9

Maggio
9 Maggio 2023

QUEL­LA VERI­TÀ INCOM­PLE­TA SUL SEQUE­STRO MORO: INTER­VI­STA A GUI­DO SAL­VI­NI

0 CommentI
147 visualizzazioni
21 min

In occa­sio­ne del 45° anni­ver­sa­rio dell’assassinio di Aldo Moro, pub­bli­chia­mo un’intervista al magi­stra­to Gui­do Sal­vi­ni rac­col­ta da Pie­tro Meni­chet­ti, capo­re­dat­to­re di Ātman Jour­nal.

Moro, era sta­to fra i fon­da­to­ri del­la Demo­cra­zia Cri­stia­na, non­ché Pre­si­den­te del Con­si­glio dei Mini­stri tra il 1963 e il 1968 e anco­ra tra il 1974 e il 1976, quan­do diven­ne nel 1978 Pre­si­den­te del Con­si­glio nazio­na­le del­la Demo­cra­zia Cri­stia­na.

Gio­ve­dì 16 mar­zo 1978, Moro, il diri­gen­te del par­ti­to che più di ogni altro pro­pu­gna l’apertura a sini­stra, si sta recan­do a Mon­te­ci­to­rio per le dichia­ra­zio­ni pro­gram­ma­ti­che del pre­si­den­te del Con­si­glio inca­ri­ca­to Giu­lio Andreot­ti a cui sareb­be segui­to, dopo la discus­sio­ne in aula, il voto di fidu­cia per far nasce­re il nuo­vo gover­no che pre­ve­de, per la pri­ma vol­ta nel­la sto­ria del­la Repub­bli­ca, l’appoggio ester­no del Par­ti­to Comu­ni­sta Ita­lia­no.

Alle ore 9, quan­do l’auto in cui si tro­va­no Moro e la sua scor­ta attra­ver­sa via Fani, un’azione arma­ta eli­mi­na la scor­ta e rapi­sce l’onorevole Moro. Per 55 gior­ni lo sta­ti­sta vie­ne tenu­to  in pri­gio­nia e il pae­se vive quel­lo che è pro­ba­bil­men­te il perio­do più dif­fi­ci­le dal­la fine del­la guer­ra. Il 9 mag­gio, i bri­ga­ti­sti fan­no entra­re Moro nel por­ta­ba­ga­gli di un’auto dicen­do­gli che l’avrebbero tra­sfe­ri­to in un altro luo­go, lo ucci­do­no e fan­no ritro­va­re il cor­po in via Cae­ta­ni, fra le sedi del­la Demo­cra­zia Cri­stia­na e del Par­ti­to Comu­ni­sta Ita­lia­no.

Il magi­stra­to Gui­do Sal­vi­ni ci rac­con­ta del­le dina­mi­che di quel 16 mar­zo 1978 e la gestio­ne del caso nel­le set­ti­ma­ne suc­ces­si­ve, inol­tre cer­ca di fare chia­rez­za sul­le even­tua­li impli­ca­zio­ni mafio­se e su come gli orga­ni del­lo Sta­to abbia­no o non abbia­no agi­to a dove­re. Alle­ghia­mo la rela­zio­ne del­la Com­mis­sio­ne Par­la­men­ta­re Anti­ma­fia che Sal­vi­ni ha con­tri­bui­to a scri­ve­re in quan­to con­su­len­te. Si rin­gra­zia l’onorevole Ste­fa­nia Asca­ri, gra­zie alla qua­le ci si è potu­to occu­pa­re di que­sto caso e pro­se­gui­re il lavo­ro del­la secon­da com­mis­sio­ne Moro.

Ritie­ne che il seque­stro di Aldo Moro sia sta­to deci­so e pia­ni­fi­ca­to solo dal­le Bri­ga­te Ros­se o che vi sia sta­ta una qual­che for­ma di ete­ro­di­re­zio­ne?

Non direi una ete­ro­di­re­zio­ne ma gli atto­ri entra­ti sul­la sce­na a seque­stro avve­nu­to han­no cer­ta­men­te con­vo­glia­to gli even­ti su deter­mi­na­ti bina­ri.

