stes­so la inco­rag­gia. Altri anco­ra ti han­no chie­sto di par­la­re del seme da cui que­sto libro è spun­ta­to e cre­sciu­to, ovve­ro l’influenza che la let­te­ra­tu­ra ha avu­to sul­la sto­ria del mon­do. Io vor­rei pro­por­ti un pun­to di vista diver­so. Man mano che pro­ce­de­vo nel­la let­tu­ra, pren­de­va for­za l’ipotesi che I demo­ni fos­se una ben docu­men­ta­ta sto­ria natu­ra­le del­la let­tu­ra. Per esem­pio, par­li del­la dif­fi­den­za che ha accol­to l’invenzione del­la scrit­tu­ra, rap­pre­sen­ta­ta da Pla­to­ne nel Fedro. Rife­ri­sci come, seco­li dopo, il De Civi­ta­te Dei di Ago­sti­no venis­se let­to alla tavo­la di Car­lo Magno da un let­to­re di cor­te. E vedia­mo l’introduzione, nel Due­cen­to fio­ren­ti­no, di libri «più pic­co­li, più leg­ge­ri e più maneg­ge­vo­li […] più faci­li da leg­ge­re» (I demo­ni, p. 126). L’opera è costel­la­ta di epi­so­di e rifles­sio­ni simi­li.

F – In effet­ti, nel­le libre­rie, il libro si tro­va in pun­ti diver­si. Nel­la sag­gi­sti­ca, nell’attualità poli­ti­ca, tra i libri di sto­ria e spes­so anche in cri­ti­ca let­te­ra­ria. A Man­to­va poi, nel pun­to ven­di­ta del Festi­va­let­te­ra­tu­ra, sta­va vici­no ai roman­zi… Que­sto libro è dun­que tan­te cose insie­me, si rivol­ge a let­to­ri curio­si. Io non cre­do negli spe­cia­li­sti, anzi pro­vo per essi dif­fi­den­za. Di con­se­guen­za non cre­do nem­me­no negli stec­ca­ti. E sic­co­me sono un let­to­re onni­vo­ro, anche quan­do scri­vo mi pia­ce ave­re il tut­to come pun­to di rife­ri­men­to. Tu dici che il libro ti fa pen­sa­re a “una sto­ria natu­ra­le del­la let­tu­ra”. In un cer­to sen­so lo è, mi rico­no­sco in que­sta defi­ni­zio­ne. Di cer­to i libri let­ti dai per­so­nag­gi dei pri­mi capi­to­li, come Ales­san­dro, Assur­ba­ni­pal, o cer­ti impe­ra­to­ri roma­ni, anche sot­to un pro­fi­lo mate­ria­le, era­no diver­si da quel­li che si sareb­be­ro poi affer­ma­ti nel Medio Evo o in epo­ca moder­na. Mostra­re la meta­mor­fo­si del libro nel cor­so dei seco­li è un tema appas­sio­nan­te, ine­vi­ta­bi­le per ragio­na­re sul­la let­te­ra­tu­ra che muo­ve il mon­do. Le mie sono quin­di anche sto­rie su come cam­bia il modo di leg­ge­re nel tem­po, su come la let­tu­ra sia diven­ta­ta via via una cosa sem­pre più leg­ge­ra… Tavo­let­te di cera, per­ga­me­ne, incu­na­bo­li e poi pagi­ne di car­ta… Poe­mi epi­ci, trat­ta­ti, enci­clo­pe­die e poi roman­zi, mani­fe­sti, gior­na­li… E oggi l’evanescenza del­la let­te­ra­tu­ra digi­ta­le… Tut­to que­sto natu­ral­men­te non può lascia­re indif­fe­ren­ti i demo­ni di cui sopra…

U– Fra le figu­re che han­no segna­to il cor­so del­la sto­ria anti­ca, Ales­san­dro ha una sezio­ne tut­ta sua che ini­zia con que­sta fra­se: «Il moti­vo uffi­cia­le per cui deci­se di con­qui­sta­re l’Asia […] fu la ven­det­ta» (I demo­ni, p. 28). Ti chie­de­rei di rac­con­tar­ci di cosa si sareb­be dovu­to ven­di­ca­re e il moti­vo rea­le che, seguen­do il filo del tuo ragio­na­men­to, lo spin­se a lan­ciar­si in quel­la che descri­vi come “l’impresa più visio­na­ria dell’antichità”.

