18

Dicembre
18 Dicembre 2023

CAM­BIA­RE LA SCUO­LA

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(Par­te Pri­ma )

La scuo­la non ha il com­pi­to di pre­pa­ra­re al lavo­ro, che costi­tui­sce solo una del­le dimen­sio­ni in cui si rea­liz­za la vita uma­na. Tra l’altro il lavo­ro è desti­na­to a una rile­van­te ridu­zio­ne nel­le nostre socie­tà, sem­pre più domi­na­te dall’informatica e dai pro­ces­si di auto­ma­tiz­za­zio­ne. Tec­no­lo­gie che richie­de­ran­no  sem­pre più intel­li­gen­za e imma­gi­na­zio­ne  per il loro impie­go crea­ti­vo, che non mera capa­ci­tà di stru­men­ta­zio­ne tec­ni­ca. La scuo­la non deve for­ni­re “com­pe­ten­ze” per un futu­ro mestie­re, che con­fi­gu­ri pre­co­ce­men­te l’individuo lavo­ra­to­re, ma deve for­ma­re la per­so­na­li­tà dei ragaz­zi, arric­chi­re la loro cul­tu­ra, il pen­sie­ro cri­ti­co, l’attitudine alla ricer­ca e alla solu­zio­ne dei pro­ble­mi.

(Par­te Secon­da )

La scuo­la deve  anche cer­ca­re di fare  emer­ge­re negli  allie­vi  che ne sono dota­ti, anche il loro talen­to manua­le, la loro incli­na­zio­ne al prag­ma­ti­smo dei mestie­ri. Pen­sia­mo che in tan­te abi­li­tà del­la nostra tra­di­zio­ne arti­gia­na­le si tra­smet­ta­no sape­ri che non devo­no anda­re per­du­ti. Al tem­po stes­so la scuo­la non deve depri­me­re lo svi­lup­po del­la libe­ra crea­ti­vi­tà, dei   sen­ti­men­ti, del­la sfe­ra com­ples­sa degli affet­ti. I nostri ragaz­zi, le nostre ado­le­scen­ti non sono sca­to­le da riem­pi­re di nozio­ni, sono esi­sten­ze, spes­so emo­ti­va­men­te fra­gi­li, che l’utilitarismo sem­pre più spin­to del pen­sie­ro uni­co può stri­to­la­re. Non è meno impor­tan­te for­ma­re del­le per­so­na­li­tà posi­ti­ve e sta­bi­li che  allie­vi col­ti e pre­pa­ra­ti. La scuo­la deve  con­tri­bui­re alla for­ma­zio­ne di uomi­ni e don­ne, non di sol­da­ti­ni di un eser­ci­to del lavo­ro.

(Par­te Ter­za )

I ragaz­zi  e le ragaz­ze si pos­so­no avvi­ci­na­re al  mon­do del­le impre­se, non per esse­re adde­stra­ti, ma per arric­chi­re la loro cono­scen­za del­la vita rea­le, per scor­ge­re da vici­no le mira­bi­lia del­la tec­no­lo­gia pro­dut­ti­va del nostro tem­po, e al tem­po stes­so la fati­ca degli uomi­ni e del­le don­ne che pro­du­co­no la ric­chez­za nazio­na­le. Pos­so­no acco­star­si al vasto mon­do dell’artigianato per cono­sce­re la genia­li­tà del lavo­ro manua­le e dei mestie­ri e per sco­pri­re anche pro­prie atti­tu­di­ni e voca­zio­ni. Pos­so­no e deb­bo­no entra­re nel­le azien­de agri­co­le per com­pren­de­re come fun­zio­na la chi­mi­ca del suo­lo, come il fio­re degli albe­ri si tra­sfor­ma in frut­to, come il sole e l’acqua agi­sco­no sul­le pian­te, così da vede­re ricom­po­sti nell’unità viven­te del­la natu­ra i feno­me­ni che le disci­pli­ne sco­la­sti­che divi­do­no in chi­mi­ca, bota­ni­ca, fisi­ca, ecc. E’ in que­sto modo che si può  fare appren­di­men­to mul­ti­di­sci­pla­re  fuo­ri dal­le aule sco­la­sti­che. Il pae­sag­gio, le cam­pa­gne, la natu­ra, dun­que, let­ti  come libro viven­te  in cui sag­gia­re una moda­li­tà diver­sa di acco­star­si alle scien­ze, impa­dro­nen­do­si di un’etica nuo­va del­la cono­scen­za.