L’o­biet­ti­vo che si era­no pro­po­ste le Bri­ga­te Ros­se con il seque­stro Moro era quel­lo di col­pi­re ad alto livel­lo il SIM, lo Sta­to Impe­ria­li­sta del­le Mul­ti­na­zio­na­li. Ma non sono riu­sci­te nem­me­no a scal­fir­lo, ammes­so che esi­stes­se.

Incol­ti, sal­vo l’ec­ce­zio­ne di cui tra poco dirò, impre­pa­ra­ti a gesti­re un discor­so al di fuo­ri di quel­lo del­le armi e chiu­si nel­la loro vetu­sta gab­bia ideo­lo­gi­ca i bri­ga­ti­sti non si sono resi con­to che il per­cor­so che avreb­be avu­to la pri­gio­nia del­l’o­stag­gio sareb­be sta­to in real­tà segui­to, con­di­zio­na­to e in qual­che modo diret­to da altri che han­no col­to l’oc­ca­sio­ne di quan­to acca­du­to per diri­ger­lo ai pro­pri fini.

Era uno sce­na­rio più gran­de di loro e in que­sto sen­so para­dos­sal­men­te le Bri­ga­te Ros­se sono rima­ste con­fi­na­te nel solo ruo­lo di ese­cu­to­ri finen­do a com­por­tar­si come altri vole­va­no. Non è un caso che dopo l’assassinio di Moro, con il qua­le in real­tà non han­no otte­nu­to nul­la se non la sepa­ra­zio­ne defi­ni­ti­va da quel­le sim­pa­tie che pure ave­va­no in alcu­ne aree socia­li, abbia­no rapi­da­men­te per­cor­so la stra­da del decli­no e del­l’u­sci­ta di sce­na alme­no come orga­niz­za­zio­ne arma­ta.

Si può spie­ga­re meglio? Chi ha appro­fit­ta­to del seque­stro del­l’o­no­re­vo­le Moro ?

Moro era invi­so ad entram­be le for­ze domi­nan­ti del­lo scac­chie­re inter­na­zio­na­le dell’epoca. Agli oltran­zi­sti atlan­ti­ci non pia­ce­va il suo pro­get­to di asso­cia­re il PCI al gover­no, pro­get­to che era in discus­sio­ne pro­prio nei gior­ni del suo rapi­men­to. Ma non era gra­di­to nem­me­no ai sovie­ti­ci per­ché Ber­lin­guer e il PCI euro­co­mu­ni­sta, par­te­ci­pan­do al gover­no, avreb­be­ro dimo­stra­to che anche per via demo­cra­ti­ca si pote­va acce­de­re alle stan­ze del pote­re e ciò avreb­be signi­fi­ca­to il crol­lo del pri­ma­to ideo­lo­gi­co del PCUS. Moro vole­va intro­dur­re ele­men­ti dina­mi­ci in un qua­dro inter­na­zio­na­le che dove­va esse­re sta­ti­co, met­te­va così in discus­sio­ne gli equi­li­bri di Yal­ta.

Secon­do lei, nei 55 gior­ni del seque­stro qual è sta­to l’esatto momen­to che ave­va den­tro di sé la pre­mes­sa per un esi­to tra­gi­co?

Secon­do me il comu­ni­ca­to n. 3 con cui le Bri­ga­te Ros­se annun­cia­va­no che l’in­ter­ro­ga­to­rio pro­se­gui­va con la pie­na col­la­bo­ra­zio­ne del pri­gio­nie­ro, col­la­bo­ra­zio­ne riba­di­ta nel comu­ni­ca­to n. 6 in cui si affer­ma­va che Moro, con nomi e fat­ti, ave­va rive­la­to i respon­sa­bi­li del­le pagi­ne più san­gui­no­se del­la sto­ria ita­lia­na. Le Bri­ga­te Ros­se ave­va­no tut­ta­via dichia­ra­to di non voler ren­de­re subi­to pub­bli­ci, tra­mi­te i mass media o altri comu­ni­ca­ti, il con­te­nu­to degli inter­ro­ga­to­ri. A quel pun­to l’in­te­ra vicen­da è sta­ta affron­ta­ta con occhi diver­si. Non si trat­ta­va più di un’operazione mili­ta­re e giu­di­zia­ria con il solo obiet­ti­vo di cer­ca­re il luo­go ove fos­se tenu­to pri­gio­nie­ro ma di recu­pe­ra­re quei “ver­ba­li”.

