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Aprile
17 Aprile 2023

PER UN’E­CO­LO­GIA DEL­LA SEMIO­SFE­RA

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Intro­du­zio­ne

Que­sta ter­za e ulti­ma pun­ta­ta del­la serie “Com­pa­gna dell’impero” pre­sen­ta tre sto­rie ame­ri­ca­ne e sol­le­va la que­stio­ne del­la respon­sa­bi­li­tà che tut­ti noi abbia­mo all’interno del­le nostre comu­ni­tà lin­gui­sti­che e cul­tu­ra­li. Si chiu­de così il ciclo che ave­va­mo ini­zia­to par­lan­do del­la respon­sa­bil­tà di chi detie­ne il pote­re poli­ti­co e pro­se­gui­to con chi detie­ne il pote­re com­mer­cia­le ed eco­no­mi­co. Per­ché con­clu­de­re con la gen­te comu­ne che non ha cer­to il pote­re di sin­da­ci e ammi­ni­stra­to­ri dele­ga­ti? Per­ché nes­su­no è total­men­te pri­vo di respon­sa­bi­li­tà. Anzi, col­let­ti­va­men­te sia­mo noi a deter­mi­na­re la vita dei segni, se ven­go­no accet­ta­ti come mone­ta cor­ren­te e come cam­bia­no nel tem­po. Fat­ta que­sta pre­mes­sa, pos­sia­mo par­ti­re con le sto­rie.

I Med Beds

La pri­ma sto­ria par­la dei medi­cal beds o Med Beds per bre­vi­tà. Ci sono miglia­ia di per­so­ne in giro per il mon­do che cre­do­no nel­le pro­prie­tà che que­sti let­ti o ‘let­ti vir­tua­li’ han­no di dia­gno­sti­ca­re, trat­ta­re, cura­re o pre­ve­ni­re le malat­tie. Il sito di un gran­de for­ni­to­re spe­cia­liz­za­to pro­po­ne l’acquisto di un Med Bed per €2.300 più spe­se di spe­di­zio­ne. Fun­zio­na così. Si sta­bi­li­sce un entan­gle­ment quan­ti­sti­co che col­le­ga il siste­ma svi­lup­pa­to dal for­ni­to­re stes­so fino a tre let­ti, pur­ché si tro­vi­no tut­ti nel­la stes­sa abi­ta­zio­ne. Per il col­le­ga­men­to non è pre­vi­sto alcun sup­por­to mate­ria­le o dispo­si­ti­vo fisi­co, basta invia­re un’immagine del let­to o dei let­ti in que­stio­ne ver­so una car­tel­la digi­ta­le pre­di­spo­sta dal for­ni­to­re e il siste­ma è pron­to a pro­dur­re i suoi effet­ti. I bene­fi­cia­ri pos­so­no quin­di atti­va­re e con­trol­la­re la tec­no­lo­gia con la voce o con il pen­sie­ro e que­sta tele­tra­spor­ta ver­so di loro l’energia e le fre­quen­ze quan­ti­sti­che irra­dian­do­le nel cor­po.

Per ragio­ni che saran­no chia­re ver­so la fine di que­sta nota, non cite­rò il for­ni­to­re di Med Beds né il sito da cui ho trat­to le infor­ma­zio­ni per il capo­ver­so che ave­te appe­na let­to. Vi chie­do sem­pli­ce­men­te di cre­de­re che non mi sono inven­ta­to nul­la. Di cosa è l’esempio que­sta sto­ria? Che feno­me­no gene­ra­le rap­pre­sen­ta? A pri­ma vista asso­mi­glia alle sto­rie di Bot­te­ghe oscu­re, la secon­da pun­ta­ta del­la serie che illu­stra­va la respon­sa­bi­li­tà del­le impre­se. Anche il for­ni­to­re di Med Beds è un’impresa com­mer­cia­le e il suo com­por­ta­men­to è irre­spon­sa­bi­le in misu­ra estre­ma, per­ché ven­de a caro prez­zo un siste­ma che non può ave­re alcu­na base rea­le, un olio di ser­pen­te incor­po­reo dell’epoca digi­ta­le.


