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Febbraio
9 Febbraio 2023

ECO-DISCRI­MI­NA­TED

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Il silen­zio­so geno­ci­dio dei Pig­mei afri­ca­ni


“Un gior­no abbia­mo visto arri­va­re del­la gen­te arma­ta che ci ha det­to di usci­re dal­la fore­sta. Era­va­mo ter­ro­riz­za­ti e così ci sia­mo mes­si a cor­re­re sen­za sape­re dove anda­re, e alcu­ni di noi sono scom­par­si. Potreb­be­ro esse­re mor­ti o fug­gi­ti da qual­che par­te che non cono­scia­mo. Dopo lo sfrat­to, abbia­mo tut­ti pau­ra”.

Un geno­ci­dio silen­zio­so si sta con­su­man­do, ormai da decen­ni, nel cuo­re dell’Africa. Una mor­te len­ta, che sta por­tan­do all’estinzione di uno dei più anti­chi popo­li del Con­ti­nen­te, quel­lo dei Pig­mei. La loro com­par­sa docu­men­ta­ta risa­le al ter­zo mil­len­nio a.C. in un papi­ro egi­zio duran­te la dina­stia del farao­ne Nefer­ka­re. Divi­si tra le regio­ni fore­sta­li del Ruan­da, Burun­di, Came­run, Ugan­da, Repub­bli­ca Demo­cra­ti­ca del Con­go, Gui­nea equa­to­ria­le, sono rag­grup­pa­ti in pic­co­le comu­ni­tà com­po­ste da pochi nuclei fami­lia­ri e si sti­ma che il loro nume­ro tota­le sia infe­rio­re a 250 000 indi­vi­dui. Da sem­pre e per tra­di­zio­ne i Pig­mei sono cac­cia­to­ri e rac­co­gli­to­ri e l’essenza del­la loro iden­ti­tà è tut­ta rac­chiu­sa nell’espressione “popo­lo del­la fore­sta”, che met­te in luce l’importanza da essa rap­pre­sen­ta­ta nel­la loro cul­tu­ra, nel­la loro sto­ria e nel loro sosten­ta­men­to. Un con­nu­bio armo­ni­co e un equi­li­brio per­fet­to fra le risor­se natu­ra­li ed il loro fab­bi­so­gno gior­na­lie­ro, sen­za accu­mu­li né spre­chi. Una dimo­ra fisi­ca e spi­ri­tua­le, con la qua­le han­no crea­to un lega­me inti­mo, che pro­teg­go­no e vene­ra­no da gene­ra­zio­ni e alla qua­le offro­no dan­ze e can­ti con gran­de devo­zio­ne. Sem­pre atten­ti a ciò che li cir­con­da, vivo­no in pic­co­le abi­ta­zio­ni, fat­te di rami e rico­per­te di foglie imper­mea­bi­li, che resi­sto­no alle piog­ge cui sono sot­to­po­ste qua­si quo­ti­dia­na­men­te.
Al loro inter­no l’arredamento, pog­gia­to sul­la nuda ter­ra, è limi­ta­to ad un let­to di can­ne, a qual­che stuo­ia, a pochis­si­me sup­pel­let­ti­li e a qual­che vec­chia pen­to­la. Il fumo del­la bra­ce, che rima­ne sem­pre acce­sa, rico­pre di uno stra­to nero il tet­to di foglie e lo ren­de imper­mea­bi­le.

Non esi­ste la cor­ren­te elet­tri­ca.