F – Aven­do vis­su­to e cono­sciu­to l’Afghanistan sono sta­to in qual­che modo risuc­chia­to anch’io dal­la leg­gen­da di Ales­san­dro. La sua impre­sa, vista la tesi del mio libro, è per mol­ti ver­si emble­ma­ti­ca, ed è per que­sto che ne par­lo nel capi­to­lo ini­zia­le. Ad Ales­san­dro la geo­po­li­ti­ca inte­res­sa­va fino a un cer­to pun­to. Di sicu­ro vole­va ven­di­car­si dei Per­sia­ni che ave­va­no mes­so a fer­ro e fuo­co la Gre­cia, vole­va cer­ta­men­te met­te­re l’Egitto al cen­tro del suo impe­ro e spin­ger­si ai con­fi­ni del mon­do cono­sciu­to… Ma a muo­ver­lo più di tut­to, come ci tra­man­da Plu­tar­co, fu un libro, l’Ilia­de, che lo ave­va stre­ga­to fin da bam­bi­no, com­pli­ce il pre­cet­to­re Ari­sto­te­le. Ales­san­dro era inna­mo­ra­to del­la furia di Achil­le. Vole­va ripe­ter­ne le gesta. Vole­va rein­car­nar­si nell’eroe ome­ri­co. Con il risul­ta­to che tut­to, ma pro­prio tut­to, nel­la sua cam­pa­gna mili­ta­re in Orien­te ci ripor­ta alla guer­ra tra Gre­ci e Tro­ia­ni. C’è una litur­gia nell’impresa di Ales­san­dro che rie­vo­ca pas­so dopo pas­so il poe­ma: l’omaggio a Pro­te­si­lao (il pri­mo acheo cadu­to in Asia Mino­re); quel­lo ad Ate­na e alla ste­le di Achil­le in cima alla for­tez­za di Ilio; il cul­to degli ora­co­li; il duel­lo a distan­za con Dario-Etto­re… Insom­ma l’Ilia­de viag­giò per l’Oriente con Ales­san­dro, ispi­rò le sue mos­se, alme­no fino a quan­do Ales­san­dro non sco­prì I Per­sia­ni di Eschi­lo, la cui let­tu­ra dovet­te sve­lar­gli mol­te più cose sul­la vera natu­ra dei suoi nemi­ci…

U – I demo­ni abbrac­cia tre­mi­la anni di sto­ria dell’Occidente, com­pre­se natu­ral­men­te la tra­di­zio­ne ara­ba e quel­la rus­sa. La pro­spet­ti­va sto­ri­ca di lun­ga dura­ta ti con­sen­te di osser­va­re alcu­ne dina­mi­che cul­tu­ra­li che appa­io­no in perio­di anche mol­to distan­ti fra loro un po’ come le costan­ti del­la fisi­ca riman­go­no tali in regio­ni mol­to lon­ta­ne dell’universo. Una di que­ste dina­mi­che, per ripren­de­re l’immagine che usi, è il pen­do­lo fra Ate­ne e Geru­sa­lem­me, ovve­ro fra un siste­ma «basa­to sul dub­bio filo­so­fi­co» e «un siste­ma di gover­no basa­to sull’infallibilità dei testi sacri» (I demo­ni, p. 48). Ti chie­de­rei di par­lar­ci di que­sta dina­mi­ca e di descri­ver­ne le oscil­la­zio­ni nel nostro tem­po.