Ma i Med Beds sono pri­ma di tut­to una cre­den­za dif­fu­sa. In cer­te pro­vin­ce di inter­net si tro­va una comu­ni­tà glo­ba­le di diver­se miglia­ia di per­so­ne che dan­no cre­di­to alla tec­no­lo­gia e la dif­fon­do­no sen­za trar­ne in appa­ren­za alcun van­tag­gio com­mer­cia­le. Que­sta sto­ria diven­ta quin­di – e così la pre­sen­to – l’esempio di un com­por­ta­men­to semio­ti­co peri­co­lo­so e irre­spon­sa­bi­le da par­te di per­so­ne qual­sia­si, di uomi­ni e don­ne che pos­sia­mo incon­tra­re al super­mer­ca­to o in coda alle poste e che non deten­go­no o eser­ci­ta­no alcun pote­re par­ti­co­la­re. La popo­la­ri­tà dei Med Beds è sta­ta rac­con­ta­ta alla fine del 2022 da Tren­ding, un bel pro­gram­ma radio­fo­ni­co di BBC World Ser­vi­ce. La pun­ta­ta dedi­ca­ta al feno­me­no descri­ve alcu­ni ciar­la­ta­ni che sfrut­ta­no la dispe­ra­zio­ne di per­so­ne affet­te da gra­vi malat­tie alla ricer­ca di una cura mira­co­lo­sa e ver­so le qua­li dob­bia­mo mostra­re rispet­to e com­pas­sio­ne. Ma gode di buo­na salu­te gran par­te di colo­ro che, da sem­pli­ci uten­ti, dif­fon­do­no in rete le pro­prie­tà stra­bi­lian­ti dei Med Beds e le con­di­sco­no di altre sto­rie fan­ta­sti­che, come ad esem­pio che la tec­no­lo­gia sia un dono fat­to al gene­re uma­no da ange­li­ci alie­ni e che stia tenen­do in vita J.F. Ken­ne­dy da sessant’anni.

QAnon

Tren­ding docu­men­ta anche come la dif­fu­sio­ne del­le sto­rie lega­te ai Med Beds ven­ga ali­men­ta­ta negli Sta­ti Uni­ti da QAnon, il movi­men­to popo­la­re più estre­mo fra quel­li fon­da­ti sul­le teo­rie del com­plot­to. È mol­to dif­fi­ci­le descri­ve­re que­sto movi­men­to nato solo nel 2017. Riman­do i let­to­ri che fos­se­ro inte­res­sa­ti ad appro­fon­di­re l’argomento alla voce di Wiki­pe­dia in ita­lia­no che è mol­to este­sa e, alme­no a mio giu­di­zio, eccel­len­te. Que­sta nota par­la di QAnon per­ché è l’esempio per­fet­to per por­ta­re avan­ti il nostro discor­so. Non cono­sco nes­sun altro grup­po com­po­sto da per­so­ne comu­ni nel qua­le cir­co­li­no come mone­ta cor­ren­te paro­le e con­vin­zio­ni tan­to irre­spon­sa­bi­li e peri­co­lo­se. Per esem­pio, duran­te la pan­de­mia i siti lega­ti a QAnon con­si­glia­va­no di bere can­deg­gi­na per scon­fig­ge­re il virus. Il pre­si­den­te Trump accen­nò all’idea duran­te una con­fe­ren­za stam­pa tra­smes­sa in diret­ta nazio­na­le e le strut­tu­re sani­ta­rie ame­ri­ca­ne regi­stra­ro­no un bru­sco aumen­to di casi di avve­le­na­men­to. Qua­si un anno dopo, i segua­ci di QAnon pre­pa­ra­ro­no assie­me ad altri grup­pi l’attacco alla sede del Par­la­men­to sta­tu­ni­ten­se del 6 gen­na­io 2021 e vi par­te­ci­pa­ro­no in gran nume­ro, com­pre­so lo ‘scia­ma­no’ che è il sim­bo­lo di quel gior­no.