Lo ha col­to bene nel suo libro di memo­rie Die­ci anni di soli­tu­di­ne il sen. Gio­van­ni Pel­le­gri­no, già Pre­si­den­te negli anni ‘90 del­la Com­mis­sio­ne Stra­gi. Pri­ma di tut­to Moro dove­va esse­re dele­git­ti­ma­to dif­fon­den­do l’in­ter­pre­ta­zio­ne che egli scri­ve­va sot­to det­ta­tu­ra dei suoi car­ce­rie­ri e que­sto con­cet­to è sta­to ino­cu­la­to nel­l’o­pi­nio­ne pub­bli­ca. Poi l’o­biet­ti­vo più urgen­te era diven­ta­to quel­lo di met­te­re le mani sugli inter­ro­ga­to­ri e ren­der­li inof­fen­si­vi. Pen­sia­mo al secon­do rin­ve­ni­men­to di via Mon­te­ne­vo­so nel 1990, con gli accen­ni che i mano­scrit­ti con­te­ne­va­no anche rife­ri­men­ti alla strut­tu­ra Stay Behind nota come Orga­niz­za­zio­ne Gla­dio.

Mol­to pro­ba­bil­men­te, que­sto è un aspet­to che in gene­re non si con­si­de­ra. Le isti­tu­zio­ni, il Comi­ta­to di Cri­si e gli uomi­ni del suo par­ti­to, a fron­te del comu­ni­ca­to n. 6, comun­que allu­si­vo e sibil­li­no, pote­va­no teme­re che Moro aves­se rac­con­ta­to e scrit­to, anche in modo for­za­to, mol­to di più di quan­to effet­ti­va­men­te avve­nu­to. Con con­se­guen­ze disa­stro­se, se fos­se dive­nu­to pub­bli­co, per il qua­dro poli­ti­co inter­no e le allean­ze inter­na­zio­na­li. A quel pun­to Aldo Moro era poli­ti­ca­men­te mor­to, più anco­ra che mor­to dive­nu­to ingom­bran­te,  pote­va esse­re lascia­to mori­re e così è sta­to.

Il con­su­len­te USA nel Comi­ta­to di Cri­si, Ste­ve Piec­ze­nik, ha del resto spie­ga­to anni più tar­di in una inter­vi­sta che la mor­te di Moro non era sta­ta un insuc­ces­so del­la sua mis­sio­ne, anzi era sta­to con­sen­ti­to che ciò acca­des­se sen­za inter­ve­ni­re. L’o­stag­gio più impor­tan­te dal pun­to di vista degli equi­li­bri poli­ti­ci era­no inve­ce le car­te, gli inter­ro­ga­to­ri.

Alla fine Moro è sta­to ucci­so e i suoi inter­ro­ga­to­ri com­ple­ti non sono sta­ti mai tro­va­ti né resi pub­bli­ci nem­me­no con la cadu­ta dell’intercapedine di via Mon­te­ne­vo­so. Que­sto, nono­stan­te l’af­fan­no­sa ricer­ca ordi­na­ta dal gen. Dal­la Chie­sa anche in tut­te le car­ce­ri spe­cia­li e nono­stan­te appa­ia mol­to dif­fi­ci­le, come ha soste­nu­to Mario Moret­ti, uno dei prin­ci­pa­li diri­gen­ti del­le Bri­ga­te Ros­se, che gli ori­gi­na­li, le bobi­ne e for­se qual­che video sia­no sta­ti bru­cia­ti. Le Bri­ga­te Ros­se era­no mania­che del­l’ar­chi­via­zio­ne di tut­ti i loro docu­men­ti e ben dif­fi­cil­men­te, anche in vista di un uti­liz­zo futu­ro, si sareb­be­ro pri­va­te di un tro­feo del gene­re.