I Pig­mei uti­liz­za­no solo mate­ria­le natu­ra­le, come pel­le, ossa, cor­na e fibre vege­ta­li. La loro eco­no­mia è basa­ta sul­la cac­cia, pra­ti­ca­ta dagli uomi­ni con reti e archi e sul­la rac­col­ta fat­ta dal­le don­ne. Men­tre gli uomi­ni si dedi­ca­no alla cac­cia e ad alle­sti­re trap­po­le, le don­ne si pren­do­no cura dei bam­bi­ni e si reca­no nel­la fore­sta, con la ger­la sul­le spal­le, per rac­co­glie­re tut­to ciò che è com­me­sti­bi­le. Esse cono­sco­no per­fet­ta­men­te tut­te le pro­prie­tà del­le pian­te e come que­ste pos­so­no esse­re uti­liz­za­te. La sel­vag­gi­na vie­ne barat­ta­ta nei vil­lag­gi con altri beni. I Pig­mei si avvi­ci­na­no alle radu­re, depo­si­ta­no la cac­cia­gio­ne a ter­ra e si nascon­do­no tra gli albe­ri, aspet­tan­do che gli abi­tan­ti dei vil­lag­gi ven­ga­no a pren­der­la, lascian­do in cam­bio bana­ne, fari­na, pun­te per le frec­ce e lame per le lan­ce.
Nel cor­so dei seco­li, descri­zio­ni con­tra­stan­ti e spes­so fan­ta­sio­se furo­no ripor­ta­te nel­le ope­re mito­lo­gi­che, let­te­ra­rie e scien­ti­fi­che che li equi­pa­ra­ro­no, per la loro bas­sa sta­tu­ra, alle scim­mie e ad esse­ri defor­mi, crean­do una discri­mi­na­zio­ne etni­ca e un’accezione nega­ti­va del­lo stes­so ter­mi­ne pig­meo. Furo­no per­se­gui­ta­ti come ani­ma­li sel­vag­gi anche dal popo­lo Ban­tu, che li con­si­de­ra­va crea­tu­re infe­rio­ri. Agli ini­zi del Nove­cen­to, vesti­ti con pel­li di anti­lo­pe, ven­ne­ro addi­rit­tu­ra espo­sti alla cini­ca curio­si­tà del pub­bli­co ame­ri­ca­no come se fos­se­ro ani­ma­li da cir­co o feno­me­ni da barac­co­ne.
Un tri­ste ed ecla­tan­te esem­pio è la sto­ria di Ota Ben­ga, un pig­meo ori­gi­na­rio del

Con­go appar­te­nen­te alla tri­bù Mbu­ti, spo­sa­to con una don­na dei pig­mei Bat­wa, che il 20 mar­zo 1916, all’età di 32 anni si spa­rò al cuo­re per­ché costret­to, con­tro la sua volon­tà, a rima­ne­re negli Sta­ti Uni­ti, espo­sto in mostra per anni allo zoo del Bro­nx di New York.
Una sto­ria cru­de­le e qua­si sco­no­sciu­ta, quel­la di Ota Ben­ga, ma simi­le a quel­la di tan­ti pig­mei che han­no vis­su­to il suo tri­ste desti­no. Antro­po­lo­ghi e stu­dio­si di gene­ti­ca han­no sem­pre cer­ca­to di capi­re il per­ché i pig­mei fos­se­ro così “pic­co­li”. La mag­gior par­te di loro era addi­rit­tu­ra con­vin­ta che non aves­se­ro l’ormone del­la cre­sci­ta, cosa che si è rive­la­ta, poi, del tut­to infon­da­ta.
Nel cor­so dei seco­li, descri­zio­ni con­tra­stan­ti e spes­so fan­ta­sio­se furo­no ripor­ta­te nel­le ope­re mito­lo­gi­che, let­te­ra­rie e scien­ti­fi­che che li equi­pa­ra­ro­no, per la loro bas­sa sta­tu­ra, alle scim­mie e ad esse­ri defor­mi, crean­do una discri­mi­na­zio­ne etni­ca e un’accezione nega­ti­va del­lo stes­so ter­mi­ne pig­meo. Furo­no per­se­gui­ta­ti come ani­ma­li sel­vag­gi anche dal popo­lo Ban­tu, che li con­si­de­ra­va crea­tu­re infe­rio­ri. Agli ini­zi del Nove­cen­to, vesti­ti con pel­li di anti­lo­pe, ven­ne­ro addi­rit­tu­ra espo­sti alla cini­ca curio­si­tà del pub­bli­co ame­ri­ca­no come se fos­se­ro ani­ma­li da cir­co o feno­me­ni da barac­co­ne. Un tri­ste ed ecla­tan­te esem­pio è la sto­ria di Ota Ben­ga, un pig­meo ori­gi­na­rio del Con­go appar­te­nen­te alla tri­bù Mbu­ti, spo­sa­to con una don­na dei pig­mei Bat­wa, che il 20 mar­zo 1916, all’età di 32 anni si spa­rò al cuo­re per­ché costret­to, con­tro la sua volon­tà, a rima­ne­re negli Sta­ti Uni­ti, espo­sto in mostra per anni allo zoo del Bro­nx di New York.