F – Nel­la nostra par­te di mon­do, quel­la in cui vivia­mo, sia­mo tut­ti figli di Ate­ne e Geru­sa­lem­me, oltre che di Roma. Anche se non ne sia­mo sem­pre con­sa­pe­vo­li. Pren­do in pre­sti­to il ter­mi­ne “Geru­sa­te­ne” (Geru­sa­lem­me più Ate­ne) da Gui­do Cero­net­ti, pro­prio per soste­ne­re l’esistenza in cia­scu­no di noi di que­ste due ani­me, quel­la gero­so­li­mi­ta­na e quel­la ate­nie­se. Ini­zio a par­lar­ne nel capi­to­lo dedi­ca­to alle let­tu­re degli impe­ra­to­ri roma­ni, mostran­do come Adria­no e Mar­co Aure­lio pen­sas­se­ro in gre­co, fos­se­ro nei fat­ti degli impe­ra­to­ri filo­so­fi che appli­ca­va­no il meto­do stoi­co e di come inve­ce l’azione di gover­no di Costan­ti­no e Teo­do­sio si richia­mas­se a pre­cet­ti giu­dai­co-cri­stia­ni. Que­sta dif­fe­ren­za tra chi cer­ca la veri­tà e chi inve­ce è già con­vin­to di pos­se­der­la si ritro­va in ogni epo­ca, è una spe­cie di costan­te che per­met­te di col­lo­ca­re cia­scun per­so­nag­gio del libro in un cam­po ben pre­ci­so. E anche oggi è abba­stan­za evi­den­te che que­ste due ani­me dell’Occidente sia­no sem­pre in qual­che modo pre­sen­ti nel dibat­ti­to poli­ti­co, scien­ti­fi­co e cul­tu­ra­le, basta saper­le vede­re. Io per me, sono attrat­to da Ate­ne. Oscil­lo più ver­so di lei che ver­so Geru­sa­lem­me. Per­ché cre­do appun­to nel “demo­ne”, nel sen­so che cre­do che cia­scu­no di noi deb­ba segui­re la pro­pria voca­zio­ne, facen­do nel­la vita le cose che più lo ren­do­no feli­ce; e soprat­tut­to per­ché cre­do nel “limi­te”, cre­do cioè più al Sacro che al San­to; pen­so che vi sia­no spa­zi a noi inac­ces­si­bi­li, che appar­ten­go­no alla Natu­ra e al Mito, for­se alla Divi­ni­tà, e che l’eternità non sia sta­ta pen­sa­ta per gli uomi­ni. Ma que­sto è un discor­so com­pli­ca­to…

U – Dell’ultimo capi­to­lo, che guar­da al XXI seco­lo, mi ha col­pi­to lo spi­ri­to di acco­glien­za ver­so for­me di nar­ra­zio­ne diver­se dal­la scrit­tu­ra, come le serie tv o Bla­de Run­ner, e non ricor­do se fai cen­no anche ai dispo­si­ti­vi digi­ta­li. Eppu­re sem­bri far tua la pre­vi­sio­ne – o for­se il sogno – di Bor­ges che nel futu­ro vedre­mo il ritor­no del poe­ma epi­co. Il bel­lo è che tu non vedi una con­trad­di­zio­ne fra ter­mi­ni tan­to dis­si­mi­li ben­sì una spin­ta evo­lu­ti­va. Fai lo stes­so, mi pare, anche par­lan­do del­la coe­si­sten­za fra segni ver­ba­li e non ver­ba­li che ha accom­pa­gna­to la nostra spe­cie da quan­do sia­mo diven­ta­ti capa­ci di rac­con­ta­re sto­rie e con­clu­di che oggi «è l’atto stes­so di leg­ge­re che sta suben­do una muta­zio­ne e gli ibri­di, anche in let­te­ra­tu­ra, sono già una real­tà» (I demo­ni, p. 329). Sei otti­mi­sta sul futu­ro del­la let­tu­ra?

