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Luglio
30 Luglio 2025

INTEL­LI­GEN­ZA MESTRUA­LE

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Chiun­que abbia avu­to le mestrua­zio­ni nel­la pro­pria vita avrà pen­sa­to alme­no una vol­ta che loro “lo san­no”: lo san­no quan­do devi par­ti­re per le vacan­ze, lo san­no quan­do indos­si i pan­ta­lo­ni bian­chi e lo san­no quan­do hai fini­to gli assor­ben­ti nel­la bor­sa. Quan­do si dice che “lo san­no” non si attri­bui­sce cer­ta­men­te alle mestrua­zio­ni una cono­scen­za di tipo razio­na­le, ma qual­co­sa che somi­glia più agli “istin­ti miste­rio­si” che per Simo­ne de Beau­voir stan­no alla base dell’orrore – e del­la pau­ra – che l’uomo pro­va per il cor­po del­la don­na (De Beau­voir 2016). L’idea che il cor­po pen­si è sta­ta sem­pre riget­ta­ta con for­za dal­la tra­di­zio­ne occi­den­ta­le, che sin dai suoi ini­zi si basa sul­la net­ta sepa­ra­zio­ne tra mate­ria e ragio­ne, sostan­za e pen­sie­ro. E poi­ché Dio è pen­sie­ro di pen­sie­ro, non c’è neces­si­tà che il cor­po abbia una sua intel­li­gen­za. Arri­ve­rà pri­ma Spi­no­za e poi Nie­tzsche a dire che il cor­po “è una gran­de ragio­ne” (Spi­no­za 2025, 89; Nie­tzsche 2017, 32), ma in gene­ra­le que­sto con­cet­to ha avu­to poca for­tu­na se non per quel­le for­mu­le ormai idio­ma­ti­che del­la serie ‘l’intestino è il secon­do cer­vel­lo’. 

Oggi che sia­mo impe­gna­ti, come dice la filo­so­fa Avi­tal Ronell, in una inu­ti­le ‘guer­ra con­tro la stu­pi­di­tà’ cer­chia­mo l’intelligenza dap­per­tut­to (Ronell 2008; Schi­rò 2009). Dai tem­pi di Howard Gard­ner (1987), teo­ri­co del­le intel­li­gen­ze mul­ti­ple, il nume­ro del­le intel­li­gen­ze pos­si­bi­li lie­vi­ta di anno in anno, cosic­ché ognu­no pos­sa tro­va­re la pro­pria: quel­la ver­ba­le, quel­la mate­ma­ti­ca o quel­la emo­ti­va. In alcu­ne descri­zio­ni è chia­ra la volon­tà di riven­di­ca­re una sor­ta di supe­rio­ri­tà mora­le: «Non sarò mol­to bra­va a fare i con­ti, ma alme­no io sono una per­so­na empa­ti­ca!». Eppu­re se si riu­scis­se ad abbat­te­re quel­la for­zo­sa distin­zio­ne tra cor­po e ragio­ne, appa­ri­reb­be chia­ro che tut­te le intel­li­gen­ze sono fat­te di mate­ria. 

Come scri­ve l’esperta di salu­te mestrua­le Anna Buz­zo­ni nel suo libro Eco­lo­gia Mestrua­le (2025): “l’intelligenza del­la men­te sen­za l’intelligenza del cor­po fisi­co è meno­ma­ta, incom­ple­ta e fuor­vian­te” (Buz­zo­ni 2025).

C’è un filo che le uni­sce, e che sem­bra uni­re anche ciò che sta fuo­ri di noi, a cui Buz­zo­ni ha dato il nome di Matri­ce Cicli­ca. È un copio­ne in quat­tro atti mes­so in sce­na da tan­te com­pa­gnie tea­tra­li diver­se, dal­lo scor­re­re del gior­no alla respi­ra­zio­ne: si par­te coi pol­mo­ni vuo­ti, si inspi­ra, i pol­mo­ni si riem­pio­no e si espi­ra. C’è un seme, poi sboc­cia, fio­ri­sce e appas­si­sce. 

Nel ciclo mestrua­le, que­ste quat­tro fasi si ripro­du­co­no ogni mese – mestrua­zio­ne, fase fol­li­co­la­re, ovu­la­zio­ne e fase lutea­le – ma anche nell’arco di una vita, infan­zia sen­za mestrua­zio­ni, dal menar­ca fino alla fase di ‘asse­sta­men­to’, fase del ciclo ovu­la­to­rio fino alla meno­pau­sa. Per Buz­zo­ni, ogni ciclo ha una dina­mi­ca inter­na che pre­ve­de un’opposizione non com­pe­ti­ti­va, ma com­ple­men­ta­re: se i pol­mo­ni non si svuo­ta­no, non si pos­so­no riem­pi­re, se le pian­te non muo­io­no, non pos­so­no ricre­sce­re. In altre paro­le, è neces­sa­ria una mor­te se si vuo­le una rina­sci­ta.