Una sto­ria cru­de­le e qua­si sco­no­sciu­ta, quel­la di Ota Ben­ga, ma simi­le a quel­la di tan­ti pig­mei che han­no vis­su­to il suo tri­ste desti­no. Antro­po­lo­ghi e stu­dio­si di gene­ti­ca han­no sem­pre cer­ca­to di capi­re il per­ché i pig­mei fos­se­ro così “pic­co­li”.

La mag­gior par­te di loro era addi­rit­tu­ra con­vin­ta che non aves­se­ro l’ormone del­la cre­sci­ta, cosa che si è rive­la­ta, poi, del tut­to infon­da­ta. Con la crea­zio­ne del pri­mo Par­co Nazio­na­le, quel­lo dei Virun­ga, nel 1925, è ini­zia­to il pro­ces­so di allon­ta­na­men­to dei Pig­mei dal­la loro ter­ra.

Kauzi[1]Biega, Mga­hin­ga, Bwin­di, mol­te fore­ste sono sta­te inse­ri­te nei pro­get­ti per lo svi­lup­po del Turi­smo soste­ni­bi­le che, in Pae­si come il Ruan­da, ha crea­to un indot­to da oltre 400 milio­ni di dol­la­ri l’anno.
Le eco-guar­die han­no cac­cia­to le tri­bù dal loro ambien­te. I vil­lag­gi sono sta­ti distrut­ti e i pig­mei tor­tu­ra­ti, abu­sa­ti e umi­lia­ti. Spes­so, mol­ti di loro, sono sta­ti denu­da­ti e costret­ti a cam­mi­na­re a quat­tro zam­pe all’interno di quel­la che era la loro casa.

Allon­ta­na­ti dal­la pro­pria ter­ra in nome dell’ecologia, sono diven­ta­ti rifu­gia­ti in ter­ri­to­ri osti­li ed estra­nei. Vivo­no in barac­che fat­te di lamie­re, legno e fan­go e sono esclu­si, qua­si total­men­te, dal­le cure sani­ta­rie e dall’istruzione e non han­no rap­pre­sen­tan­ti poli­ti­ci in gra­do di tute­lar­ne i dirit­ti. Una con­di­zio­ne di tota­le degra­do e abban­do­no che pro­vo­ca la dif­fu­sio­ne di malat­tie come il tifo, il cole­ra e la dis­sen­te­ria, con un tas­so altis­si­mo di mor­ta­li­tà soprat­tut­to tra i bam­bi­ni.

Solo una pic­co­la per­cen­tua­le ha rice­vu­to un inden­niz­zo, da par­te del Gover­no, per la per­di­ta di quei mez­zi di sosten­ta­men­to che gli garan­ti­va­no l’autosufficienza all’interno del­la fore­sta. La mag­gior par­te di loro non rie­sce ad adat­tar­si a que­sta nuo­va vita e si sta seden­ta­riz­zan­do, caden­do vit­ti­ma del­la depres­sio­ne, che li fa rifu­gia­re nell’alcool e spes­so li spin­ge al sui­ci­dio.

Alcu­ni grup­pi, tra cui i Bat­wa, si gua­da­gna­no attual­men­te da vive­re esi­ben­do­si in tri­sti pan­to­mi­me per i turi­sti, rac­con­tan­do le loro leg­gen­de e le loro tra­di­zio­ni. Altri pro­du­co­no sup­pel­let­ti­li di argil­la; altri anco­ra vivo­no facen­do i brac­cian­ti sen­za ter­ra e i ser­vi­to­ri a bas­so prez­zo; mol­ti pas­sa­no le gior­na­te men­di­can­do, con il rim­pian­to per quel­la vita che ave­va­no e non potran­no mai più ria­ve­re.

A tut­to que­sto sta­to di estre­mo degra­do si aggiun­ge oggi anche la dram­ma­ti­ca situa­zio­ne cau­sa­ta da quel nemi­co invi­si­bi­le che sta met­ten­do in ginoc­chio l’intero Pia­ne­ta, il COVID19. Que­sto popo­lo, iso­la­to in luo­ghi remo­ti e abban­do­na­to, rischia di scom­pa­ri­re per sem­pre e con esso tut­to ciò che rap­pre­sen­ta … un tas­sel­lo del­la sto­ria dell’umanità.