FILE PHO­TO: Jacob Chan­sley, hol­ding a sign refe­ren­cing QAnon, speaks as sup­por­ters of U.S. Pre­si­dent Donald Trump gather to pro­te­st about the ear­ly resul­ts of the 2020 pre­si­den­tial elec­tion, in front of the Mari­co­pa Coun­ty Tabu­la­tion and Elec­tion Cen­ter (MCTEC), in Phoe­nix, Ari­zo­na Novem­ber 5, 2020. REUTERS/Cheney Orr/File Pho­to

 

Ci sareb­be da chia­ri­re per­ché descri­vo QAnon come un grup­po di per­so­ne comu­ni rac­col­to attor­no a idee e con­ce­zio­ni del mon­do irra­zio­na­li piut­to­sto che un vero e pro­prio movi­men­to poli­ti­co e di opi­nio­ne. È vero che gran par­te del­le cose che i segua­ci di QAnon dico­no e pen­sa­no riguar­da­no per­so­nag­gi poli­ti­ci – sono gran­di soste­ni­to­ri di Donald Trump – ma non si può logi­ca­men­te col­lo­ca­re all’interno di nes­sun discor­so poli­ti­co chi sostie­ne che sia­mo gover­na­ti e diret­ti da una socie­tà segre­ta di pedo­fi­li oppu­re da ret­ti­li uma­noi­di. Cioè, in teo­ria sì, ma pro­prio non ce la fac­cio.

Birds Are­n’t Real

Chi tro­va spa­zio nel pro­prio ani­mo per con­vin­zio­ni simi­li tro­va spa­zio per tut­to, come mostra la ter­za sto­ria di que­sta nota. Poco tem­po dopo l’elezione di Trump, agli ini­zi del 2017, Peter McIn­doe, uno stu­den­te di psi­co­lo­gia ame­ri­ca­no, scris­se un car­tel­lo sur­rea­le e lo por­tò a una mani­fe­sta­zio­ne di atti­vi­sti di destra come azio­ne di resi­sten­za situa­zio­ni­sta o maga­ri solo per gio­co. Il car­tel­lo dice­va Birds Are­n’t Real (gli uccel­li non sono veri). I mani­fe­stan­ti in mez­zo ai qua­li Peter si era infil­tra­to si fer­ma­ro­no a chie­de­re cosa voles­se dire e lui spie­gò che lo sta­to ave­va sosti­tui­to tut­ti gli uccel­li con dei dro­ni mec­ca­ni­ci per spia­re la popo­la­zio­ne. I segua­ci di QAnon non col­se­ro l’ironia e lo pre­se­ro sul serio. Que­sto, più dei com­plot­ti imma­gi­na­ti dai segua­ci stes­si o da chi li mani­po­la, dà la gigan­te­sca misu­ra del pro­ble­ma. Poi Peter sve­lò l’inganno e oggi Birds Are­n’t Real è un movi­men­to anti-com­plot­ti­sta astu­to e diver­ten­te.

 

L’ecologia del­la semio­sfe­ra

Pen­so che le tre sto­rie abbia­no svol­to il loro com­pi­to e spe­ro che vi sia­no pia­ciu­te, ora è arri­va­to il momen­to di fare qual­che doman­da sul feno­me­no gene­ra­le che illu­stra­no. Come è pos­si­bi­le che tan­te per­so­ne sia­no dispo­ste a cre­de­re alle pro­prie­tà tau­ma­tur­gi­che dell’entanglement quan­ti­sti­co, alla socie­tà segre­ta di pedo­fi­li che ci gover­na e allo sta­to che sosti­tui­sce i pic­cio­ni con tele­ca­me­re mon­ta­te su robot volan­ti? Per­ché in così tan­ti ci sia­mo sgan­cia­ti dal­la real­tà e non sen­tia­mo più il biso­gno di sot­to­por­re le nostre cre­den­ze a veri­fi­ca empi­ri­ca? Quan­do ha avu­to ini­zio que­sta dege­ne­ra­zio­ne socia­le ed epi­ste­mi­ca?