Ciò è par­ti­co­lar­men­te evi­den­te con il ciclo mestrua­le, che ha la sua pri­ma fase pro­prio nel­la mestrua­zio­ne, che è la fuo­riu­sci­ta del san­gue mestrua­le. Que­sta fase è la più visi­bi­le del ciclo, ma anche la più mal­trat­ta­ta: in mol­te cul­tu­re, è anco­ra ogget­to di pre­giu­di­zi e tabù, ma anche se sia­mo pron­ti a bol­la­re come super­sti­zio­ne la cre­den­za secon­do cui ‘in quei gior­ni’ è meglio non fare il pane altri­men­ti non lie­vi­te­rà, la real­tà è che ten­dia­mo a nascon­de­re que­sta fase mol­to più di quan­to non ci piac­cia ammet­te­re. Secon­do uno stu­dio pub­bli­ca­to su The Lan­cet, cir­ca 151 milio­ni di don­ne nel mon­do pren­do­no la pil­lo­la, ovve­ro non han­no più le mestrua­zio­ni. Tol­te alcu­ne pato­lo­gie o con­di­zio­ni par­ti­co­la­ri in cui la sospen­sio­ne del san­gui­na­men­to alle­via sin­to­mi par­ti­co­lar­men­te dolo­ro­si o nel caso del­le per­so­ne trans a cui cau­sa disfo­ria, non è raro che chi assu­me que­sto con­trac­cet­ti­vo lo fac­cia con l’idea di ‘rego­la­riz­za­re il ciclo’, che però vie­ne inter­rot­to pro­prio dall’azione del far­ma­co. Nel 2011, solo il 42% del­le don­ne ame­ri­ca­ne usa­va la pil­lo­la sol­tan­to per sco­pi con­trac­cet­ti­vi. Da uno stu­dio con­dot­to in vari pae­si euro­pei nel 2013, emer­ge inol­tre che poter gesti­re più facil­men­te le mestrua­zio­ni è un fat­to­re impor­tan­te nel­la scel­ta del­la con­trac­ce­zio­ne.

Spes­so è dif­fi­ci­le sta­bi­li­re in manie­ra defi­ni­ti­va se le nostre deci­sio­ni sono dav­ve­ro libe­re o se sono frut­to di con­di­zio­na­men­ti socia­li, spe­cie per quel­le che riguar­da­no il nostro cor­po. Ma vale la pena inter­ro­gar­si su cosa spin­ga a dover con­trol­la­re, o addi­rit­tu­ra eli­mi­na­re, una par­te così signi­fi­ca­ti­va del­la vita di mol­te per­so­ne. Le mestrua­zio­ni, in una socie­tà dove dob­bia­mo esse­re tut­ti per­for­man­ti al mas­si­mo, impli­ca­no len­tez­za, impre­vi­sto, cura. 

Mestruo è la fase del riti­ro e del ripo­so, del­la rie­la­bo­ra­zio­ne e del­la dele­ga. Pro­prio come il son­no, com­po­nen­te neces­sa­ria al benes­se­re, è la fase del­la rige­ne­ra­zio­ne del nostro cor­po. Non è un caso se entram­bi sono con­si­de­ra­ti nemi­ci del­la pro­dut­ti­vi­tà: gli hustle guru dei social invi­ta­no la gen­te a trat­te­ner­si al lavo­ro fino a mez­za­not­te e ad alzar­si alle cin­que di mat­ti­na se si vuo­le otte­ne­re qual­co­sa nel­la vita. Nel 2017 fece scal­po­re una dichia­ra­zio­ne dell’amministratore dele­ga­to di Net­flix, Reed Hastings, che dis­se che il più gran­de avver­sa­rio dell’azienda era non un’altra piat­ta­for­ma di strea­ming, ma il son­no. Anche il ciclo mestrua­le in un cer­to sen­so è ogget­to del­la stes­sa ini­mi­ci­zia: non solo la nostra socie­tà pre­fe­ri­sce far fin­ta che non esi­sta, ma il gene­ri­co ombrel­lo degli ‘ormo­ni’ è diven­ta­to la cau­sa di tut­ti i pro­ble­mi che afflig­go­no le don­ne, non solo quel­li di salu­te. Se al lavo­ro non rie­sci a con­cen­trar­ti, è col­pa degli ormo­ni. Se sei brut­ta, è col­pa degli ormo­ni. Se sei tri­ste, è col­pa degli ormo­ni. 