 

Mga­hin­ga – Con­tea di Bufum­bi­ra, Distret­to di Kiso­ro Ugan­da. Un pig­meo Bat­wa ten­de il suo arco ver­so una pre­da. In real­tà que­sto gesto oggi si è ridot­to ad una tri­ste pan­to­mi­ma per turi­sti, che toglie digni­tà all’identità di un popo­lo. Men­tre mostra­no quel­lo che era­no un tem­po, nei loro occhi si leg­ge il rim­pian­to per quel­la vita che ave­va­no e non potran­no mai più ria­ve­re. I Bat­wa sono uno dei più anti­chi popo­li del­la fore­sta nel­la regio­ne dei gran­di laghi dell’Africa cen­tra­le. Una mino­ran­za invi­si­bi­le agli occhi di tut­ti, scam­pa­ta al geno­ci­dio ruan­de­se del 1994 e che vie­ne oggi emar­gi­na­ta
e con­si­de­ra­ta al pari degli ani­ma­li.


Mga­hin­ga — Distret­to di Kiso­ro, Ugan­da. I pie­di di un Pig­meo Bat­wa. Cac­cia­to­ri e rac­co­gli­to­ri, sono sta­ti da sem­pre un popo­lo in movi­men­to che ha vis­su­to per seco­li nel­la fore­sta in ripa­ri prov­vi­so­ri fat­ti di rami e di foglie. La loro vita è sta­ta stra­vol­ta dal­la nasci­ta dei Par­chi Nazio­na­li. Sono sta­ti cac­cia­ti dal­la fore­sta con la vio­len­za per la pro­te­zio­ne dei goril­la di mon­ta­gna. Sono sta­ti col­lo­ca­ti in alcu­ne barac­che ai mar­gi­ni del­la fore­sta e sono sta­ti dimen­ti­ca­ti e abban­do­na­ti a sé stes­si.



Mga­hin­ga — Distret­to di Kiso­ro, Ugan­da. Una del­le caver­ne vul­ca­ni­che nel ter­ri­to­rio del Mon­te Muha­vu­ra, uno dei vul­ca­ni spen­ti del­la cate­na dei Mon­ti Virun­ga al con­fi­ne tra Ugan­da e Ruan­da. Al loro inter­no, oggi, i Pig­mei Bat­wa nascon­do­no quel­lo che raci­mo­la­no in giro. Un tem­po, inve­ce, le caver­ne era­no il luo­go dove si radu­na­va­no per pren­de­re le deci­sio­ni impor­tan­ti. I Bat­wa sono uno dei più anti­chi popo­li del­la fore­sta nel­la regio­ne dei gran­di laghi dell’Africa cen­tra­le. Una mino­ran­za invi­si­bi­le agli occhi di tut­ti, scam­pa­ta al geno­ci­dio ruan­de­se del 1994 e che vie­ne oggi emar­gi­na­ta e con­si­de­ra­ta al pari degli ani­ma­li.



Con­tea di Bufum­bi­ra — Distret­to di Kiso­ro, Ugan­da. Acu­ni pig­mei Bat­wa ten­go­no in mano lan­ce e mace­ti. Sui loro visi e nei loro gesti tra­spa­re la ten­sio­ne pri­ma di affron­ta­re la cac­cia gros­sa.



Con­tea di Bufum­bi­ra — Distret­to di Kiso­ro Ugan­da. Un pig­meo Bat­wa sta per sca­glia­re la sua lan­cia con­tro una pre­da.



Con­tea di Bufum­bi­ra — Distret­to di Kiso­ro, Ugan­da. Il fuo­co vie­ne acce­so alla manie­ra degli uomi­ni pri­mi­ti­vi. La pun­ta di una pic­co­la asta di legno vie­ne sfre­ga­ta, facen­do­la ruo­ta­re tra le mani, sopra altri due pez­zi di legno sovrap­po­sti. Le scin­til­le si spri­gio­na­no len­ta­men­te bru­cian­do l’erba sec­ca posta accan­to ai legni. Il fumo avvol­ge le mani dell’uomo che sof­fia sul­le fiam­me per ali­men­ta­re il fuo­co.

