MANI­FE­STO

Ātman Jour­nal

Ātman Jour­nal nasce dal­la volon­tà di due ragaz­zi luc­che­si di voler respi­ra­re, ma nel nostro mon­do, il mon­do dell’economia e del­la finan­za, del dena­ro e del capi­ta­li­smo, non respi­ria­mo. È evi­den­te. Vivia­mo come pos­sia­mo, più male che bene, restia­mo ai mar­gi­ni, e qua­si sem­pre mime­tiz­za­ti. Desi­de­ria­mo la vita vera, quel­la che è assen­te, abbia­mo pau­ra di per­der­ci per stra­da.
Con que­sta rivi­sta digi­ta­le cer­chia­mo altri modi di per­ce­pi­re, pen­sa­re, espri­me­re, sogna­re. È per loro, i nostri simi­li, che scri­via­mo, per sta­bi­li­re un col­le­ga­men­to. Il nostro è un far­del­lo leg­ge­ro.

Cono­sce­re, dice Socra­te, è sta­bi­li­re un col­le­ga­men­to.

Il nostro inten­to è quel­lo di crea­re un’isola, dove all’interno ci sia tut­to: rie­pi­lo­ga­re le nostre real­tà indi­vi­dua­li mon­da­ne nel­la loro essen­za o se pre­fe­ri­te nel­la loro veri­tà. La cono­scen­za del mol­te­pli­ce non ha mai fine ed è sem­pre par­cel­liz­za­ta. È quan­ti­ta­ti­va, oriz­zon­ta­le e scien­ti­fi­ca. Non sazia l’anima. Non dà alcun sen­so alla vita, e a noi non inte­res­sa. Noi voglia­mo far rie­mer­ge­re il sen­so ori­gi­na­rio del­la paro­la “tra­ge­dia“.
Per gli anti­chi gre­ci la tra­ge­dia dove­va sostan­zial­men­te met­te­re a nudo la tra­ma del­la vita che di soli­to resta cela­ta, e pro­dur­re così a un trat­to e fuga­ce­men­te, il “sover­chian­te sen­ti­men­to di uni­tà” come scri­ve Nie­tzsche.

Buon diver­ti­men­to e buo­na let­tu­ra.