(Par­te Quar­ta )

La scuo­la non deve diven­ta­re “ade­gua­ta alla socie­tà”, inten­den­do per socie­tà il mer­ca­to del lavo­ro e l’universo dei valo­ri con­su­mi­sti­ci. La scuo­la deve diven­ta­re ade­gua­ta ai pro­ble­mi del mon­do com­ples­so in cui vivia­mo, che non si esau­ri­sce nel­la sfe­ra del­la pro­du­zio­ne, ma com­pren­de i con­flit­ti che lo agi­ta­no, i dilem­mi di una natu­ra gra­ve­men­te vul­ne­ra­ta nei suoi equi­li­bri, le disu­gua­glian­ze che lace­ra­no le socie­tà uma­ne. La scuo­la deve diven­ta­re ade­gua­ta ai sape­ri uma­ni­sti­ci e scien­ti­fi­ci che la ricer­ca più avan­za­ta met­te con­ti­nua­men­te a dispo­si­zio­ne del­le isti­tu­zio­ni for­ma­ti­ve. Essa deve appro­priar­si del­la visio­ne oli­sti­ca con cui i sape­ri scien­ti­fi­ci, supe­ran­do le tra­di­zio­na­li divi­sio­ni disci­pli­na­ri, guar­da­no oggi al nostro pia­ne­ta: come un tut­to uni­fi­ca­to da rela­zio­ni com­ples­se e spes­so invi­si­bi­li. Occor­re rida­re uni­tà al sape­re e inco­rag­gia­men­to all’insegnamento di tale sape­re.

(Par­te Quin­ta )

La scuo­la, come vuo­le la nostra Costi­tu­zio­ne, costi­tui­sce un fon­da­men­to impre­scin­di­bi­le del­la mobi­li­tà socia­le. Essa deve esse­re dun­que pen­sa­ta come stru­men­to per for­ni­re pari oppor­tu­ni­tà a tut­ti i ragaz­zi e ragaz­ze, indi­pen­den­te­men­te dal­le loro pro­ve­nien­ze fami­lia­ri. Per que­sta ragio­ne essa ha biso­gno di risor­se sup­ple­men­ta­ri per inter­ve­ni­re sul pro­prio ter­ri­to­rio, ridur­re la disper­sio­ne sco­la­sti­ca, com­bat­te­re la ten­den­za che la mar­gi­na­li­tà socia­le ha di tra­sfor­mar­si in mar­gi­na­li­tà cul­tu­ra­le.

La scuo­la non può esse­re pen­sa­ta fuo­ri dal ter­ri­to­rio in cui vive, anche per­ché den­tro di essa pre­ci­pi­ta­no i pro­ble­mi socia­li del nostro tem­po. Le gran­di migra­zio­ni in atto scon­vol­go­no tut­to il nostro qua­dro socia­le. Sem­pre più nuo­ve cul­tu­re e sape­ri e tra­di­zio­ni di altri popo­li si incon­tra­no con la cul­tu­ra occidentale.La scuo­la deve dun­que esse­re mes­sa in con­di­zio­ne di accet­ta­re le sfi­de ine­di­te che le si pre­sen­ta­no, apren­do­si al dia­lo­go inter­cul­tu­ra­le, crean­do le basi di un nuo­vo cosmo­po­li­ti­smo, sen­za il qua­le il mon­do diven­te­rà una Babe­le ingo­ver­na­bi­le, lace­ra­ta da guer­re e con­flit­ti.