Tut­ti que­sti discor­si per Buz­zo­ni han­no un nome: Caz­zo­ce­ne. Il Caz­zo­ce­ne è l’era geo­lo­gi­ca in cui si igno­ra la Matri­ce Cicli­ca den­tro e fuo­ri di noi in favo­re di un’accumulazione insen­sa­ta e di una pro­dut­ti­vi­tà sen­za sco­po. Se l’Antropocene è l’era in cui la pre­sen­za dell’uomo ha modi­fi­ca­to irre­ver­si­bil­men­te la com­po­si­zio­ne del pia­ne­ta, il Caz­zo­ce­ne rap­pre­sen­ta l’ultimo sta­dio di incu­ria ed egoi­smo. Anzi­ché pre­ve­de­re la natu­ra­le e neces­sa­ria alter­nan­za di pro­dut­ti­vi­tà e ripo­so e il con­cer­to tra gli ormo­ni, il Caz­zo­ce­ne ne ha inco­ro­na­to uno solo: il cor­ti­so­lo, quel­lo che oggi chia­mia­mo impro­pria­men­te ‘l’ormone del­lo stress’, ma che è più cor­ret­to defi­ni­re ‘l’ormone del­la soprav­vi­ven­za’. Il cor­ti­so­lo è la mol­la che ci fa scap­pa­re di fron­te a un pre­da­to­re, ma che, nell’epoca attua­le, non rie­sce tan­to bene a distin­gue­re tra una tigre dai den­ti a scia­bo­la e una raf­fi­ca di noti­fi­che sul tele­fo­no. Nel Caz­zo­ce­ne non c’è tem­po per la pic­co­la mor­te neces­sa­ria a rico­strui­re una vita nuo­va, per­ché vivia­mo inse­gui­ti da un pre­da­to­re che non esi­ste. 

Per Buz­zo­ni, il cor­ti­so­lo è l’anti-progesterone, ovve­ro l’ormone pro­ta­go­ni­sta di un’altra fase mol­to bistrat­ta­ta del ciclo mestrua­le, che sia­mo abi­tua­ti a chia­ma­re ‘pre­me­struo’ e ad asso­cia­re a ira­sci­bi­li­tà e insta­bi­li­tà men­ta­le. Ma il pro­ge­ste­ro­ne è un ormo­ne fon­da­men­ta­le, che pre­pa­ra e orga­niz­za, pro­prio come ci pre­pa­ria­mo pri­ma di anda­re a let­to. Il pro­ble­ma è che sem­pre più spes­so, anzi­ché struc­car­ci e lavar­ci i den­ti, restia­mo incol­la­ti a uno smart­pho­ne, sov­ver­ten­do il pro­ces­so natu­ra­le di ral­len­ta­men­to e sovrac­ca­ri­can­do­ci di sti­mo­li inu­ti­li e aumen­tan­do i livel­li di cor­ti­so­lo. 

È pro­prio ciò che suc­ce­de nel Caz­zo­ce­ne quan­do si igno­ra­no i segna­li del nostro cor­po o dell’ambiente cir­co­stan­te. Il suo sin­to­mo ter­mi­na­le è pro­prio pen­sa­re di esse­re padro­ni del mon­do, di aver capi­to come van­no le cose o, anco­ra meglio, di esse­re i soli ad aver capi­to come van­no le cose. 

Nel suo libro Stu­pi­di­ty (2008), Avi­tal Ronell osser­va come la nostra con­dan­na mora­le nei con­fron­ti del­la stu­pi­di­tà ci por­ti a esa­ge­ra­re la nostra intel­li­gen­za. Nel­la sto­ria abbia­mo assi­sti­to a più ripre­se a movi­men­ti socia­li e poli­ti­ci con­vin­ti di aver tro­va­to la chia­ve di un’intelligenza supre­ma. 

Un tem­po lo cre­de­va­no i posi­ti­vi­sti, oggi lo cre­do­no i tec­no-mil­le­na­ri­sti, che come i loro pre­de­ces­so­ri sono affa­sci­na­ti da idee di sele­zio­ne e miglio­ra­men­to del­la raz­za, sta­vol­ta con l’aiuto dell’intelligenza arti­fi­cia­le. Il tut­to sen­za mai guar­dar­si die­tro, den­tro, ma anche solo intor­no, e rico­no­sce­re che il mon­do non può anda­re avan­ti e basta, ma deve sem­pre tor­na­re in qual­che modo alla sua pri­ma fase per cre­sce­re, e quin­di soprav­vi­ve­re. Que­sti ideo­lo­gi cre­do­no che l’accelerazione del pro­gres­so tec­no­lo­gi­co, che cul­mi­ne­rà in una cata­stro­fe per l’umanità, sia l’unico rime­dio alla deca­den­za del­la moder­ni­tà. Ma la Matri­ce Cicli­ca non pre­ve­de mai una mor­te defi­ni­ti­va. La mestrua­zio­ne stes­sa, scri­ve Buz­zo­ni, è “una mor­te vivis­si­ma”, che con­tie­ne in sé la pro­pria rige­ne­ra­zio­ne attra­ver­so enzi­mi, pro­tei­ne e cel­lu­le sta­mi­na­li. Non sarà un caso che i figli per­fet­ti e intel­li­gen­tis­si­mi, desti­na­ti a ripo­po­la­re il pia­ne­ta, i guru del tech li fac­cia­no solo con la pro­crea­zio­ne medi­cal­men­te assi­sti­ta: l’intelligenza mestrua­le non fa pro­prio par­te del loro ordi­ne del­le idee. Ma è l’unico anti­do­to pri­ma dell’estinzione.   

Foto­gra­fia a cura di Chia­ra Ales­san­dri

Biblio­gra­fia

Buz­zo­ni, A. 2025. L’ecologia mestrua­le. Gui­da intui­ti­va per la cura e la fio­ri­tu­ra del tuo eco­si­ste­ma, Mime­sis Edi­zio­ni, Milano/Udine.

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