Mga­hin­ga — Distret­to di Kiso­ro, Ugan­da. Due uomi­ni cam­mi­na­no a distan­za tra le barac­che di un vil­lag­gio degra­da­to. Non si par­la­no e han­no lo sguar­do assen­te. Come la mag­gior par­te dei Pig­mei cac­cia­ti dal­le fore­ste non rie­sco­no ad adat­tar­si alla vita fuo­ri dal­la ter­ra dove sono nati e si stan­no seden­ta­riz­zan­do, caden­do vit­ti­ma del­la depres­sio­ne, che li fa rifu­gia­re nell’alcool e spes­so li spin­ge al sui­ci­dio.


Bwin­di Impe­ne­tra­ble Natio­nal Park, Ugan­da. Quel­lo di Bwin­di è uno degli eco­si­ste­mi più ric­chi dell’Africa, si tro­va nel sud-ove­st dell’Uganda, vici­no al Par­co Nazio­na­le Virun­ga. A cau­sa del­la sua ric­ca bio­di­ver­si­tà, nel 1991 il par­co è diven­ta­to patri­mo­nio mon­dia­le dell’UNESCO. Al suo inter­no ven­go­no tute­la­ti i goril­la di mon­ta­gna, una spe­cie in via di estin­zio­ne.



Fore­sta di Bwin­di, Ugan­da. Acu­ni pig­mei Bat­wa ten­go­no in mano le loro lan­ce. Sono pron­ti per anda­re a cac­cia con le loro armi pri­mi­ti­ve.

Bwin­di Impe­ne­tra­ble Natio­nal Park, Ugan­da. Un cac­cia­to­re Bat­wa mostra una posta­zio­ne di cac­cia all’interno del­la fore­sta plu­via­le.

Mga­hin­ga — Distret­to di Kiso­ro, Ugan­da. Uomo Bat­wa. Pel­le scu­ra, capel­li cre­spi, naso schiac­cia­to, cra­nio bra­chi­mor­fo. I pig­mei sono anche di sta­tu­ra bas­sa, infe­rio­re ai 150 cm. La bas­sa sta­tu­ra non è indi­ce di nani­smo ma di un adat­ta­men­to mor­fo­lo­gi­co alla fore­sta.



Mga­hin­ga — Distret­to di Kiso­ro, Ugan­da Un grup­po di pig­mei rac­co­glie l’acqua nei tron­chi di bam­bù.



Fore­sta di Bwin­di, Ugan­da. Nel­la fit­ta vege­ta­zio­ne del­la fore­sta i Bat­wa taglia­no i rami con vec­chi mace­ti.



Mga­hin­ga — Distret­to di Kiso­ro Ugan­da. Un Bat­wa impu­gna il suo mace­te per col­pi­re una pre­da.



Bwin­di Impe­ne­tra­ble Natio­nal Park, Ugan­da. Quel­lo di Bwin­di è uno degli eco­si­ste­mi più ric­chi dell’Africa, si tro­va nel sud-ove­st dell’Uganda, vici­no al Par­co Nazio­na­le Virun­ga. Per la sua ric­ca bio­di­ver­si­tà, nel 1991 il par­co è diven­ta­to patri­mo­nio mon­dia­le dell’UNESCO.



Con­tea di Bufum­bi­ra — Distret­to di Kiso­ro, Ugan­da Il fumo avvol­ge le mani di due uomi­ni. I cac­cia­to­ri affu­mi­ca­no la car­ne del­le loro pre­de per con­ser­var­le fino alla fine del­la bat­tu­ta di cac­cia.



Mga­hin­ga — Distret­to di Kiso­ro Ugan­da Un pig­meo Bat­wa si diri­ge ver­so la fit­ta vege­ta­zio­ne. L’uomo va in cer­ca di mie­le. Il mie­le è uno degli ali­men­ti più sacri di que­ste comu­ni­tà, è sim­bo­lo di ric­chez­za e di altri valo­ri. Spes­so fa par­te del­la dote del­le spo­se.

Con­tea di Bufum­bi­ra — Distret­to di Kiso­ro, Ugan­da. Pig­meo Bat­wa. Il suo viso è pie­no di cica­tri­ci, quel­le del­la vio­len­za subi­ta duran­te lo sfrat­to dal­la sua casa nel­la fore­sta.