Per comin­cia­re dall’ultima doman­da, qual­cu­no ricor­da il discor­so che Tony Blair ten­ne al con­gres­so del par­ti­to labu­ri­sta del 2004, quan­do era ormai chia­ro a tut­ti che la sto­ria del­le armi di distru­zio­ne di mas­sa accam­pa­ta per giu­sti­fi­ca­re l’invasione dell’Iraq a fian­co degli Sta­ti Uni­ti se l’era inven­ta­ta lui. In quell’occasione, Blair pro­nun­ciò per giu­sti­fi­car­si que­sta fra­se: «I only know what I belie­ve» (cono­sco solo ciò in cui cre­do) sov­ver­ten­do in un secon­do una tra­di­zio­ne che risa­le alme­no ad Ari­sto­te­le, secon­do la qua­le pos­sia­mo cre­de­re sola­men­te in ciò che cono­scia­mo. La men­zo­gna inte­res­sa­ta e con­sa­pe­vo­le che Sad­dam Hus­sein aves­se armi di distru­zio­ne di mas­sa è for­se la pro­to-bufa­la cha segna l’inizio dell’era del­la disin­for­ma­zio­ne. La scia­gu­ra­ta dife­sa di Blair è una incon­sa­pe­vo­le con­fes­sio­ne. Dav­ve­ro spe­ra­va che non sen­tis­si­mo il biso­gno di sot­to­por­re a veri­fi­ca empi­ri­ca le sue dichia­ra­zio­ni pre­ce­den­ti all’invasione dell’Iraq.

 

In que­gli stes­si anni pren­de­va for­ma e si svi­lup­pa­va l’ap­pa­ra­to cir­co­la­to­rio che avreb­be per­mes­so alla disin­for­ma­zio­ne di avve­le­na­re il cor­po socia­le con velo­ci­tà ed effi­ca­cia inau­di­te. Il 2004 è l’anno in cui Mark Zuc­ker­berg lan­cia The­fa­ce­book e Goo­gle vie­ne quo­ta­ta in bor­sa. Sono pas­sa­ti qua­si 20 anni, il degra­do dei segni si è este­so in modo pre­oc­cu­pan­te e fac­cia­mo sem­pre più fati­ca a costrui­re un argi­ne. Ci sono alcu­ni ten­ta­ti­vi, neces­sa­ri ma dav­ve­ro trop­po timi­di. La Com­mis­sio­ne euro­pea, per esem­pio, con il suo codi­ce di con­dot­ta chie­de alle stes­se impre­se digi­ta­li di ana­liz­za­re i flui­di in cir­co­la­zio­ne e spur­ga­re quel­li mefi­ti­ci.

Era ora che si alzas­se il livel­lo di atten­zio­ne ver­so chi ci bom­bar­da di bufa­le e disin­for­ma­zio­ne e ci vor­reb­be mol­to di più. Temo però che que­sto approc­cio pro­du­ca anche un effet­to inde­si­de­ra­to. Temo che pun­ta­re il dito con­tro i gigan­ti digi­ta­li e i poli­ti­ci sen­za scru­po­li in qual­che modo ci per­met­ta di guar­da­re a noi stes­si esclu­si­va­men­te come ber­sa­gli e vit­ti­me iner­mi. E que­sto ci assol­ve e ci ren­de imbel­li, ber­sa­gli ancor più faci­li da col­pi­re. Dob­bia­mo cer­ca­re inve­ce gli stru­men­ti per difen­der­ci. Anzi, cosa anco­ra più impor­tan­te, dob­bia­mo chie­der­ci se abbia­mo anche noi qual­che respon­sa­bi­li­tà per il degra­do del­la casa dei segni nel­la qua­le abi­tia­mo tut­ti.

Uno stru­men­to di dife­sa che vie­ne subi­to in men­te e che por­tia­mo sem­pre con noi è il riso: dall’ironia sur­rea­le di Peter McIn­doe che abbia­mo visto, all’universale sper­nac­chio popo­la­re disin­can­ta­to e irri­ve­ren­te come quel­lo rap­pre­sen­ta­to da Ler­cio, fino alla poe­ti­ca di Dario Fo «che nel­la tra­di­zio­ne dei giul­la­ri medie­va­li fusti­ga il pote­re e ria­bi­li­ta la digni­tà degli umi­lia­ti» (fon­te). Ma se la risa­ta car­ne­va­le­sca get­ta­ta in fac­cia ai poten­ti è uno stru­men­to di dife­sa con­tro la vio­len­za e il sopru­so altrui, che cosa si può fare per evi­ta­re di adot­ta­re noi stes­si com­por­ta­men­ti noci­vi e man­te­ne­re la casa dei segni in buo­no sta­to?