Quin­di dopo l’ab­ban­do­no da par­te del­lo Sta­to, più inte­res­sa­to a quan­to Moro aves­se det­to che alla vita del­l’o­stag­gio, la sor­te del pri­gio­nie­ro era segna­ta?

Cre­do di sì. C’è sta­ta nel­le ulti­me set­ti­ma­ne pri­ma del 9 mag­gio l’iniziativa del Vati­ca­no che, lo abbia­mo defi­ni­ti­va­men­te accer­ta­to con il lavo­ro del­la 2ª Com­mis­sio­ne Par­la­men­ta­re Moro, ave­va mes­so a dispo­si­zio­ne una som­ma enor­me, 10 miliar­di di lire, da con­se­gna­re alle Bri­ga­te Ros­se in cam­bio del­la sal­vez­za del­l’o­stag­gio. Ma per quan­to con­dot­ta ad alti livel­li, quel­la del Vati­ca­no era pur sem­pre una “ini­zia­ti­va pri­va­ta” che non pro­ve­ni­va dal Gover­no e dal­le isti­tu­zio­ni men­tre le Bri­ga­te Ros­se pre­ten­de­va­no da que­ste un rico­no­sci­men­to poli­ti­co. Quin­di era desti­na­ta a fal­li­re.

Alla fine vi è sta­to secon­do lei un accor­do taci­to tra le isti­tu­zio­ni e le Bri­ga­te Ros­se?

Sul­la base di quan­to è avve­nu­to in segui­to, com­pre­so il silen­zio sui “ver­ba­li” di Moro, è mol­to pro­ba­bi­le. Lo ricor­da sem­pre il pre­si­den­te Pel­le­gri­no che lo Sta­to si sia accon­ten­ta­to del­la veri­tà, uti­le sul pia­no stret­ta­men­te giu­di­zia­rio ma par­zia­le, offer­ta dal memo­ria­le di Vale­rio Moruc­ci ed il livel­lo di “dici­bi­li­tà” si sia fer­ma­to lì. Una sor­ta di scam­bio taci­to, appun­to.

Poi Moruc­ci, Moret­ti, con i suoi sei erga­sto­li, e a segui­re tut­ti gli altri alla spic­cio­la­ta han­no avu­to i pri­mi con­si­sten­ti bene­fi­ci peni­ten­zia­ri dopo appe­na una doz­zi­na di anni di car­ce­re, un trat­ta­men­to mol­to più bene­vo­lo rispet­to alla car­ce­ra­zio­ne subi­ta da mili­tan­ti meno noti di altri grup­pi arma­ti che però non ave­va­no nien­te da ven­de­re e rispet­to anche ai con­dan­na­ti per delit­ti comu­ni.

Chi con­dus­se gli inter­ro­ga­to­ri di Moro? 

Cer­ta­men­te non solo Mario Moret­ti, un sem­pli­ce peri­to indu­stria­le che ave­va la metà degli anni di Moro e che non era all’al­tez­za sul pia­no cul­tu­ra­le di con­dur­re un dia­lo­go del gene­re. Cre­do che i regi­sti a distan­za degli inter­ro­ga­to­ri del­lo sta­ti­sta sia­no sta­te ben altre “intel­li­gen­ze”, for­se il prof. Gio­van­ni Sen­za­ni, cri­mi­no­lo­go con­su­len­te del Mini­ste­ro di Giu­sti­zia, che ope­ra­va­no dal­la base del Comi­ta­to ese­cu­ti­vo a Firen­ze e cioè dal back­sta­ge mai del tut­to venu­to alla luce di quei 55 gior­ni. Anche que­sto aspet­to del seque­stro è sta­to lascia­to in ombra e anche per que­sto moti­vo le bobi­ne degli inter­ro­ga­to­ri sono scom­par­se.

Pas­san­do più in det­ta­glio alla vostra Rela­zio­ne, come ave­te lavo­ra­to nei ter­mi­ni di tem­po ristret­ti dovu­ti allo scio­gli­men­to del­le Came­re?