F – Cre­do che con­ti­nue­re­mo a inse­gui­re la let­te­ra­tu­ra per il sem­pli­ce fat­to che fin­ché reste­re­mo Sapiens non potre­mo fare a meno del rac­con­to. Cre­do tut­ta­via che biso­gne­rà abi­tuar­si a un modo diver­so di leg­ge­re, per tor­na­re al tema del libro mate­ria­le. Oggi i con­te­nu­ti let­te­ra­ri oltre­pas­sa­no il libro come lo cono­scia­mo, si tro­va­no anche altro­ve. Insom­ma non cre­do alla “mor­te del libro”, ma cre­do in un libro che cam­bia pel­le, che si rige­ne­ra con­ti­nua­men­te assu­men­do for­me diver­se e diven­tan­do altro da sé. Per que­sto, oltre che del­la let­te­ra­tu­ra che inva­de le serie tv, par­lo ad esem­pio del ritor­no pre­po­ten­te del dise­gno, e del futu­ro – for­se gran­de – che dise­gno e paro­la mischia­te insie­me potreb­be­ro ave­re, come è già acca­du­to in pas­sa­to. Cre­do insom­ma che il futu­ro sia nel­le ibri­da­zio­ni, su tut­ti i fron­ti. A par­ti­re da quel­lo tra “uma­ni” e “non-uma­ni”, il gran­de tema del­la con­tem­po­ra­nei­tà. Per qual­che moti­vo, due o tre seco­li fa, la let­te­ra­tu­ra ha deci­so di con­cen­trar­si sull’uomo e di lascia­re la Natu­ra alla scien­za, men­tre oggi cre­do che la let­te­ra­tu­ra dovreb­be tor­na­re a inda­ga­re la Natu­ra (alcu­ni pio­nie­ri ci sono già), con­tri­buen­do alla nuo­va allean­za tra uma­ni e non-uma­ni. Sono temi lascia­ti al fan­ta­sy, da sem­pre con­si­de­ra­to a tor­to un gene­re mino­re. Ma è anche que­sto che mi ha spin­to ad inte­res­sar­mi alle let­tu­re di Oba­ma, che pen­sa al futu­ro del pia­ne­ta leg­gen­do roman­zi di fan­ta­scien­za; o a quel­le di papa Fran­ce­sco, che ricor­re all’Enciclica Lau­da­to si’ e alla tra­di­zio­ne let­te­ra­ria che la sot­ten­de, per auspi­ca­re la cura del­la casa comu­ne da par­te di tut­te le crea­tu­re che abi­ta­no il pia­ne­ta.

U – I demo­ni è pie­no di uomi­ni e don­ne di gover­no per i qua­li c’è una docu­men­ta­ta pas­sio­ne per la let­te­ra­tu­ra o quan­to meno per la let­tu­ra. Ma evo­chi anche figu­re che han­no let­to poca let­te­ra­tu­ra o che non han­no capi­to bene ciò che ave­va­no pur let­to. Napo­leo­ne e Putin fan­no par­te del secon­do grup­po. Cavour e alcu­ni tra i padri fon­da­to­ri dell’Europa uni­ta del pri­mo. Venen­do al nostro tem­po, Kis­sin­ger osser­va che gli indi­vi­dui con respon­sa­bi­li­tà di gover­no non leg­go­no più libri. Ne trae con­se­guen­ze assai fosche, fino ad affer­ma­re che «non ci sono più i con­cet­ti, non c’è più la ragio­ne» (I demo­ni, p. 303). Per con­clu­de­re que­sta nostra con­ver­sa­zio­ne, par­la­ci per cor­te­sia dei dan­ni che pos­so­no fare gli sta­ti­sti che non leg­go­no o – per esse­re più pre­ci­si – dell’influenza che la man­can­za di let­te­ra­tu­ra ha avu­to e può ave­re sul­la sto­ria del mon­do.