(Par­te Sesta)

Le rifor­me degli ulti­mi 20 anni, ispi­ra­te al com­pi­to di pie­ga­re gli isti­tu­ti del­la for­ma­zio­ne alle neces­si­tà imme­dia­te del­le impre­se, ha crea­to den­tro la scuo­la, così come den­tro l’università, un’ossessione nor­ma­ti­va, un’ansia di con­trol­lo dei risul­ta­ti, che sta sof­fo­can­do la liber­tà dell’insegnamento, sta pie­gan­do il pen­sie­ro uma­no sot­to il cal­co uni­di­men­sio­na­le del­la pre­sta­zio­ne effi­cien­te. Occor­re un’opera radi­ca­le di sman­tel­la­men­to e di dele­gi­fi­ca­zio­ne, che libe­ri   la figu­ra dell’insegnante dagli infi­ni­ti obbli­ghi di ren­di­con­ta­zio­ne che oggi l’opprimono, che gli resti­tui­sca­no il tem­po per lo stu­dio, per l’insegnamento, per il dia­lo­go con i ragaz­zi. Una scuo­la assil­la­ta dagli obbli­ghi dei risul­ta­ti si tra­sfor­ma in una mac­chi­na buro­cra­ti­ca che ucci­de ogni crea­ti­vi­tà. Crea­ti­vi­tà: la più rara mate­ria pri­ma per costrui­re un degno avvenire.Occorre infi­ne com­pren­de­re che i dispo­si­ti­vi elet­tro­ni­ci e gli appa­ra­ti digi­ta­li che gli attua­li legi­sla­to­ri spac­cia­no qua­le fron­tie­ra dell’innovazione cul­tu­ra­le e didat­ti­ca, sono in real­tà pura stru­men­ta­zio­ne tec­no­lo­gi­ca, che rima­ne vuo­ta sen­za i con­te­nu­ti,   gli inter­ro­ga­ti­vi  fecon­dan­ti del sape­re. Essa è un mez­zo, per quan­to uti­le e impor­tan­te, non il fine e non può sur­ro­ga­re lo stu­dio, la rifles­sio­ne, il dia­lo­go.

(Par­te Set­ti­ma)

Occor­re una deci­sa poli­ti­ca d’investimento, indi­spen­sa­bi­le per met­te­re dav­ve­ro al cen­tro la scuo­la e la ricer­ca, per inver­ti­re la rot­ta di mar­gi­na­liz­za­zio­ne del Pae­se e di esclu­sio­ne di stra­ti socia­li e aree geo­gra­fi­che dram­ma­ti­ca­men­te sem­pre più este­se. Occor­re libe­ra­re gli isti­tu­ti sco­la­sti­ci da com­pi­ti impro­pri e gli stu­den­ti dall’attuale satu­ra­zio­ne dei tem­pi, met­ten­do­li nel­la con­di­zio­ne di spe­ri­men­ta­re che il tem­po dell’apprendere, del crea­re e dell’immaginare, del­la medi­ta­zio­ne inte­rio­re, del­la con­sa­pe­vo­lez­za di sé, è un tem­po diste­so, non quel­lo sof­fo­ca­to del­le mil­le cose mor­di e fug­gi, dei mil­le adde­stra­men­ti, dei cen­to atte­sta­ti. Tale resti­tu­zio­ne alla scuo­la dei suoi com­pi­ti più pro­pri deve rida­re all’insegnante una digni­tà ormai com­pro­mes­sa: digni­tà nel­la costru­zio­ne di un sape­re che docen­ti e stu­den­ti rea­liz­za­no insie­me, in una rela­zio­ne uma­na rea­le, dia­lo­gi­ca, con un impe­gna­ti­vo lavo­ro quo­ti­dia­no. Per­ché lo stu­dio è lavo­ro. La digni­tà dell’insegnante si rea­liz­za anche poten­zian­do la sua cul­tu­ra e la sua for­ma­zio­ne, for­nen­do a que­sta figu­ra l’opportunità di un aggior­na­men­to con­ti­nuo, gra­zie a un rap­por­to  costan­te con le nostre uni­ver­si­tà, alla pos­si­bi­li­tà di usu­frui­re di perio­di sab­ba­ti­ci di stu­dio e di fre­quen­ta­zio­ne di cor­si, tiro­ci­ni, lezio­ni.