Un pri­mo accor­gi­men­to è diven­ta­re, quan­do occor­re, buchi neri dell’informazione (e que­sto è il moti­vo per cui, con­tra­ria­men­te al soli­to, non ho for­ni­to la fon­te del­la sto­ria sui Med Beds che ha aper­to que­sta nota). La spie­ga­zio­ne di que­sto rifiu­to di far cir­co­la­re un mes­sag­gio, un’immagine o altro – se pos­si­bi­le, anche di rice­ver­li – asso­mi­glia alla dam­na­tio memo­riae degli anti­chi ma è più radi­ca­le.


Far inghiot­ti­re dai buchi neri sto­rie come quel­le dei Med Beds sfrut­ta una carat­te­ri­sti­ca di tut­ti i segni che è, per così dire, natu­ra­le. Da un cer­to pun­to di vista, i segni sono come l’euro, una mone­ta che gli eco­no­mi­sti chia­ma­no ‘fiat money’. Vale a dire che i segni sva­ni­sco­no se la gen­te non li accet­ta e smet­to­no di cir­co­la­re. Per fare un esem­pio, imma­gi­nia­mo che arri­vi alle nostre orec­chie un pet­te­go­lez­zo fal­so, noci­vo o sem­pli­ce­men­te brut­to sul con­to di un ami­co. È suf­fi­cien­te non rife­rir­lo a nes­su­no – e se pos­si­bi­le fer­ma­re la per­so­na che ci par­la – e avrem­mo fat­to la nostra par­te per far cade­re la dice­ria nel nul­la. A mag­gior ragio­ne, natu­ral­men­te, a sto­rie così non si deve dare il via, ma que­sto lo sap­pia­mo già.

È più dif­fi­ci­le segui­re nor­me di com­por­ta­men­to simi­li sui cana­li digi­ta­li, per­ché spes­so andia­mo tan­to di fret­ta che ci neghia­mo il tem­po di capi­re se quel­lo che pas­sa sul­lo scher­mo è fal­so, noci­vo o brut­to. Qual­che vol­ta non ci dia­mo nep­pu­re il tem­po di guar­da­re il mes­sag­gio digi­ta­le fino in fon­do e lo fac­cia­mo gira­re lo stes­so, oppu­re fac­cia­mo gira­re solo un link appe­na occhieg­gia­to sen­za clic­ca­re e veri­fi­ca­re il con­te­nu­to. E se den­tro ci fos­se­ro liqua­mi schi­fo­si? Non sareb­be nostra respon­sa­bi­li­tà fare da fil­tro e spur­gar­li dal siste­ma? Que­sto è un pun­to abba­stan­za serio, per­ché è vero che gli inter­ven­ti uffi­cia­li, le leg­gi e i codi­ci di con­dot­ta sono trop­po debo­li, ma nien­te può fun­zio­na­re dav­ve­ro se non c’è anche la spin­ta da par­te di tut­ti noi. Insom­ma, il comu­ne può assu­me­re il dop­pio o il tri­plo di vigi­li urba­ni, ma il traf­fi­co resta bloc­ca­to se tut­ti con­ti­nua­no a par­cheg­gia­re in secon­da fila.

A ben vede­re, però, la nostra respon­sa­bi­li­tà prin­ci­pa­le non è pro­teg­ge­re l’amico sca­glian­do l’ingiuria nel buco nero. La nostra vera respon­sa­bi­li­tà ce l’abbiamo pro­prio nei con­fron­ti del­la casa dei segni. Qui ci vie­ne in aiu­to un’analogia tro­va­ta da Jurij Lot­man, un pro­fes­so­re sovie­ti­co, a metà degli anni Ottan­ta.