Mga­hin­ga, Distret­to di Kiso­ro Ugan­da. Un’eco-guardia, arma­ta di fuci­le, con­trol­la un grup­po di pig­mei duran­te un’esibizione. Le eco-guar­die han­no cac­cia­to i Bat­wa dal­la fore­sta plu­via­le, dove vive­va­no da gene­ra­zio­ni, distrug­gen­do i loro vil­lag­gi e tor­tu­ran­do uomi­ni e don­ne. Essi han­no allon­ta­na­to i Pig­mei dal­la loro ter­ra quan­do le fore­ste sono sta­te tra­sfor­ma­te in Par­chi Nazio­na­li e i Gover­ni han­no crea­to l’indotto del turi­smo soste­ni­bi­le.



Kam­pa­la, Ugan­da. Una don­na Bat­wa nel­la sua barac­ca. Impos­si­bi­li­ta­ti a tor­na­re nel­la loro ter­ra i Bat­wa vivo­no in con­di­zio­ni di estre­ma pover­tà, sof­fro­no il cam­bia­men­to del­lo sti­le di vita a cui sono sta­ti costret­ti e si amma­la­no facil­men­te.

Distret­to di Kiso­ro Ugan­da. Un fuo­co acce­so tra le pie­tre ser­ve ai bam­bi­ni per arro­sti­re alcu­ne pan­noc­chie per sfa­mar­si.


Con­tea di Bufum­bi­ra — Distret­to di Kiso­ro, Ugan­da. Don­na Bat­wa in mez­zo a un cam­po di mais.



Con­tea di Bufum­bi­ra — Distret­to di Kiso­ro, Ugan­da. Bam­bi­ni pig­mei den­tro la loro casa. I Pig­mei vivo­no in pic­co­le abi­ta­zio­ni, fat­te di rami e rico­per­te di foglie imper­mea­bi­li, che resi­sto­no alle piog­ge cui sono sot­to­po­ste qua­si quo­ti­dia­na­men­te. Al loro inter­no l’arredamento, pog­gia­to sul­la nuda ter­ra, è limi­ta­to ad un let­to di can­ne, a qual­che stuo­ia, a pochis­si­me sup­pel­let­ti­li e a qual­che vec­chia pen­to­la. Non esi­ste la cor­ren­te elet­tri­ca.

Con­tea di Bufum­bi­ra — Distret­to di Kiso­ro Ugan­da. Un vil­lag­gio di pig­mei Bat­wa. Uno dei tan­ti costrui­ti dopo che essi sono sta­ti cac­cia­ti dal­la fore­sta. Non esi­sto­no ser­vi­zi socia­li di alcun tipo e la seden­ta­riz­za­zio­ne sta facen­do cade­re in depres­sio­ne mol­ti indi­vi­dui.

 

Kam­pa­la, Ugan­da. Un bam­bi­no schiac­cia il sor­go con la pie­tra. Le sue gior­na­te sono tut­te ugua­li. Lui è un pig­meo del­la tri­bù Bat­wa e non ha dirit­to all’istruzione e non ci sono altri ser­vi­zi per i bam­bi­ni nel suo vil­lag­gio.

 

Mga­hin­ga — Distret­to di Kiso­ro Ugan­da. Una ragaz­za siste­ma i capel­li a un’altra ragaz­za del vil­lag­gio. I bam­bi­ni aspet­ta­no che loro fini­sca­no. Non han­no altro da fare. Non c’è una scuo­la, non ci sono alter­na­ti­ve. I pig­mei vivo­no in dispar­te, sono vit­ti­me di raz­zi­smo e con­si­de­ra­ti subu­ma­ni a cau­sa del­la loro sta­tu­ra.

 

Mga­hin­ga — Distret­to di Kiso­ro Ugan­da. Un uomo Bat­wa nel­la sua casa. Una pover­tà estre­ma, un rifu­gio fat­to di rami intrec­cia­ti e fan­go, nien­te altro attor­no a lui solo alcu­ni strac­ci che pen­do­no dal tet­to.

 

Kam­pa­la, Ugan­da. Alcu­ni bam­bi­ni per­cor­ro­no un pic­co­lo sen­tie­ro in mez­zo all’erba per rag­giun­ge­re una barac­ca costrui­ta sul pen­dio del­la mon­ta­gna. La più gran­de tra­spor­ta sul­la testa un bido­ne con l’acqua pre­sa al poz­zo più vici­no. In quel­la barac­ca ci sono altri bam­bi­ni che aspet­ta­no sedu­ti. E’ un vil­lag­gio Bat­wa dove non esi­sto­no ser­vi­zi per adul­ti e per i bam­bi­ni.

