Se è già difficile rispondere a questa domanda, anche soltanto da un punto di vista definitorio, diventa ancora più complesso rispondere alla domanda: “come si rappresenta un paesaggio?”
Partendo da questa premessa la mia ricerca analizza un modesto paesaggio collinare siciliano, che diventa l’archetipo del paesaggio ideale, proponendo allo spettatore delle possibili sue rappresentazioni. Da un disegno su carta all’immagine satellitare, dalla parola “paesaggio” stampata su un dizionario allo screenshot del codice sorgente di un file .jpg, da una scansione di un negativo 10x12cm allo still-life di piccole pietre prelevate dal sito analizzato, ognuna di queste rappresentazioni rivela una possibilità di visione dello stesso paesaggio. Il paesaggio possibile diventa quindi l’insieme di tutte queste immagini proposte, e come nel finale di “Taste of cherry” di Abbas Kiarostami, il mezzo fotografico viene rivelato (qui attraverso uno specchio) ricordando allo spettatore l’illusione e l’artificialità di ognuna di queste singole rappresentazioni e la conseguente impossibilità di rispondere alla domanda iniziale.
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