Se pos­sia­mo chia­ma­re ‘bio­sfe­ra’ la sot­ti­le pel­li­co­la che avvol­ge il nostro pia­ne­ta nel­la qua­le si mani­fe­sta la vita allo­ra pos­sia­mo chia­ma­re ‘semio­sfe­ra’ lo spa­zio dove si mani­fe­sta­no i siste­mi di segni, i lin­guag­gi e le cul­tu­re (ai let­to­ri che voles­se­ro appro­fon­di­re que­sta ana­lo­gia sug­ge­ri­sco di leg­ge­re Jurij Lot­man, La semio­sfe­ra. L’a­sim­me­tria e il dia­lo­go nel­le strut­tu­re pen­san­ti. Vene­zia, Mar­si­lio, 1985).

Ora non resta che fare un pas­so mol­to bre­ve. Così come ci dob­bia­mo pren­de­re cura dell’ambiente natu­ra­le, allo stes­so modo dob­bia­mo pren­der­ci cura del mon­do dei segni nel qua­le tut­ti vivia­mo. In par­ti­co­la­re, dob­bia­mo eli­mi­na­re le fon­ti di inqui­na­men­to e sosti­tuir­le con siste­mi puli­ti e soste­ni­bi­li che assi­cu­ri­no scam­bi di infor­ma­zio­ni e pun­ti di vista effi­ca­ci e cor­te­si, una pro­du­zio­ne e distri­bu­zio­ne di signi­fi­ca­to equa per tut­te le clas­si socia­li e uno svi­lup­po ordi­na­to e crea­ti­vo del­le cul­tu­re. Così come la cri­si cli­ma­ti­ca com­pro­met­te il mon­do natu­ra­le e minac­cia la soprav­vi­ven­za del­la spe­cie, allo stes­so modo la cri­si semio­ti­ca gra­ve e gene­ra­liz­za­ta di cui que­ste note han­no offer­to qual­che esem­pio minac­cia i trat­ti e le abi­li­tà uma­ni che han­no deter­mi­na­to il nostro suc­ces­so, rela­ti­va­men­te alle altre spe­cie pre­sen­ti sul pia­ne­ta. In par­ti­co­la­re, dob­bia­mo impe­gnar­ci in una seria e fat­ti­va eco­lo­gia del­la semio­sfe­ra se voglia­mo vive­re anco­ra insie­me in armo­nia e tro­va­re anco­ra insie­me solu­zio­ni ori­gi­na­li ed effi­ca­ci ai nostri pro­ble­mi. Vor­rei offrir­vi un ulti­mo esem­pio di ciò che inten­do. In Israe­le gli archeo­lo­gi han­no tro­va­to reper­ti di un inse­dia­men­to di Homo erec­tus che risa­le a 750 mila anni fa. La strut­tu­ra e la com­ples­si­tà del vil­lag­gio pre­sup­pon­go­no un siste­ma che per­met­te­va ai nostri anti­chis­si­mi pre­de­ces­so­ri di col­la­bo­ra­re e risol­ve­re insie­me i pro­ble­mi. Ci sono riu­sci­ti per­ché ave­va­no la tec­no­lo­gia giu­sta, ovve­ro il lin­guag­gio. A que­sto ser­vo­no le lin­gue e gli altri siste­mi di segni, non­ché natu­ral­men­te a dire “i neu­tri­ni non han­no mas­sa”, “ti amo” e «ima­gi­ne the­re’s no hea­ven» (que­ste sono le tesi di Dan Eve­rett, si può ascol­ta­re qui una sua bel­la lezio­ne).

Fini­sce qui il mio discor­so sul­la neces­si­tà di fon­da­re un’ecologia del­la semio­sfe­ra. Il ter­mi­ne ‘eco­lo­gia’ è abba­stan­za recen­te, è sta­to com­po­sto met­ten­do insie­me le paro­le gre­che οἶκος e λόγος, che signi­fi­ca­no ‘casa’ e ‘discor­so’ (e gli altri innu­me­re­vo­li sen­si di “logos”). For­se que­sta nota e le due pre­ce­den­ti pun­ta­te di “Com­pa­gna dell’impero” non sono altro che una doman­da di ristrut­tu­ra­zio­ne edi­li­zia. Dob­bia­mo fare dei lavo­ri di manu­ten­zio­ne urgen­ti ed este­si alla casa dei segni dove abi­tia­mo tut­ti sapen­do che fuo­ri for­se non c’è vita ma sicu­ra­men­te non c’è vita che val­ga la pena vive­re.

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