 

Distret­to di Kiso­ro, Ugan­da. Una don­na del­la tri­bù dei Pig­mei Bat­wa indos­sa il suo abbi­glia­men­to tra­di­zio­na­le.

 

Mga­hin­ga — Distret­to di Kiso­ro, Ugan­da. Un vil­lag­gio di barac­che ai mar­gi­ni del­la fore­sta. Alle spal­le il vul­ca­no Muha­vu­ra (4127m.). E’ un vil­lag­gio di pig­mei Bat­wa, uno dei tan­ti costrui­ti dopo che essi sono sta­ti cac­cia­ti dal­la fore­sta. Barac­che fati­scen­ti, spar­se lun­go il pen­dio del­la mon­ta­gna.

 

Kam­pa­la, Ugan­da. Una madre con il suo bam­bi­no den­tro un’abitazione pove­ris­si­ma, fat­ta con le pare­ti di fan­go e con un vec­chio len­zuo­lo strap­pa­to che pro­teg­ge un mate­ras­so spor­co. I Bat­wa vivo­no in con­di­zio­ni di estre­ma pover­tà.

 

Kam­pa­la, Ugan­da. Due bam­bi­ni gio­ca­no con le radi­ci di un albe­ro. Non ci sono scuo­le. I pig­mei vivo­no emar­gi­na­ti, vit­ti­me di raz­zi­smo e con­si­de­ra­ti subu­ma­ni a cau­sa del­la loro sta­tu­ra.

 

Kam­pa­la, Ugan­da. Una don­na, con gli abi­ti sgual­ci­ti, per­cor­re scal­za un sen­tie­ro sca­va­to nel­la col­li­na dove cre­sco­no le pian­te di mais. Ai pie­di del sen­tie­ro, un’altra don­na, sdra­ia­ta su un vec­chio strac­cio, guar­da il suo bam­bi­no.

 

Kam­pa­la, Ugan­da. Don­na Bat­wa. Sul suo viso i segni del­le vio­len­ze subi­te duran­te l’allontanamento for­za­to dal­la sua casa nel­la fore­sta. Le eco­guar­die han­no cac­cia­to i Bat­wa dal loro ambien­te. I vil­lag­gi sono sta­ti distrut­ti e i pig­mei tor­tu­ra­ti, abu­sa­ti e umi­lia­ti.

 

Kam­pa­la, Ugan­da. Tipi­ca casa dei pig­mei bat­wa. Gli indu­men­ti sono appe­si ad un filo e pen­do­no in mez­zo alla stan­za. Al loro inter­no l’arredamento è limi­ta­to ad un let­to di can­ne, a qual­che stuo­ia, a pochis­si­me sup­pel­let­ti­li e a qual­che vec­chia pen­to­la. Non esi­ste la cor­ren­te elet­tri­ca.

 

Con­tea di Bufum­bi­ra — Distret­to di Kiso­ro, Ugan­da. Una don­na dan­za facen­do sven­to­la­re al ven­to una stof­fa colo­ra­ta come se fos­se­ro un paio di ali.
Alle sue spal­le la cate­na vul­ca­ni­ca. Attra­ver­so i ritua­li, i can­ti e le dan­ze, i Bat­wa man­ten­go­no il con­tat­to con le enti­tà sopran­na­tu­ra­li che popo­la­no
la fore­sta.

 

Kam­pa­la, Ugan­da. Una madre con il suo bam­bi­no. Accan­to a loro, in una vec­chia pen­to­la, un mise­ro pasto, l’unico del­la gior­na­ta. Abi­tua­ti a una
die­ta da cac­cia­to­ri e rac­co­gli­to­ri, i Pig­mei sof­fro­no il cam­bia­men­to del­lo sti­le di vita e si amma­la­no spes­so. Il fumo del­la bra­ce, che rima­ne sem­pre
acce­sa, rico­pre di uno stra­to nero il tet­to di foglie e lo ren­de imper­mea­bi­le

 

Con­tea di Bufum­bi­ra — Distret­to di Kiso­ro, Ugan­da. Un grup­po di bam­bi­ni aspet­ta i geni­to­ri accan­to alle barac­che del vil­lag­gio. Un vil­lag­gio costrui­to ai mar­gi­ni del­la fore­sta. Alle spal­le il vul­ca­no Muha­vu­ra (4127m.). Non ci sono scuo­le o altri ser­vi­zi per l’infanzia.