(Par­te Otta­va)

Occor­re ban­di­re l’ideologia meri­to­cra­ti­ca, (che non signi­fi­ca disco­no­sce­re il meri­to), pen­sa­ta per fab­bri­ca­re l’individuo com­pe­ti­ti­vo. La nostra socie­tà è già divo­ra­ta da un ago­ni­smo eco­no­mi­co sem­pre più spin­to, oltre il qua­le c’è il con­flit­to arma­to. Noi dob­bia­mo rea­liz­za­re nel­la scuo­la la coo­pe­ra­zio­ne edu­ca­ti­va, inse­gna­re ai ragaz­zi la capa­ci­tà di lavo­ra­re insie­me, di rico­no­sce­re la cul­tu­ra  e la digni­tà dell’altro, di costrui­re già nel­la scuo­la la socie­tà soli­da­le di cui l’umanità ha una dram­ma­ti­ca esi­gen­za. Noi non abbia­mo biso­gno di sem­pre più mer­ci e sem­pre più a buon mer­ca­to, di beni che ormai satu­ra­no gli spa­zi quo­ti­dia­ni, non dob­bia­mo sod­di­sfa­re biso­gni  sem­pre più indot­ti e super­flui. La nostra neces­si­tà, oggi e per il pros­si­mo futu­ro, è una socie­tà coo­pe­ra­ti­va e con­cor­de, che si pren­da cura del­le risor­se natu­ra­li minac­cia­te da una pre­da­zio­ne insen­sa­ta e da una popo­la­zio­ne pla­ne­ta­ria cre­scen­te. Sen­za un pro­fon­do muta­men­to dei para­dig­mi edu­ca­ti­vi, che guar­di­no alla Natu­ra come un bene comu­ne da pre­ser­va­re, all’umanità come una sola fami­glia con pari dirit­ti, l’avvenire pro­ba­bi­le sarà una guer­ra distrut­ti­va di tut­ti con­tro tut­ti. «Può dar­si – ha ammo­ni­to Geor­ge Stei­ner – che tutt­to fini­sca in un mas­sa­cro».

(Par­te Nona)

La scuo­la va cam­bia­ta   nei suoi con­te­nu­ti, ma anche nel­le sue strut­tu­re e nel­la sua orga­niz­za­zio­ne interna.E’ neces­sa­rio un pia­no straor­di­na­rio e imme­dia­to di mes­sa in sicu­rez­za e ade­gua­men­to degli edi­fi­ci sco­la­sti­ci spes­so vec­chi, peri­co­lan­ti, dota­ti di ser­vi­zi ina­de­gua­ti. E’ oppor­tu­na la sta­bi­liz­za­zio­ne del per­so­na­le pre­ca­rio del­la scuo­la con alme­no 36 mesi di ser­vi­zio con pro­ce­du­ra spe­cia­le. Occor­re eli­mi­na­re   le clas­si pol­la­io (non oltre 20 alun­ni per clas­se) con  con­se­guen­te aumen­to del per­so­na­le docen­te e tec­ni­co-ammi­ni­stra­ti­vo, che pre­ve­da anche la pre­sen­za del medi­co e psi­co­lo­go sco­la­sti­co. Riven­di­chia­mo una Scuo­la del­l’in­fan­zia comu­na­le o sta­ta­le garan­ti­ta a tut­ti a par­ti­re da 3 anni, e la costru­zio­ne di asi­li nido pub­bli­ci in tut­to il paese.Fine dell’alternanza scuo­la-lavo­ro obbligatoria.Abolizione del­la rifor­ma del­la “Buo­na scuo­la”, can­cel­la­zio­ne del­la rifor­ma Bian­chi per ill reclu­ta­men­to del per­so­na­le docente.Libri gra­tis alle medie e alle supe­rio­ri. Mez­zi pub­bli­ci gra­tis fino a 18 anni. Cine­ma e tea­tro gra­tis fino a 18 anni.

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