F – Sen­za la let­tu­ra gli uomi­ni di gover­no per­do­no una gran­de pos­si­bi­li­tà, quel­la di occu­par­si dell’esistenza come se ne occu­pa­no i roman­zie­ri. L’esistenza con­tie­ne una gam­ma di pos­si­bi­li­tà mol­to più vasta del­la real­tà. La real­tà è quel che acca­de, quel che gli uomi­ni fan­no. L’esistenza inve­ce quel che potreb­be acca­de­re, e quel che gli uomi­ni sono capa­ci di fare, temi cioè impre­scin­di­bi­li per chi pre­ten­de di gui­da­re il mon­do. Ecco, io cre­do che Kis­sin­ger abbia ragio­ne quan­do dice che gli uomi­ni e le don­ne di gover­no che non leg­go­no non rie­sca­no a scan­da­glia­re le infi­ni­te pos­si­bi­li­tà dell’esistenza. Pre­clu­den­do­si così la pos­si­bi­li­tà di distin­gue­re tra infor­ma­zio­ne e cono­scen­za, o di far rie­mer­ge­re dal­le pro­fon­di­tà del tem­po le for­ze per­ma­nen­ti e fon­da­men­ta­li che muo­vo­no il mon­do. Lui chia­ma que­sta capa­ci­tà di acce­de­re alla pro­fon­di­tà del sape­re “deep lite­ra­cy”, alfa­be­tiz­za­zio­ne pro­fon­da, con­cet­to che secon­do me per­met­te di quan­ti­fi­ca­re il costo del­la man­can­za di let­te­ra­tu­ra. L’esempio con cui con­clu­do il mio libro riguar­da Putin, che ha costrui­to un gran­de appa­ra­to mito­lo­gi­co-let­te­ra­rio, con al cen­tro Dostoe­v­skij e i miti del Dne­pr, per pro­va­re a giu­sti­fi­ca­re l’aggressione all’Ucraina. Ma Putin cita anche altri auto­ri a soste­gno del­la sua nar­ra­zio­ne sull’unità sto­ri­ca tra rus­si e ucrai­ni, per esem­pio Gogol’ e Taras Shev­chen­ko, anche se evi­den­te­men­te li ha let­ti male, o non li ha let­ti affat­to. Se difat­ti aves­se let­to Taras Shev­chen­ko, inven­to­re del­la lin­gua let­te­ra­ria ucrai­na e padre spi­ri­tua­le di quel­la nazio­ne, for­se Putin avreb­be capi­to meglio di che pasta era­no fat­ti dal­le par­ti di Kiev, cioè avreb­be capi­to che gli ucrai­ni non si sareb­be­ro arre­si tan­to facil­men­te, né si sareb­be­ro lique­fat­ti come gli afga­ni sei mesi pri­ma. Quin­di, in ulti­ma ana­li­si, se Putin aves­se dav­ve­ro let­to Taras Shev­chen­ko, for­se ci avreb­be pen­sa­to due vol­te a inva­de­re l’Ucraina, o lo avreb­be fat­to con mag­gior cogni­zio­ne di cau­sa… Per dire che un libro, pro­ba­bil­men­te, avreb­be potu­to sal­var­lo.

AUTO­RE

Fer­nan­do Gen­ti­li­ni, diplo­ma­ti­co di car­rie­ra, vive e lavo­ra a Bru­xel­les per il ser­vi­zio diplo­ma­ti­co euro­peo ed ha un’esperienza più che ven­ten­na­le in gestio­ne di cri­si inter­na­zio­na­li, affa­ri euro­pei e mul­ti­la­te­ra­li. È sta­to anche diret­to­re del Ser­vi­zio diplo­ma­ti­co euro­peo per i Bal­ca­ni occi­den­ta­li e la Tur­chia, Rap­pre­sen­tan­te spe­cia­le dell’Ue in Koso­vo e per il pro­ces­so di pace israe­lo-pale­sti­ne­se, invia­to del­la Nato in Afgha­ni­stan. Dal 2018 è diret­to­re gene­ra­le per il Medio Orien­te e il Nord Afri­ca del Ser­vi­zio diplo­ma­ti­co euro­peo di Bru­xel­les e dal luglio del 2022 si occu­pa del­la crea­zio­ne di un’Accademia diplo­ma­ti­ca euro­pea. Ha pub­bli­ca­to In Etio­pia (1999), Infi­ni­ti Bal­ca­ni (2007, pre­mi Cesa­re Pave­se e Capal­bio), Libe­ro a Kabul (2011) e Tre vol­te a Geru­sa­lem­me (2020, pre­mio Gam­bri­nus). Col­la­bo­ra con le pagi­ne cul­tu­ra­li de la Repub­bli­ca.

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