Innan­zi­tut­to per la pri­ma vol­ta con il lavo­ro di que­ste com­mis­sio­ni, la secon­da Com­mis­sio­ne Moro e la Com­mis­sio­ne Anti­ma­fia, si è offer­ta una rico­stru­zio­ne visi­va del­la sce­na di via Fani con pian­ti­ne e rap­pre­sen­ta­zio­ni gra­fi­che det­ta­glia­te in cui sono col­lo­ca­ti, ognu­no al suo posto, gli spa­ra­to­ri, i testi­mo­ni, le auto­vet­tu­re e le rose dei bos­so­li. E que­sto stu­dio ha dato dei risul­ta­ti.

Cre­do che si rife­ri­sca al nume­ro e alla posi­zio­ne degli spa­ra­to­ri. Sono sta­ti indi­vi­dua­ti, secon­do la vostra rico­stru­zio­ne, tut­ti colo­ro che agi­ro­no in via Fani?

Cre­do che dal­la Rela­zio­ne emer­ga, sul­la base di ele­men­ti ogget­ti­vi e non di die­tro­lo­gie che abbia­mo sem­pre evi­ta­to, che in via Fani abbia­no agi­to più spa­ra­to­ri rispet­to a quel­li indi­ca­ti da Vale­rio Moruc­ci.

Mi rife­ri­sco ad uno o più spa­ra­to­ri in alto a sini­stra che annul­la­ro­no il ten­ta­ti­vo di rea­zio­ne del­l’a­gen­te Ioz­zi­no. Richia­mo l’at­ten­zio­ne sul rac­con­to di una testi­mo­ne da noi sen­ti­ta, mol­to pre­ci­sa e atten­di­bi­le, che ne vide alme­no uno. Poi c’era un altro spa­ra­to­re posi­zio­na­to in bas­so a destra che col­pì con estre­ma pre­ci­sio­ne alle spal­le il brig. Ziz­zi.

Anco­ra un testi­mo­ne mol­to atten­di­bi­le, un medi­co che sta­va pas­san­do in via Fani e che era sta­to pra­ti­ca­men­te dimen­ti­ca­to dagli inqui­ren­ti del­l’e­po­ca, ci ha con­fer­ma­to la pre­sen­za di una moto­ci­clet­ta accan­to ai ter­ro­ri­sti tra­ve­sti­ti da avie­ri. Anche la pre­sen­za di una moto con fun­zio­ni di appog­gio è quin­di ormai una cer­tez­za. Sono pro­ta­go­ni­sti del­la sce­na di via Fani di cui non si è mai volu­to dire nul­la e biso­gne­reb­be capi­re per­ché.

Nel­la rela­zio­ne si par­la anche di quel­lo che è avve­nu­to dopo la fuga da via Fani e del tra­sbor­do di Moro sul fur­go­ne.

È vero. Nel­la rela­zio­ne c’è anche una rico­stru­zio­ne del­la fuga del con­vo­glio da via Fani da cui emer­ge che i bri­ga­ti­sti dispo­ne­va­no quel­la mat­ti­na non di uno ma di due fur­go­ni e che ben dif­fi­cil­men­te il tra­sbor­do di Moro nel­la cas­sa di legno può esse­re avve­nu­to, come affer­ma­no, in una piaz­za fre­quen­ta­ta come piaz­za del Cena­co­lo. Con ogni pro­ba­bi­li­tà quel­l’o­pe­ra­zio­ne è avve­nu­ta nel­la zona iso­la­ta e bosco­sa di via Mas­si­mi, non mol­to dopo l’i­ni­zio del­la fuga, con l’in­ter­ven­to di altre pre­sen­ze che sono sta­te taciu­te.

Inol­tre, sono emer­si nuo­vi ele­men­ti che raf­for­za­no l’i­po­te­si che l’ul­ti­ma pri­gio­ne di Moro, poco pri­ma del­l’o­mi­ci­dio, non fos­se via Mon­tal­ci­ni ma si tro­vas­se pro­prio nel­la zona del Ghet­to ebrai­co dove il cor­po è sta­to ritro­va­to. Tut­te zone d’om­bra que­ste che dovreb­be­ro ave­re una spie­ga­zio­ne e che si inter­se­ca­no con il pun­to cen­tra­le e cioè la stra­te­gia e l’e­si­to tra­gi­co di quei 55 gior­ni.