 

Mga­hin­ga — Distret­to di Kiso­ro, Ugan­da. Bam­bi­no del­la tri­bù Bat­wa. Un bam­bi­no che vive in con­di­zio­ni di estre­ma pover­tà. Il suo viso e i suoi vesti­ti sono spor­chi. Al col­lo indos­sa una col­la­na fat­ta con un pez­zo di stof­fa. Lui non può anda­re a scuo­la per­ché nel suo vil­lag­gio non ci sono scuo­le

 

Kam­pa­la, Ugan­da. Don­ne e bam­bi­ni Bat­wa aspet­ta­no davan­ti ad una casa costrui­ta su una ter­raz­za sca­va­ta nel­la mon­ta­gna. Intor­no a loro un vec­chio e spor­co bido­ne per l’acqua e alcu­ne sto­vi­glie di metal­lo.

 

Mga­hin­ga — Distret­to di Kiso­ro, Ugan­da. Una don­na del­la tri­bù dei Pig­mei Bat­wa indos­sa abbi­glia­men­to e moni­li tra­di­zio­na­li.

 

Kam­pa­la, Ugan­da. Stan­za di una casa dei pig­mei. Case fat­te di legno e fan­go. Non ci sono mobi­li, non c’è pavi­men­to, sola­men­te alcu­ne vec­chie sto­vi­glie di metal­lo e un mace­te che vie­ne usa­to per fare mol­te cose, dal­la cac­cia al taglio del­la vege­ta­zio­ne.

 

Con­tea di Bufum­bi­ra — Distret­to di Kiso­ro, Ugan­da. Alcu­ni bam­bi­ni gio­ca­no fuo­ri da una barac­ca vuo­ta. Pro­ba­bil­men­te essa dove­va esse­re adi­bi­ta a scuo­la ma i pig­mei sono sta­ti abban­do­na­ti e dimen­ti­ca­ti. I bam­bi­ni sono sta­ti pri­va­ti di ogni loro dirit­to.

 

Mga­hin­ga — Distret­to di Kiso­ro, Ugan­da. Una don­na Bat­wa guar­da ver­so la luce che vie­ne da fuo­ri. Sono sta­ti col­lo­ca­ti in alcu­ne barac­che ai mar­gi­ni del­la fore­sta e sono sta­ti dimen­ti­ca­ti e abban­do­na­ti a sé stes­si. Iso­la­ti e discri­mi­na­ti, sono tut­to­ra vit­ti­me di inti­mi­da­zio­ni e vio­len­ze, costret­ti ad adat­tar­si ad un moder­no sti­le di vita a loro total­men­te estra­neo.

 

Mga­hin­ga — Distret­to di Kiso­ro, Ugan­da. Un Pig­meo tra­spor­ta un tron­co di bam­bù e tie­ne in mano la sua lan­cia.

 

Mga­hin­ga — Distret­to di Kiso­ro Ugan­da. Un pig­meo con il suo mace­te si diri­ge ver­so la fit­ta vege­ta­zio­ne. L’uomo va in cer­ca del­la pre­da.

 

Mga­hin­ga — Distret­to di Kiso­ro Ugan­da. Un pig­meo con il suo mace­te si diri­ge ver­so la fit­ta vege­ta­zio­ne. L’uomo va in cer­ca del­la pre­da.

 

Mga­hin­ga — Distret­to di Kiso­ro, Ugan­da. Un cac­cia­to­re Bat­wa mostra una posta­zio­ne di cac­cia e un rifu­gio per la not­te all’interno del­la fore­sta. Per pro­teg­ger­si dagli attac­chi degli ani­ma­li, duran­te la not­te, l’ingresso vie­ne sbar­ra­to con le lan­che che ven­go­no con­fic­ca­te nel­la ter­ra.

 

Con­tea di Bufum­bi­ra — Distret­to di Kiso­ro. Bam­bi­na Bat­wa. Pel­le scu­ra, capel­li cre­spi, naso schiac­cia­to, cra­nio bra­chi­mor­fo. I pig­mei sono anche di sta­tu­ra bas­sa, infe­rio­re ai 150 cm. La bas­sa sta­tu­ra non è indi­ce di nani­smo ma di un adat­ta­men­to mor­fo­lo­gi­co alla fore­sta.

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