La rela­zio­ne appro­va­ta dal­la Com­mis­sio­ne Anti­ma­fia è mol­to cri­ti­ca sul modo con cui furo­no con­dot­te le inda­gi­ni dagli inve­sti­ga­to­ri e dal­la magi­stra­tu­ra già nei momen­ti imme­dia­ta­men­te suc­ces­si­vi al seque­stro. Cosa ci può dire in meri­to?

La fase ini­zia­le del­le inda­gi­ni e cioè quel­la deci­si­va è sta­ta con­dot­ta in modo arti­gia­na­le. I testi­mo­ni ocu­la­ri sono sta­ti sen­ti­ti in modo più che appros­si­ma­ti­vo da dif­fe­ren­ti orga­ni di Poli­zia Giu­di­zia­ria e poi da magi­stra­ti che “ruo­ta­va­no”, sen­za nem­me­no una pian­ti­na che col­lo­cas­se esat­ta­men­te i testi­mo­ni e quan­to ave­va­no visto in un pre­ci­so pun­to del­l’in­cro­cio e sen­za mostra­re foto­gra­fie dei vari model­li di vet­tu­re e fur­go­ni da iden­ti­fi­ca­re. In que­sto modo, in assen­za di una équi­pe inve­sti­ga­ti­va uni­ca e dedi­ca­ta, ogni audi­zio­ne è avve­nu­ta sen­za nem­me­no cono­sce­re il con­te­nu­to del­le altre e sen­za quin­di poter for­ma­re un qua­dro d’in­sie­me e sovrap­po­ni­bi­le. Non par­lo di tec­ni­che scien­ti­fi­che, che all’e­po­ca pote­va­no non esse­re dispo­ni­bi­li, ma di nor­ma­li audi­zio­ni di testi­mo­ni la cui tec­ni­ca dove­va esse­re un patri­mo­nio degli inve­sti­ga­to­ri e degli inqui­ren­ti. Eppu­re ci si tro­va­va dinan­zi al più gra­ve delit­to poli­ti­co del dopo­guer­ra.

Dopo il man­ca­to con­fi­na­men­to di via Fani e l’in­va­sio­ne dei curio­si, que­sto è sta­to il secon­do inqui­na­men­to col­po­so del­la sce­na del cri­mi­ne. Poche del­le cono­scen­ze così per­du­te era­no recu­pe­ra­bi­li, qual­che testi­mo­ne per for­tu­na è sta­to rin­trac­cia­to e si è reso dispo­ni­bi­le gra­zie all’im­pe­gno del­le Com­mis­sio­ni par­la­men­ta­ri.

La Com­mis­sio­ne ha anche sen­ti­to Fran­co Boni­so­li, uno dei com­po­nen­ti del nucleo sto­ri­co del­le Bri­ga­te Ros­se e pre­sen­te in via Fani. Come si è rap­por­ta­to con voi?

Fran­co Boni­so­li ha da tem­po ripu­dia­to la lot­ta arma­ta e ha par­te­ci­pa­to ad incon­tri anche nel­le scuo­le sui temi del ter­ro­ri­smo e del­la ricon­ci­lia­zio­ne con Agne­se Moro e i fami­lia­ri di altre vit­ti­me. Ma la sua audi­zio­ne è sta­ta deso­lan­te.

Ci ha rac­con­ta­to di non poter­ci dire nien­te per­ché ave­va dimen­ti­ca­to, sì, dimen­ti­ca­to, dice così, tut­to quel­lo che era suc­ces­so in via Fani e dopo. Come se uno dei prin­ci­pa­li pro­ta­go­ni­sti del­la più impor­tan­te e con mag­gio­ri con­se­guen­ze azio­ne bri­ga­ti­sta potes­se sem­pli­ce­men­te aver­la del tut­to rimos­sa dal­la sua men­te. Un com­por­ta­men­to, quel­lo di Fran­co Boni­so­li ma anche di altri in occa­sio­ni simi­li, che fa riflet­te­re su cer­ti atteg­gia­men­ti pura­men­te este­rio­ri e poco costo­si che dopo la fine del ter­ro­ri­smo sono sta­ti, ingiu­sta­men­te, tan­to apprez­za­ti. Un vero muta­men­to inte­rio­re dovreb­be pas­sa­re attra­ver­so l’of­fer­ta di veri­tà. Altri­men­ti la fra­ter­niz­za­zio­ne anche con i paren­ti del­le vit­ti­me rima­ne una sca­to­la vuo­ta e pri­va di con­te­nu­to.

Cosa ne pen­sa del pos­si­bi­le inter­ven­to del­la cri­mi­na­li­tà orga­niz­za­ta nel seque­stro del­l’on. Moro?

Non enfa­tiz­zo un pos­si­bi­le inter­ven­to del­la cri­mi­na­li­tà orga­niz­za­ta nel seque­stro Moro. Può dar­si che vi sia sta­to qual­che appog­gio logi­sti­co, ma non mol­to di più. Inve­ce è cer­to che duran­te i 55 gior­ni del­la pri­gio­nia la cri­mi­na­li­tà orga­niz­za­ta, dal­la Ban­da del­la Maglia­na alla Camor­ra, si sia pro­po­sta e sia sta­ta atti­va­ta per indi­vi­dua­re la pri­gio­ne di Moro, anche con qual­che pro­ba­bi­li­tà di suc­ces­so. Ma anche la dispo­ni­bi­li­tà e l’at­ti­vi­smo del­la cri­mi­na­li­tà orga­niz­za­ta, ce lo han­no det­to mol­te testi­mo­nian­ze tra cui quel­la di Mau­ri­zio Abba­ti­no, fu fer­ma­ta. Non per moti­vi eti­ci ma per­ché Moro libe­ra­to non ser­vi­va più.

RELA­ZIO­NE SCRIT­TA PER LA COM­MIS­SIO­NE ANTI­MA­FIA

http://www.sedicidimarzo.org/2023/02/la-relazione-della-commissione.html

PRE­SEN­TA­ZIO­NE AUTO­RE

Gui­do Sal­vi­ni si è lau­rea­to a Mila­no nel 1978, ha svol­to per alcu­ni anni l’attività di assi­sten­te uni­ver­si­ta­rio ed è entra­to in magi­stra­tu­ra nel 1982.

Si è occu­pa­to, pri­ma come Giu­di­ce Istrut­to­re e poi come Giu­di­ce per le Inda­gi­ni Pre­li­mi­na­ri, di inchie­ste in mate­ria di ter­ro­ri­smo di destra e di sini­stra e più recen­te­men­te di ter­ro­ri­smo inter­na­zio­na­le e a Cre­mo­na dell’indagine sul Cal­cio-scom­mes­se.

Affian­ca da mol­ti anni all’attività pro­fes­sio­na­le un impe­gno sto­ri­co e cul­tu­ra­le sui temi del giu­sti­zia e del­la “memo­ria “ e del­la rifles­sio­ne sul nostro recen­te pas­sa­to che lo vede tene­re lezio­ni e dibat­ti­ti in scuo­le, uni­ver­si­tà, sedi comu­na­li e asso­cia­zio­ni cul­tu­ra­li e gio­va­ni­li espres­sio­ne del­la socie­tà civi­le.

E’ sta­to con­su­len­te del­la Com­mis­sio­ne Par­la­men­ta­re d’Inchiesta sul­le cau­se dell’occultamento dei fasci­co­li rela­ti­vi alle stra­gi nazi­fa­sci­ste del 1943.1945, del­la Com­mis­sio­ne Par­la­men­ta­re d’Inchiesta sul seque­stro dell’on. Moro ed è attual­men­te con­su­len­te del­la Com­mis­sio­ne Anti­ma­fia.

Con­di­vi­di:
TAGS:
I commenti sono chiusi